Nel 2021 l’Ocse ha diffuso un rapporto sul numero medio di ore di lavoro prestate all’anno in impieghi a tempo pieno nel mondo. I dati ufficiali dimostrano che gli italiani lavorano molto al di sopra della media europea: 1.668 ore contro le 1.349 della Germania, le 1.363 della Danimarca, le 1.416 dei Paesi Bassi e le 1.490 della Francia. Eppure, con ore di lavoro e prezzi raddoppiati negli ultimi vent’anni, i salari in Italia sono in calo da trent’anni. Sempre un’analisi dell’Ocse conferma che tra il 1990 ed oggi, gli stipendi sono aumentati di appena lo 0,3%. A fronte di questa situazione, sono in molti a domandarsi qual è il costo medio della vita in Italia e quanto bisogna ottenere in busta paga per vivere dignitosamente.
Qual è il costo medio della vita in Italia?
Difficile rispondere a questa domanda indicando una cifra precisa, definitiva ed universale. Alcuni indicatori, però, aiutano a farsi un’idea. Innanzitutto, il costo medio delle vita in Italia varia in base al luogo in cui si vive e a seconda delle specifiche condizioni personali, ovvero se si ha una famiglia con figli, una casa di proprietà o un appartamento in affitto, un impiego a tempo pieno o part-time, un’automobile (con relative spese per benzina, bollo e assicurazione) o nessun mezzo di trasporto.
In media, il costo della vita in Italia oscilla tra 1.200 e 1.700 euro netti al mese per una persona single, inclusi affitto o mutuo, utenze, auto, spesa per il cibo e (alcune) passioni per il tempo libero. Per una famiglia, il range si alza e arriva a 2.200-2.700 euro netti al mese, sempre comprendendo tutte le spese, la scuola e le attività per i bambini. La spesa media mensile familiare nel 2021, secondo i dati dell’Istat, è infatti pari a 2.437 euro.
Ovviamente nelle città metropolitane, specie del Nord, il costo medio della vita si alza rispetto a quello in paesi e cittadine di provincia, in particolare al Sud. I 1.200-1.700 euro mensili medi non saranno sufficienti ad un single che vive a Milano, a Trento o a Bolzano. Sempre l’Istat dimostra che nel 2021 i divari territoriali sono tornati a crescere: 728 euro tra Nord-Ovest e Sud, rispetto ai 625 euro del 2020.
Inoltre, a seconda del tipo di lavoro che si svolge, ci sono differenze significative tra lavoratori assunti a tempo indeterminato, dipendenti pubblici di vario grado, liberi professionisti, stagionali e precari. In tal senso, possono incidere in maniera significativa i cosiddetti fringe benefit come auto e mensa aziendali, buoni acquisto, polizze assicurative e alloggi messi a disposizione dalle società.
Qual è lo stipendio medio in Italia?
Strettamente connesso al costo medio della vita è quindi lo stipendio medio pagato dalle aziende o dallo Stato in Italia. Questo dato, calcolato dall’Istat senza considerare le differenze tra Nord e Sud e tra grandi e piccole città, è un aggregato di diversi fattori e prende il nome di RAL, un acronimo che sta per retribuzione annuale lorda. Con questa sigla si intende il valore della retribuzione che un lavoratore percepisce in un anno, al lordo della tassazione.
Nel capitolo dell’annuario statistico italiano 2022 dedicato al mercato del lavoro, l’Istat rivela che nel 2021 la retribuzione contrattuale oraria è cresciuta dello 0,6%. Tuttavia, l’RGA media (ovvero la retribuzione globale annua) si è stabilita attorno ai 30.000 euro, mentre la RAL lorda è di 29.500 euro, pari a 1.700 euro netti al mese.
In Italia ci sono 1,6 milioni di persone che hanno un reddito annuo lordo superiore a 60.000 euro e 22,7 milioni di cittadini che non superano i 20.000 euro all’anno. Il 4% dei 40,5 milioni di contribuenti dichiara più di 2.850 euro netti al mese, mentre il 56% dichiara meno di 1.300 euro. Lo 0,1% del totale, cioè poco meno di 41.000 contribuenti, dichiarano un reddito lordo medio superiore a 300.000 euro annui e a 12.000 euro netti al mese.
Costo della vita: l’Italia è spaccata in due
Il Codacons ha realizzato un’indagine sul costo della vita nelle principali città italiane usando i dati del Mise. Il rapporto ha confrontato in 17 province italiane i prezzi e le tariffe di un paniere di beni e servizi come gli alimenti (frutta, verdura, carne, pesce, pane, latte), la lavanderia, il dentista, il ginecologo, il gommista, il parrucchiere, il caffè, il cappuccino e il panino al bar, la Tari (la tassa sui rifiuti) e il biglietto del bus.
Milano è la città italiana dove la vita costa di più. Non sono da meno Aosta, Torino, Trento e Trieste. A Napoli, e in generale al Sud, il costo della vita è la metà di quello al Nord: nella città partenopea, ad esempio, fare una spesa completa (pane, frutta, verdura, carne, pesce) costa in media 67,58 euro a fronte di 99,24 euro a Milano, 97,30 euro ad Aosta e 95,50 euro a Trieste. Una visita ginecologica privata costa 155,98 euro a Trento e 155,87 euro a Milano, mentre la tariffa scende a 80,24 euro a Napoli, dove però la Tari è di 507,96 euro, il 148% in più rispetto a Trento dove per la tassa sui rifiuti si pagano appena 205 euro.
Pescara è la città d’Italia più conveniente sul fronte dei servizi: tra ginecologo, dentista, tintoria, gommista e parrucchiere si spende in media 279 euro. Se a Bari il biglietto del bus costa 1 euro, a Milano viene il doppio: 2 euro. Insomma, dall’analisi del Codacons emerge che “il costo della vita è estremamente diversificato sul territorio, con le città del Sud che risultano mediamente più economiche rispetto al Nord”.
L’Unione Nazionale Consumatori ha usato i dati dell’Istat sull’inflazione per stilare una classifica del costo medio della vita nelle venti Regioni in Italia. La più cara è il Trentino-Alto Adige, dove ad ottobre 2022 si registrano rincari fino a 3.092 euro su base annua. Seguono l’Emilia Romagna e l’Umbria, mentre le Regioni con meno aumenti sono tutte al Sud: Basilicata, Puglia e Molise. Spiccano anche i dati di Sicilia e Valle d’Aosta: l’isola è la Regione del Sud con il maggiore aumento (2.691 euro, inflazione al 14,4%) e la Vallée – la Regione più piccola e meno popolata d’Italia – è la meno “costosa” del Nord con una spesa per i cittadini aumentata di 2.178 euro annui.