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Combustibili fossili: cosa sono e quali sono i più importanti

Una pompa di benzina, ricavata dal petrolio (combustile fossile)

Mai come in questo periodo, in cui vi è un allarme sentito a livello mondiale sul cambiamento climatico, l’argomento dei combustibili fossili è di grande attualità. I Paesi di tutto il pianeta si sono impegnati sottoscrivendo gli accordi di Parigi nel 2015, attraverso cui si cerca di raggiungere l’obiettivo del riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi. Tali accordi sono stati rilanciati a novembre del 2021 dal COP26 di Glasgow, dove gli Stati nazionali hanno tracciato delle linee guida più pratiche affinché si possa arrivare al target. 

In queste linee guida vi è un allontanamento graduale dai combustibili fossili fino a purificare totalmente l’ambiente all’incirca verso la metà del secolo. Tuttavia, lo scoppio della guerra Russia-Ucraina ha riportato in auge un grave problema da cui non è possibile sfuggire, ossia la necessità di coprire il fabbisogno energetico e la realizzazione del fatto che le fonti alternative di energia siano per ora insufficienti. Ecco che fare a meno dei combustibili per produrre energia non è un passaggio così semplice e immediato. Ma vediamo quindi di cosa stiamo parlando e quali sono i combustibili fossili che vengono utilizzati allo scopo.

 

Combustibili fossili: definizione

I combustibili fossili derivano dalla decomposizione di organismi viventi deperiti milioni di anni fa che si trovano nel sottosuolo in forme molecolari ricche di carbonio. Sottoterra hanno negli anni accumulato energia che origina dal Sole, raccolta dalle piante tramite la fotosintesi clorofilliana e da organismi acquatici come i protozoi e le alghe azzurre, oppure attraverso gli organismi animali. 

Alcuni combustibili come petrolio e gas naturale si sono formati per effetto di organismi che nei secoli hanno abitato la Terra e si sono decomposti. Le materia organica si è mescolata con il fango e giace sotto strati enormi di sedimento. Attraverso la superficie terrestre che fa pressione ed emette calore, la composizione della materia subisce alterazioni generando composti di carbonio. Altri combustibili come il carbone e il metano originano dalla decomposizione di piante terresti morte ricoperte di sedimento, che si sono solidificate nel tempo generando distese di carbone o essendo convertite in gas. 

 

Quali sono i combustibili fossili

I combustibili fossili più conosciuti sono petrolio, gas naturale e carbone. Il petrolio, il cui termine deriva dal latino petra (di roccia) e oleum (ovvero “olio di roccia”) risulta dalla miscela liquida di diversi idrocarburi collocati negli strati superiori della crosta terrestre. Si tratta di un liquido di colore che può variare dal nero al marrone scuro, di natura viscosa e infiammabile. Quando viene estratto dai giacimenti senza ancora essere stato lavorato, il petrolio viene detto anche greggio, proprio perché si trova allo stato grezzo. Inoltre, viene denominato oro nero per via della sua preziosità e del colore. Vi sono in natura centinaia di tipologie di petrolio, distinte in base ai rendimenti, al tenore in zolfo, alla pesantezza e all’acidità. 

I maggiori accumuli di petrolio, corrispondenti a circa il 60% delle riserve mondiali, provengono dal Medio Oriente, in particolare da Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi, Iraq, Kuwait e Siria. Il resto dai giacimenti degli Stati Uniti e da quelli del Mare del Nord situati in Gran Bretagna, Norvegia e Paesi Bassi. Altri bacini petroliferi si trovano in Nigeria, Venezuela e Angola. I 3 principali Paesi produttori di petrolio sono Arabia Saudita, Russia e Stati Uniti, che insieme estraggono circa un terzo del greggio mondiale.

Il gas naturale si trova in natura allo stato fossile nei giacimenti attraverso la decomposizione di materiale organico, ma viene prodotto anche da processi di decomposizione nelle paludi, nelle discariche, nei vulcani e in altri fenomeni naturali. Il gas è composto da varie molecole di idrocarburi. Le principali sono quelle di metano, poi vi sono l’etano, il propano, il butano e il pentano. In più modesta quantità sono presenti anidride carbonica, azoto, ossigeno, gas nobili e solfuro di idrogeno. 

Uno dei principali problemi legati al gas naturale è relativo al trasporto per essere consumato. Quando non deve attraversare gli oceani, il combustibile viene trasportato attraverso i gasdotti, a patto che nel percorso internazionale non vi siano Stati che interrompono il flusso per ragioni politiche o legate ad altre questioni, tipo la guerra. L’alternativa è il gas naturale liquefatto che può essere trasportato su navi metaniere, ma poi per l’utilizzo nelle case e nelle industrie è necessario disporre di gassificatori per la trasformazione. 

I più grandi giacimenti di gas si trovano nel Golfo Persico, esattamente in Iran e Qatar. Tuttavia, le maggiori riserve oggi sono appannaggio della Russia. Gli Stati Uniti negli ultimi 20 anni hanno visto una crescita produttiva grazie al GNL, che oggi viene esportato in tutto il mondo. In realtà gli USA sono il più grande produttore di gas mondiale, sebbene occupano il quinto posto per quanto riguarda le riserve accertate.

Il carbone viene estratto da miniere sotterranee o a cielo aperto e si forma nelle rocce sedimentarie. Il combustibile deriva dalla trasformazione di resti vegetali che sono stati compressi, alterati chimicamente e trasformati attraverso il calore e la pressione della Terra. È di colore nero ed è composto da carbonio e tracce di idrocarburi, oltre che da diversi minerali a base di zolfo. 

Il carbone un tempo veniva convertito in gas e distribuito per essere bruciato attraverso tubature, in modo da utilizzarlo per l’illuminazione, il riscaldamento e per cucinare. Adesso si preferisce usare gas naturali come il metano, più sicuro e meno inquinante. Il carbone potrebbe anche essere convertito in combustibili liquidi, tipo benzina e gas, mettendo in atto diversi procedimenti. 

Oggi circa un quarto dell’energia mondiale viene prodotta usando il carbone e il suo utilizzo è una delle principali cause di emissione di CO2 nell’emisfero terrestre, che ha generato l’effetto serra e il surriscaldamento del pianeta. La Cina è il più grande produttore di carbone al mondo, che serve per l’80% per l’elettricità. Al seguito vi sono Stati Uniti e India. Si conta che i 2 Paesi asiatici insieme rappresentino circa la metà dell’estrazione globale di carbone.

 

Impatto ambientale

Nel cambiamento climatico che mette a rischio il nostro pianeta, i combustibili fossili svolgono un ruolo chiave. La combustione in particolare di petrolio e carbone genera sostanze inquinanti come anidride carbonica, monossido di carbonio, ossido di azoto, biossido di zolfo e altri elementi chimici che contribuiscono al surriscaldamento globale. Tutto ciò comporta alterazioni come inondazioni, valanghe, alluvioni, uragani e siccità, che se non vengono arrestati rischiano di compromettere irrimediabilmente l’equilibrio del globo terrestre.

Per questo si sono moltiplicati negli anni gli investimenti verso forme di energia alternativa nella speranza di poter sostituire i combustibili fossili nell’utilizzo che se ne fa. Le turbine eoliche, le centrali idroelettriche e i pannelli fotovoltaici sono solo alcuni esempi di fonti rinnovabili su cui si cerca di puntare per il futuro, ma ancora da sole non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico. Di conseguenza, gli Stati di tutto il mondo sono combattuti e cercano affannosamente un equilibrio tra il preservare il pianeta Terra ed evitare che le famiglie e le imprese si ritrovino a corto di energia.

 

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