Il nome di Giovanni Arvedi non è legato soltanto a Cremona e alla Cremonese, ma ad un pezzo significativo di storia dell’industria italiana. L’imprenditore che non ama la ribalta e che ha sempre ribadito di voler “fare una Cremonese con gente cremonese”, fa dell’umiltà e della tenacia i suoi punti di forza, anche a costo di rimetterci investimenti che non sempre sono andati a buon fine. D’altronde “prima del risultato si deve mettere il valore sociale”, continua a ripetere l’uomo che guida il gruppo siderurgico più grande d’Italia. Ma chi è Arvedi e come è arrivato alla guida delle Tigri?
Giovanni Arvedi: chi è e da dove viene il suo patrimonio
Classe 1937, cremonese doc, nato in una famiglia di imprenditori impegnati da sempre nel siderurgico, originari di Celentino in Trentino ma a Cremona dal 1715, Arvedi lavora nell’azienda del padre prima di mettersi in proprio e lanciare la Arvedi Commercio e la Ilta Inox, una delle principali realtà europee nel mercato dei tubi saldati di acciaio al carbonio e inossidabile.
Il suo modo unico di fare siderurgia si impone presto nel mondo. La ricerca e l’innovazione nell’impiantistica legata alla produzione e alla lavorazione dell’acciaio sono il marchio di fabbrica del suo lavoro. Nei primi anni Ottanta rileva dalla Falck la Celestri, importante realtà di commercializzazione al dettaglio di prodotti siderurgici. Arvedi fa crescere la Celestri e nel 1985 la scambia con le quote azionarie della Dalmine per salvare l’ex Fit Ferrotubi, il tubificio lombardo di Corbetta, l’acciaieria di Trigoso e la Arinox di Sestri Levante. Nel giro di pochi anni Trigoso e Arinox si fondono trasformandosi nel primo e unico produttore di nastri di acciaio inossidabile di precisione in Italia.
Nel 1984, in seguito ad uno dei più grandi scandali della Prima Repubblica, salva Rizzoli e il Corriere della Sera dalla mossa di Angelo (il figlio dell’editore Andrea) che, oberato dai debiti, ha passato il controllo dell’editrice e del primo quotidiano italiano al Banco Ambrosiano e a personaggi come Roberto Calvi, Licio Gelli e Umberto Ortolani legati alla loggia massonica segreta P2. L’investimento di Arvedi per il 12% del capitale è consistente: 145 miliardi di lire. Al fianco di Gianni Agnelli, arriva persino ad occupare l’incarico di vicepresidente di Rizzoli e di Gemina.
Più volte presidente degli industriali di Cremona e vice presidente di Federacciai, l’imprenditore si indebita di mille miliardi nel 1992 per superare le difficoltà causate dai costruttori tedeschi di Mannesmann e rilanciare l’acciaieria di Cremona. Il polo diventa la prima acciaieria al mondo per la produzioni di laminati piani (la tecnologia ISP) e a zero emissioni, in seguito ad un massiccio piano di decarbonizzazione ed investimenti in impianti tecnologicamente avanzati. Non solo: Arvedi brevetta la tecnologia ESP (Endless Strip Production) che realizza il processo di colata e laminazione in continuo per produrre nastri di acciaio ultrasottili, fino a 0,8 mm di spessore.
Nel 2014 acquisisce la ferriera di Servola, in provincia di Trieste, e nel corso degli anni ne espande le attività installando uno stabilimento di lavorazione a freddo di nastri d’acciaio, prima della chiusura dell’area nel 2020 per una riconversione post-ghisa. È il 2021 quando acquista la l’AST, la Acciai Speciali Terni controllata per quasi vent’anni dal gruppo tedesco ThyssenKrupp AG, che mantiene una quota del 15% delle azioni. L’imprenditore, proprietario e presidente onorario della Cremonese possiede anche la rete televisiva locale Cremona1, il settimanale Mondo Padano e il sito Cremona Oggi.
Nella vita socio-culturare della sua città Arvedi è attivo finanziando l’apertura del Museo del Violino e del laboratorio di diagnostica non-invasiva dell’Università di Pavia, il restyling di Piazza Marconi e il recupero dei locali della ex clinica La Pace per la riconversione in una casa di riposo. Sposato da anni con Luciana Buschini, figlia del più importante costruttore edile di Cremona, non ha figli ma tre nipoti (figli della sorella della moglie) entrati in azienda con ruoli di primo piano. I premi e i riconoscimenti ricevuti si sprecano, dall’ordine al merito del lavoro alla laurea honoris causa in Scienze che gli conferisce il Politecnico di San Pietroburgo.
