Cosa fare con gli investimenti quest’anno? La volatilità che è esplosa in questo primo scorcio del 2022 è una cosa inusuale se si fa il raffronto con quanto successo negli ultimi 10 anni, eccezion fatta per il mese di marzo 2020 quando l’OMS comunicò al mondo l’inizio della pandemia. Quando le oscillazioni di mercato sono violente significa semplicemente che gli investitori hanno paura, sono incerti e nervosi.
A generare questo clima nevrastenico è stata essenzialmente la Federal Reserve, in grado di condizionare l’umore dei mercati come poche altre cose, almeno in via stabile e duratura. E quando il Governatore Jerome Powell ha affermato a novembre 2021 che l’inflazione non sarebbe stata più una cosa passeggera, la detonazione delle sue dichiarazioni si è fatta sentire eccome nei mercati finanziari. Da allora è stata tutta un’escalation di tensioni, via via che si faceva strada l’ipotesi che per contenere la crescita dei prezzi occorreva intervenire duramente sui tassi d’interesse. Pochi però avrebbero immaginato solo fino a qualche mese fa che entro la fine dell’anno in corso le strette potessero anche arrivare a 7, come adesso in realtà si pensa.
La conseguenza di tutto questo è stata di un gennaio così negativo come non lo si viveva dal 2009. Febbraio sembrava essere iniziato sull’onda di un’inversione rispetto al mese precedente, anche perché il mercato forse aveva in gran parte scontato l’irrigidimento della Fed. Nel frattempo però altri elementi sono emersi, ossia una guerra tra Russia e Ucraina che si faceva sempre più vicina e una spaccatura all’interno della Banca Centrale americana su quale dovesse essere la ricetta migliore per frenare l’avanzata inarrestabile dell’inflazione. Tutto ciò non ha fatto altro che generare un’altalena di situazioni contrastanti nei mercati finanziari, rafforzando il clima di incertezza generale e di volatilità.
Investimenti: come proteggere il portafoglio
Il problema per gli investitori ovviamente in questo momento è quello di riuscire a trovare le contromisure più adeguate per proteggersi dalle violente oscillazioni dei prezzi. Al riguardo vi possono essere 4 comportamenti utili da tenere, vediamoli di seguito:
Valutare bene le perdite
Uno degli errori più comuni che vengono fatti da parte degli investitori è quello di vendere in preda al panico e spesso lo si fa al prezzo di draftdown. In realtà occorre cercare di capire cosa ci sta dietro un calo di un’azione e rapportare tutto ai fondamentali dell’azienda. Una trimestrale al di sotto delle attese potrebbe far precipitare il titolo in quella giornata e magari nelle sedute successive, ma se l’azienda è robusta e il titolo è inserito in un trend rialzista di lungo periodo è più facile che si tratti di una correzione di mercato. A volte quindi potrebbe essere un’occasione quella per incrementare a prezzi più bassi.
Un’altra chiave di lettura delle perdite è quella di valutarle non in termini assoluti ma in percentuale. Se si stanno perdendo 3.000 euro da inizio anno potrebbe essere di per sé una cifra consistente, ma se la perdita fa parte di un portafoglio di 100.000 euro allora corrisponde solo al 3% e il risultato non sarebbe così negativo se l’S&P 500 sta sotto del 10% e il NASDAQ del 15%.
E poi è anche importante non guardare troppo spesso il proprio account. Uno studio di finanza comportamentale ha rilevato come un investitore che esamina il proprio portafoglio ogni giorno ha una probabilità del 25% di imbattersi in una perdita moderata del 2%; se invece la frequenza si estende a 3 mesi, tale probabilità scende al 12%.
Diversificare bene il portafoglio
A volte si tende a subire il fascino di alcuni titoli e si decide di ponderarli maggiormente in virtù della loro storia e della credenza, sbagliata, che raramente potrebbero subire violente battute d’arresto. Il caso più emblematico negli ultimi tempi si è visto con Meta, che in un solo giorno è crollata del 26% bruciando più di 250 miliardi di capitalizzazione, per via di una trimestrale disastrosa. Ciò non toglie che il colosso social abbia tutte le carte in regola per riprendersi, ma nel frattempo un portafoglio scarsamente diversificato è stato scosso violentemente trasmettendo incertezze e ansie all’investitore.
E’ bene quindi in questo periodo storico non solo diversificare tra diverse tipologie di azioni delle stesso settore, ma anche di settori diversi, perché ad esempio le prospettive di rialzi dei tassi d’interesse danneggiano alcuni comparti come quello tecnologico e avvantaggiano altri come quello finanziario. Unire le 2 tipologie sfruttando i punti di forza dell’uno e dell’altro in diversi frangenti temporali potrebbe essere un’idea da non sottovalutare.
Definire l’orizzonte temporale delle obbligazioni
La classica strategia di portafoglio 60/40 ha sempre funzionato nei momenti in cui i cali azionari per effetto dell’alta volatilità di mercato venivano attutiti dai rendimenti fissi delle obbligazioni. Questo oggi potrebbe non essere così valido in un ambiente di alta inflazione.
I tassi d’interesse in crescita tendono a diminuire il valore di portafoglio anche dal lato obbligazionario, sia perché riducono il prezzo dei titoli, sia perché comunque i rendimenti non coprono dall’inflazione, a meno che non siano indicizzati. Per smorzare le turbolenza di portafoglio, la scelta sulle obbligazioni più indicata sarebbe quella di titoli a scadenza da 1 a 5 anni perché sono meno sensibili alle variazioni dei tassi d’interesse.
Considerare i fondi d’investimento immobiliare
Il mattone è sempre stato considerato un rifugio sicuro quando l’avversione al rischio è alta, la volatilità è alle stelle e l’inflazione galoppa. Anche perché è sempre stato valutato come un bene reale, che non perde il suo valore intrinseco quando aumenta il costo della vita. In genere i prezzi delle case oscillano molto meno rispetto a quelli delle azioni, anche in contesti di particolare tensione.
L’accesso agli investimenti immobiliari tuttavia non è per tutti, visto l’alto costo d’entrata che richiede. Per tale ragione una soluzione potrebbe essere quella di puntare sui fondi d’investimento immobiliare che si concentrano su diverse tipologie di proprietà: dalle case ai magazzini e ai negozi. E magari anche in contesti ambientali diversificati.