BRICS: gruppo pronto ad allargarsi, ecco chi può entrare nel 2023 - Borsa&Finanza

BRICS: gruppo pronto ad allargarsi, ecco chi può entrare nel 2023

BRICS: gruppo pronto ad allargarsi, ecco chi può entrare nel 2023

Il 2023 sarà un anno cruciale per il gruppo BRICS, che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Secondo Anil Sooklal, l’ambasciatore del Sudafrica, che quest’anno ha la presidenza dell’organizzazione, le nazioni saranno tenute a decidere se allargare la presenza a nuovi membri e i criteri che dovrebbero essere soddisfatti perché ciò avvenga. In verità, già lo scorso anno si è parlato di estendere il gruppo, su iniziativa della Cina che lo presiedeva. L’obiettivo di Pechino era e rimane quello di creare un fronte comune più forte da opporsi al dominio di istituzioni come Nazioni Unite, Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale.

Il blocco BRICS è nato nel 2009 e inizialmente non comprendeva il Sudafrica, aggiuntosi l’anno dopo. Lo scopo è quello di stringere rapporti commerciali più stretti tra i membri partecipanti attraverso accordi bancari, valutari e commerciali, cercando di attenuare l’influenza del dollaro americano. I cinque componenti hanno fondato nel 2014 la Nuova Banca di Sviluppo, in contrapposizione all’FMI e alla Banca Mondiale, e che ha visto l’adesione nel 2021 di Bangladesh ed Emirati Arabi, mentre Egitto e Uruguay dovrebbero essere i prossimi.

 

BRICS: ecco chi saranno i prossimi a entrare

Ma chi sono i Paesi candidati a far parte dell’organismo allargato? Per ora Iran e Arabia Saudita sono quelli che hanno chiesto formalmente di aderire. Tuttavia, un interesse chiaro è stato espresso da altri come Argentina, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Bahrain e Indonesia. “Ci sono oltre una dozzina di Paesi che hanno bussato alla porta”, ha detto Sooklal in un’intervista a Johannesburg la scorsa settimana. “Siamo abbastanza avanzati nell’esaminare un ulteriore gruppo di nuovi membri”.

Sudafrica e Cina in testa stanno spingendo per un’espansione. In particolare la nazione sudafricana sostiene che le implicazioni che questa operazione comporta saranno discusse in una serie di incontri prima del vertice completo di agosto, dove spera parteciperanno tutti i principali leader del blocco, quali Vladimir Putin per la Russia e Xi Jinping per la Cina. Per l’occasione, il Sudafrica inviterà capi di Stato e presidenti di organizzazioni regionali come l’Unione Africana e la Comunità dell’Africa Orientale, proprio con l’obiettivo di esercitare una maggiore influenza.

La Russia lo scorso anno si era già dichiarata favorevole all’ingresso dell’Arabia Saudita, quindi non dovrebbe mettere il veto per l’ampliamento del gruppo. Non tutti però sono d’accordo. Soprattutto vi è la preoccupazione che lo spostamento dell’asse dei BRICS verso l’Asia diluisca il peso di Paesi come il Brasile. Il Governo guidato da Luiz Inácio Lula è di principio d’accordo all’espansione, ma esprime una certa diffidenza in quanto vorrebbe che anche i Paesi dell’America Latina aderissero. L’India invece preferisce che l’adesione avvenga attraverso un processo in cui vengono soddisfatti determinati criteri e non sulla base delle raccomandazioni dei membri esistenti.

 

Quali effetti da un allargamento del gruppo

Aumentare i membri dei BRICS può avere un significato molto importante in un periodo storico in cui si sta rideterminando l’ordine mondiale a livello geopolitico, commerciale e finanziario. Il dominio della Cina sta creando grandi preoccupazioni in Nord America ed Europa, che cercano di rafforzare le alleanze per respingere l’avanzata di Pechino. Ad esempio, ha riguadagnato importanza il Quad, un blocco creato oltre quindici anni fa tra Stati Uniti, Giappone, India e Australia e che è rimasto inattivo fino al 2017. Mentre Stati Uniti, Regno Unito e Australia hanno stretto un patto sulla sicurezza noto come AUKUS nel 2021.

L’allargamento dei BRICS quindi può aumentare la tensione, perché sicuramente crescerebbe il loro peso in importanti istituzioni come la Banca Mondiale e l’FMI. Attualmente Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica hanno meno del 15% dei diritti di voto nelle due istituzioni, ma la loro influenza potrebbe crescere dopo l’estensione.

AUTORE

Johnny Zotti

Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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