Oggi il Gruppo Arvedi conta 3.800 dipendenti, produce e trasforma 4 milioni di tonnellate di prodotti siderurgici, ha un fatturato consolidato di 3 miliardi di euro e un utile netto superiore a 34,5 milioni. Quanto al patrimonio personale, Arvedi è in posizione numero 1.725 nella classifica dei miliardari stilata da Forbes per il 2023 con un patrimonio di 1,7 miliardi di dollari.
Da quanto tempo gravita nel calcio
Arvedi è legato alla sua Cremonese dal 27 giugno 2007, quando rileva il club in un momento di grande difficoltà finanziaria segnata dalla fine dell’era di Domenico Luzzara, tra i maggiori protagonisti della storia grigiorossa, e le incertezze della proprietà Triboldi. Prima di allora, il “Cavaliere d’acciaio” (come lo chiamano in città) non ha mai avuto attività nel mondo del calcio.
Arvedi è presidente della Cremo dal 2007 al 2012, poi mantiene la proprietà ma lascia tutti i ruoli operativi, assumendo esclusivamente la carica di presidente onorario della società. Attualmente il presidente del club è Francesco Dini, professionista con una lunga esperienza nel mondo della comunicazione e delle relazioni istituzionali, subentrato al commercialista Paolo Rossi dopo un’avventura durata sei anni.
Oltre al calcio, il Gruppo Arvedi è impegnato anche nell’atletica con l’associazione sportiva Cremona Sportiva Atletica Arvedi e nel ciclismo con il glorioso Club Ciclistico Cremonese 1891, le cui squadre gareggiano nelle categorie Giovanissimi, Allievi e Juniores.
Quanto ha investito nella Cremonese
Per l’acquisizione del club da Graziano Triboldi, la trattativa è lunga e complessa: Giovanni Arvedi incontra ripetutamente l’avvocato Vincenzo Rispoli, ma chiude il passaggio di mano in poco tempo, salvando il club dalla bancarotta. La proprietà Arvedi in quasi vent’anni investe cifre ingenti nella Cremonese, non solo per l’area tecnica. Agli inizi ingaggia subito Giacomo Randazzo come direttore generale e soprattutto Emiliano Mondonico come allenatore. Nel 2011 apre la Cittadella dello Sport per il settore giovanile, non prima di rifare lo stadio Zini con lavori da 5 milioni di euro complessivi, in attesa della messa in vendita da parte del Comune attraverso un’asta pubblica.
La Cremonese è per Arvedi come il Sassuolo per Mapei: dal 2020 al 2022, anno del ritorno in A, il 60% dei ricavi (quasi 50 milioni di euro) arriva da sponsor ufficiali e istituzionali riconducibili a società del Gruppo e le risorse provenienti dalla holding capogruppo Finarvedi S.p.a. oscillano tra i 14 e i 17 milioni. I ricavi totali negli ultimi tre anni sono superiori ai 25 milioni. Tutte le spese sono sempre sostenute da società legate ad Arvedi. L’ultimo bilancio, quello del 2022, è stato con un passivo di quasi 3 milioni.
Stando ai dati di Transfermarkt, l’acquisto più costoso della presidenza Arvedi è quello di Cyriel Dessers, rilevato dal Genk per 6,5 milioni. Ma l’attaccante belga è anche la cessione record del club: quando viene venduto dopo una sola stagione ai Glasgow Rangers, nelle casse entrano 5 milioni di euro più 1,5 di bonus, senza registrare nemmeno una minusvalenza.
I risultati sportivi nel corso della sua presidenza
Arvedi eredita un club che ha chiuso la stagione 2006-2007 nel girone A della Serie C1 con una salvezza in extremis, quando i tempi di Gianluca Vialli e di Gigi Simoni sono ormai un ricordo lontano. Il ritorno in B per i primi dieci anni è una maledizione: nonostante i considerevoli investimenti e gli acquisti di giocatori importanti, i grigiorossi perdono sistematicamente ai play-off. L’agognata promozione in Serie B arriva il 6 maggio 2017, quando i ragazzi di Attilio Tesser vincono il campionato all’ultima giornata battendo 3-2 il Racing Roma con gol decisivo all’87’ di Scarsella.
In B la Cremonese galleggia a metà classifica per quattro stagioni, prima di quello che ad oggi è il miglior risultato sportivo nel corso della presidenza Arvedi: il ritorno in Serie A. È il 6 maggio 2022 e con la vittoria a Como per 2-1 grazie alla doppietta del bomber Di Carmine, la squadra allenata da Fabio Pecchia torna nel massimo campionato dopo 26 anni d’assenza. Il sogno dura poco: la Cremo chiude il campionato 2022-2023 al 19° posto e retrocede in B. Ma gli anni di duro lavoro e di investimenti lasciano ben sperare i tifosi per l’immediato futuro.