A partire dal 1° gennaio 2024 i paesi aderenti al gruppo dei BRICS sono diventati 11. Ai 5 membri fondatori – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa – che con le loro iniziali danno nome all’associazione (BRICS appunto) si sono aggiunti Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. I nuovi ingressi sono stati annunciati dal presidente del Sud Africa, Cyril Ramaphosa al termine del 15° summit del gruppo tenutosi a Johannesburg.
BRICS, cos’è il gruppo dei paesi emergenti
I BRICS vogliono proporsi come un gruppo di pressione in grado di contrapporsi al G7, forum dove sono presenti le 7 economie più sviluppate del mondo (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti + l’Unione europea) rappresentanti del mondo occidentale e dell’emisfero boreale. Questo obiettivo è stato ribadito dal presidente del Sud Africa, Cyril Ramaphosa, durante la presentazione dell’allargamento ad Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran.
“Condividiamo una visione dei BRICS come paladini dei bisogni e delle preoccupazioni dei popoli del Sud del mondo. Questi includono la necessità di una crescita economica benefica, di uno sviluppo sostenibile e di una riforma dei sistemi multilaterali” ha dichiarato Ramaphosa.
La denominazione attuale del gruppo, “BRICS”, è stata assunta nel 2010 quando il Sud Africa si è aggiunto a Brasile, Russia, India e Cina, i BRIC secondo il termine coniato dall’economista indiana Roopa Purushothaman e usato per la prima volta da Jim O’Neill, chairman della banca di investimenti statunitense Goldman Sachs. È nel 2010 che i 5 paesi hanno deciso di formalizzare l’istituzione comune dei BRICS a seguito dei contrasti nati in seguito a una ripartizione delle quote di voto al Fondo monetario internazionale (FMI) sbilanciate in favore di Stati Uniti e Unione europea.
L’unione degli sforzi dei paesi emergenti per avere maggior paso nelle decisioni interazionali ha portato anche alla nascita di un’alternativa a FMI e Banca Mondiale. Nel 2015 è nata la New Development Bank (NDB), la Nuova banca di sviluppo per il finanziamento di infrastrutture e di progetti nei Paesi emergenti. La NDB è partita con un capitale iniziale di 50 miliardi di dollari. Le sue principali aree d’intervento sono l’acqua e i servizi igienici, l’energia pulita e l’efficienza energetica, i trasporti e le infrastrutture sociali e digitali. Altrettanto importante è il Contingent Reserve Arrangement (CRA), l’Accordo di riserva contingente da 100 miliardi di dollari, un fondo di valute di riserva che fornisce liquidità attraverso currency swap, gli scambi di valute.
Gli obiettivi del gruppo sono la de-dollarizzazione del mercato finanziario, l’intensificazione delle relazioni tra gli affiliati e degli accordi bilaterali non basati esclusivamente sul petrodollaro, la ricerca di un’alternativa al sistema SWIFT (il CIPS cinese, l’SFMS indiano, l’SPFS russo), il contrasto alle fughe di capitali, al tapering delle Banche centrali e all’adozione delle sanzioni, lo sviluppo della diplomazia internazionale per accelerare i processi di pace.
Il peso dei BRICS a livello globale
All’interno dei BRICS ci sono due paesi dominanti: Cina e India. Brasile e Russia rappresentano due pesi intermedi pur con le difficoltà che la Russia affronta dopo l’invasione dell’Ucraina. Il Sud Africa si allinea in quanto a potenza economica gli altri nuovi entranti, i quali nel complesso non cambiano di molto il peso del gruppo sul PIL internazionale. Ecco come si classificano i paesi dei BRICS in base al PIL secondo le statistiche del Fondo monetario internazionale aggiornate al 2023:
- Cina: 19.374 miliardi di dollari (18,4% del PIL globale);
- India: 3.737 miliardi di dollari (3,6%);
- Brasile: 2.081 (2%);
- Russia: 2.063 (2%);
- Arabia Saudita: 1.062 (1%);
- Argentina: 641 (0,6%);
- Emirati Arabi Uniti: 499 (0,5%);
- Sud Africa: 399 (0,4%);
- Egitto: 387 (0,4%);
- Iran: 368 (0,4%);
- Etiopia: 156 (0,1%).
Nel complesso, pertanto, il peso aggiuntivo portato dai nuovi entranti ammonta a poco meno di 3.000 miliardi di dollari, meno del 3% del PIL globale. Nel complesso, grazie ai nuovi ingressi, il peso dei BRICS sul PIL globale arriva al 29,3%. Decisamente più importante il “valore” dei BRICS sulla base della popolazione globale e della disponibilità di materie prime. Il totale dei paesi che fanno parte del forum ammonta a 3,7 miliardi di individui che rappresentano il 46% della popolazione globale con la Cina e l’India che da sole contano rispettivamente oltre 1,425 e 1,428 miliardi di abitanti con un peso sulla popolazione globale del 17,7% e del 17,8%
Per quanto riguarda la produzione di petrolio i BRICS pesano sul totale mondiale per il 43,1%, con Arabia Saudita e Russia a dominare (12,9% e 11,9% rispettivamente). Oltre al petrolio i BRICS allargati controllano il 70% della produzione di carbone, il 70% del palladio, l’80% del platino e dell’alluminio e il 50% del rame. Inoltre la Cina da sola pesa per il 60% della produzione mondiale di Terre Rare.
Chi sono i candidati a entrare a fare parte dei BRICS
Il termine BRICS è destinato a diventare sempre meno rappresentativo del gruppo di interesse che vuole descrivere. Infatti, dopo l’ingresso dei nuovi partecipanti – Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran – in futuro potrebbero entrare a farne parte altre 16 nazioni che già ne hanno fatto richiesta. Si tratta di Algeria, Bangladesh, Bahrein, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Honduras, Indonesia, Kazakistan, Kuwait, Nigeria, Palestina, Senegal, Thailandia, Venezuela e Vietnam.
Inoltre sono interessati a far parte del gruppo anche Afghanistan, Angola, Isole Comore, Repubblica democratica del Congo, Gabon, Guinea Bissau, Messico, Pakistan, Siria, Sudan, Uganda, Zimbabwe, Tunisia, Uruguay, Turchia e Nicaragua.