Intermarket ma non soltanto con Davide Biocchi (Directa Sim), intervistato da Manuela Donghi
Davide anche questa settimana con te… Partiamo dai tormentoni, o meglio dal tormentone. Lascio a te ricordare CHI è il tormentone, ma soprattutto: lo è ancora?
Certo… Trump è ancora il vero tormentone dei mercati. Anzi, questa settimana al Forum di Davos ha aggiunto un nuovo Market Mover, perché il concetto di guerra commerciale potrebbe estendersi anche all’Europa. Trump è stato molto chiaro, utilizzando la stessa muscolarità che aveva messo in campo per arrivare agli accordi in Nord America (Nafta) e con la Cina. Ha detto all’Europa: “Sentite, non mettete questa web tax, che a noi non piace per niente. Anzi dobbiamo fare un accordo commerciale; siete una controparte molto ostica. Se ci mettiamo d’accordo, bene. Altrimenti metto dei dazi, per esempio del 25% sulle vostre auto”. E subito abbiamo visto cosa è successo. La Borsa italiana faceva a un certo punto +0,50%, mentre la Germania era in calo, perché è il più grosso produttore europeo di auto.
Quindi l’Europa deve avere paura?
Beh, l’Europa deve essere timorosa. Ho la sensazione che il PMI (il sentiment dei direttori d’acquisto) sia andato recentemente così male, soprattutto in Germania, proprio perché si risentiva, oltre della Brexit, anche del timore di questi dazi, specie sulle auto, perché non è la prima volta che Trump li minaccia. E questa volta, se possibile, è stato ancora più chiaro e diretto. Ha detto: “Qui dobbiamo fare l’accordo, altrimenti li metto“.
Insomma, tanto per parafrasare una frase celebre… “questo accordo s’ha da fare”…
Sì, ma ti dirò di più. Sai perché lui vuole fare questo accordo? Perché i due precedenti (Nafta e Cina) hanno portato soldi alle imprese americane, e nell’anno delle Presidenziali un accordo con l’Europa non può che giovargli. Quindi, se gli riesce, magari lo divulga proprio nel momento clou della campagna elettorale, in modo da cavalcare la cresta dell’onda.
Ti stavo infatti per chiedere se tutto questo lo si possa considerare un po’ anche una sorta di gioco di Trump in vista delle elezioni Usa…
Ah, beh, gioco per modo di dire… Nel senso che stiamo parlando probabilmente della persona più influente al mondo. Però sì, lui ha dimostrato di saper usare magistralmente i social per la comunicazione, soprattutto twitter, che è il suo preferito. Sa utilizzare benissimo la comunicazione per dare la massima enfasi alle sue azioni e divulgarle mediaticamente proprio nel momenti topici.
Ti viene in mente un esempio?
Sì, l’accordo con la Cina e la controversia con l’Iran hanno offuscato l’impeachment, mentre le minacce verso l’Europa, hanno oscurato Davos.
… A proposito di Cina. I mercati hanno paura del Coronavirus?
Eh beh, i mercati hanno paura perché questo virus coinvolge per ora una città, poco nota, ma con 11 milioni di abitanti, cioè quanto la Lombardia per capirci. In questo momento si dice alla gente “state fermi, muovetevi poco“. Evidentemente se la gente non può muoversi, è tutta l’economia che non si muove, soprattutto quella degli scambi interni. E’ il concetto della street economy: se tutti stanno tappati in casa, nemmeno il panettiere o il salumiere o il supermercato lavorano, è come se si fermasse tutto. Il timore è: cosa capiterebbe se ci fosse un’escalation? Cosa succederebbe all’economia globale? Questo lo vediamo ad esempio nel prezzo del petrolio che scende perché c’è un’aspettativa di minor consumo, e lo vediamo nelle Borse, soprattutto quelle asiatiche, che scendono.
E il rischio non è facile da prezzare…
Eh no. Il mercato ha fatto meno fatica a prezzare i rischi relativi all’Iran. Questo è più difficile.
Ora giochiamo con due parole: muscolarità e Europa. La stessa muscolarità di Trump sei riuscito a vederla in Christine Lagarde nel suo discorso in conferenza stampa a Francoforte? Ha saputo dialogare con i mercati?
Diciamo che dopo le sue parole i mercati (valute e indici) hanno reagito senza particolari scossoni. Del suo discorso mi è però rimasta in mente una cosa in particolare: l’endorsement, anche abbastanza spinto (ha usato la parola MUST, che significa “è un dovere, si deve fare”), rivolto ai Paesi che possono permetterselo (in primis la Germania), che secondo lei devono mettere a disposizione risorse finanziarie per stimolare la ripresa dell’economia. Nel mentre ha anche detto che i Paesi che hanno problemi di debito devono invece lavorare per migliorarlo; come dire che l’Italia difficilmente potrà mettere in campo qualcosa, anche se ne avrebbe tanto bisogno. Per rispondere alla tua domanda, ritengo quindi che la Lagarde nel dire queste cose sia stata abbastanza muscolare…
Davide, sorge spontanea la domanda sulla politica italiana. Cosa capiterà dopo le elezioni di domenica? E’ cambiato qualcosa rispetto alla tua view che abbiamo analizzato la settimana scorsa, visto che nel frattempo si è dimesso il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio?
