I mercati dietro le quinte: il punto di Davide Biocchi

I MERCATI DIETRO LE QUINTE: IL PUNTO DI DAVIDE BIOCCHI #13

Vignetta Biocchi

Intermarket ma non soltanto con Davide Biocchi, Professional Trader, intervistato da Manuela Donghi

davide biocchi

Diciamolo subito. In primo piano c’è sempre il Coronavirus con il quale dobbiamo fare i conti. In Italia l’emergenza si è elevata nelle ultime ore per i casi accertati (mentre si scrive sono 6). Ma questa settimana abbiamo trovato un altro driver, che già nelle scorse settimane stava facendo piano piano capolino tra gli altri market mover.

Davide, per una volta voglio trovarti io il catalyst! Le Banche!!! Che botta questa settimana! Partiamo da qui. Ho toppato?

No anzi… E se pensi quanto ne abbiamo parlato tra interviste e interventi in Tv, è proprio il caso di dire l’avevamo detto. Le Banche sono tornate protagoniste in pianta stabile

Restando sul tema, commentiamo una delle notizie della settimana: l’Ops di Intesa Sanpaolo verso Ubi Banca.

Beh, anzitutto complimenti a Banca Intesa, Se l’offerta fosse accettata si creerebbe il terzo polo bancario europeo. Si tratta di un’offerta inattesa, perché il mercato sembrava scommettere più su una fusione Ubi-Bpm, che invece è rimasta all’asciutto. D’ora in poi il prezzo di Ubi Banca sarà linkato a quello di Banca Intesa, per via del concambio proposto di 17 azioni Intesa ogni 10 Ubi. Ma non finisce qui. È un po come se noi due comprassimo due case attigue e simili, pagandole la stessa cifra. Se poi tu vendessi la tua a un prezzo decisamente pio alto di quello di acquisto, io subito penserei che anche la mia valga di più. Insomma, la proposta di Intesa a Ubi ha contribuito a scatenare il mercato delle Banche. Sono salite un po’ tutte, perché si scommette su un effetto domino, con ulteriori prede e predatori. Ecco spiegato perché salgono anche Bpm, Monte Paschi, ecc.

intesa ubi

Parliamo del mercato azionario. In generale le azioni sono in ripresa, ma la paura del Coronavirus spinge l’oro sopra 1600 dollari. Siamo tornati in modo massiccio (e in questo caso la parola ben si associa) ai beni rifugio?

Sai, io credo che l’oro sia influenzato solo in parte dal Coronavirus. Penso piuttosto che sia comprato perché l’equity, inteso come asset class azionario, comincia a far paura e qualcuno teme di rimanervi incastrato. Però il fixed income (il reddito fisso), che rappresenta la naturale alternativa all’equity, è esso stesso in piena bolla speculativa. Stiamo assistendo a un vero e proprio effetto collaterale del Qe: tutto questo denaro immesso a pioggia nel sistema, ha creato un doping finanziario che sta generando il contesto attuale dove si perdono le abituali alternanze. E così  l’investitore compra oro anche se non c’è avversione al rischio, perché non ha alternative. Stiamo assistendo a scelte impensabili fino a qualche tempo fa. Si pensi ai molti investitori che parcheggiano a pagamento (i tassi negativi) la loro liquidità sul Bund pur di non scegliere adesso dove allocare gli investimenti. Quindi l’oro sale da mesi ma non per il Coronavirus ma per altre concause…

Ma allora il Coronavirus fa ancora paura o no?

Probabilmente deve farne. Il suo impatto sulla congiuntura economica è ancora tutto da verificare e gli effetti li vedremo soprattutto nel secondo trimestre. Già ad aprile però, con le trimestrali relative al Q1, potremmo assistere a dei profit warning. Qualche società potrebbe avvisare la comunità finanziaria sul rischio di un impatto del Coronavirus sui suoi conti successivi. Ciò potrebbe influenzare negativamente le quotazioni delle aziende più coinvolte con la Cina, come ad esempio quelle che fanno business globale, oppure sono attive nel settore del turismo, fortemente impattato, o ancora le società del settore della moda, che sono doppiamente penalizzati perché esportano meno in Cina e vendono meno ai turisti cinesi che non stanno più affollando le vie dello shopping come Monte Napoleone a Milano, perché stanno chiusi in casa in Cina invece di viaggiare.

Ora concentriamoci sui dati macroeconomici. Questa settimana ne abbiamo avuti molti, ma analizzerei quello forse più importante: lo Zew tedesco. Dalla Germania sono arrivati altri dati negativi: a febbraio l’indice è crollato. Tutta colpa del Coronavirus? O colpa di cosa?

La Germania, specialmente nel settore della manifattura, soffre di più problemi. È un Paese grande produttore ed esportatore, ma è messo in difficoltà dal cattivo momento del settore auto, in piena crisi di identità nel passaggio dall’era del Diesel all’elettrico. A questo fattore si aggiunge il timore di eventuali dazi ulteriori imposti da Trump, oltre ai temuti cali di esportazioni verso il Regno Unito, post Brexit. Infine si aggiunge ora la paura che ci sia un calo di esportazioni verso la Cina,  sia per il Coronavirus, sia perché a seguito degli accordi tra Washington e Pechino, che impegnano la Cina ad acquistare di più dagli US, diminuiranno gli acquisti cinesi dall’Europa. Vedremo come finirà, ma la locomotiva europea è in vera crisi…

conte bis

Andiamo bene… Dall’Europa all’Italia: entriamo nelle querelle interne al Governo. Le tensioni Renzi-Conte sono quasi alle stelle. Crisi sempre più vicina?

Apparentemente sembrerebbe così. Ma staranno molto attenti a non rischiare di consegnare il Paese al centrodestra. Andare ad elezioni a breve avrebbe un esito quasi scontato e sono quasi certo che non vorranno correre questo rischio. Sembrano due fidanzati che litigano in continuazione in modo plateale, ma dichiarano a prescindere di non avere alcuna intenzione di separarsi. In ogni caso, se invece si arrivasse ad una crisi con successive elezioni, l’alta probabilità che a quel punto vincano i sovranisti, farebbe impennare lo spread e tornerebbero forti vendite sul settore bancario, come succedeva qualche mese fa.

Arriviamo ora all’indice italiano. Con il superamento prima dei 24000 punti e poi dei 25000, il FtseMib ha fornito un segnale rialzista molto forte. Facciamo un’analisi? Dove potrebbe spingersi?

Beh diciamo intanto che il break-out rialzista dell’indice italiano è stato spettacolare, da vero manuale. Esso rimane però figlio del tecnicismo di cui si parlava sopra a proposito del Qe e non è per nulla sostenuto dalla congiuntura economica che, semmai, racconta tutta un’altra storia. Siccome la liquidità depositata a vista sui conti correnti, oppure parcheggiata nei forzieri come il Bund tedesco, non è mai stata così tanta a livello globale, se essa dovesse riversarsi anche solo in parte sui mercati azionari, li spingerebbe ancora più su, con buona pace del ciclo economico. Ecco perché i target possono anche essere eclatanti. Non mi stupirebbe affatto un Nasdaq a 10000 punti e nemmeno, lasciandogli il dovuto tempo, un Ftse Mib a 30000. Si capisce che l’azionario è soggetto ad acquisti selettivi, ultimamente essi si sono rivolti soprattutto verso quelle azioni che somigliano di più al reddito fisso: poco volatili e con buoni dividendi. A breve ne capiremo di più, ma non è da escludere che ci possano essere storni importanti, specie quando arriveranno le prossime trimestrali, che registreranno l’effetto del Coronavirus nei conti delle imprese. Allora capiremo se ci sarà ancora spazio per un ulteriore aumento delle aspettative, con relativa crescita dei mercati, oppure se saremo arrivati al capolinea. Per ora però carpe diem: si compra e si aspetta, pronti col paracadute, in caso di cedimenti.

Il paracadute lo abbiamo sempre a disposizione, questo è il tuo consiglio numero uno! Noi intanto ce ne stiamo comodamente seduti e osserviamo (vedi vignetta)…

Esattamente! E ci troviamo qui la prossima settimana!

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Redazione

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