Che queste elezioni siano un banco di prova lo si è detto innumerevoli volte, e le dimissioni di Di Maio, se possibile, hanno alzato ulteriormente l’asticella della tensione. La Lega e Fratelli D’Italia sono definiti partiti sovranisti anche perché vorrebbero prendere iniziative per stimolare la crescita del Paese seppur contro i veti dell’Europa. Questo tema, durante il precedente governo, ha fatto sorgere grandissime tensioni con la trojka europea e ha inciso parecchio sullo spread. In pratica la Lagarde dice: “Se puoi permettertelo, devi farlo, altrimenti metti i conti a posto”. I sovranisti dicono: “Noi lo faremmo lo stesso“.
Cosa succederebbe allora se la destra vincesse le elezioni soprattutto in Emilia?
Succederebbe che l’Europa si preoccuperebbe subito! Perché potrebbero tornare “sirene” sovraniste, in quanto sarebbe maggiormente percepito il rischio di una eventuale caduta del Governo e quindi di un ritorno alle elezioni, dove stando ai sondaggi presumibilmente vincerebbe la destra. Insomma, se vincesse la Lega, questi timori potrebbero far di nuovo impennare lo spread, almeno il giorno successivo al voto. E di conseguenza in Borsa ci sarebbe un po’ di tensione sulle banche.
Beh, ovviamente non diamo per scontato che la sinistra sia già sconfitta…
Ci mancherebbe. Se invece vincesse la sinistra, il mercato reagirebbe in maniera favorevole. Chissà se tutta questa attesa recente sotto quella famosa resistenza intorno ai 24 mila punti di indice non trovi sbocco proprio grazie al risultato elettorale…
Restando su questo tema, una domanda che potrebbe fungere anche un po’ da provocazione. Si dice che i mercati scontino le notizie prima, anche quelle brutte, e che quindi, quando le notizie si verificano concretamente, i mercati sono già pronti. In questo caso, un’eventuale vittoria del centrodestra non sarebbe già stata scontata anch’essa? E’ da mesi che si parla di questa possibilità, del resto…
Secondo me no, perché c’è ancora un po’ di incertezza sull’esito delle elezioni e soprattutto non si capisce dove si canalizzeranno i voti degli appartenenti al Movimento delle Sardine. Il loro voto può spostare l’ago della bilancia. Vedrai che la reazione ci sarà, soprattutto se il delta tra destra e sinistra sarà marcato (conta anche questo). Mi aspetto che i mercati mostrino una reazione importante, in un senso e nell’altro.
Se vince la sinistra mercati su, se vince la destra mercati giù?
Credo di sì.
Altra parola: Brexit. Settimana clou.
Rido un po’ su questa faccenda, perché per noi Brexit significa che loro usciranno dall’Unione Europea, però il leave più chiacchierato negli ultimi giorni nel Regno Unito è quello di Henry e Megan dalla Casa Reale. Tornando alla Brexit, ormai ci siamo. L’accordo è il più regolato possibile, poi vedremo cosa succederà. Ci sarà un momento iniziale di difficoltà per il Regno Unito, ma alla lunga, e questo l’ho detto tempo fa, il Paese ne trarrà beneficio. I britannici hanno la fortuna di avere una loro moneta, la sterlina, a cui non hanno mai rinunciato.
Abbiamo messo sul tavolo tutti i market mover o abbiamo dimenticato qualcosa?
Premesso che quando tu parli di market mover io penso “Trump, Trump, Trump”, aggiungerei la riunione della Fed mercoledì prossimo. Sarà infatti il turno di Powell (citato spesso da Trump con tweet velenosi- è arrivato addirittura a definirlo il suo nemico più pericoloso), a dirci come vede in questo momento la situazione della congiuntura statunitense. I dati sono migliorati, ma interessa ciò che dirà sul futuro atteggiamento della Federal Reserve. Vedo l’America sempre forte, ma le ultime candele nei grafici di Borsa sono di incertezza, come se si stesse aspettando una trig (condizione scatenante). E se ci sarà uno storno potrebbe essere interessante capire se si tratterà dell’ennesima occasione di acquisto. Uno storno ora non mi stupirebbe per nulla, nonostante io resti rialzista.
Senti, in conclusione. Ogni riferimento è puramente casuale… ma davvero pensi sempre a Trump anche mentre ti bevi un drink in relax?!
(Ride) Tu ti stai riferendo alla vignetta della settimana!!! Il fatto è che quando una persona fa trading come durante la Trading League di questa settimana, si accorge che è impossibile rinunciare al Twitter del Presidente americano. Se lui parla, se twitta, il mercato immediatamente reagisce. È facile rendersi conto di questo: Trump trasuda mercati.
Va beh, farò finta di pensare che se mai io e te dovessimo berci un drink, potremmo accantonare Trump… o no?
(Ride ancora) Assolutamente lo accantoniamo. Anzi, ogni tanto è bello metterlo nel dimenticatoio.