Investire in diamanti? In un periodo storico in cui gli investitori sembrano disorientati per le incertezze che presentano i mercati finanziari, questo tipo di investimento potrebbe rivelarsi un’alternativa da prendere in considerazione. Tradizionalmente, asset come oro e argento sono stati considerati come beni rifugio nei momenti di turbolenza e infatti non di rado le quotazioni sono salite durante le crisi finanziarie che hanno affossato le attività più a rischio. Questo perché i metalli preziosi conservano il loro valore intrinseco e mantengono alta la domanda, anche nelle fasi di alta inflazione e sebbene non producano flussi reddituali come dividendi azionari o cedole obbligazionarie. La maggior parte degli esperti considera quindi i diamanti come un modo ottimale per far fruttare i propri risparmi, entrando in un’ottica di diversificazione di portafoglio.
Diamanti: definizione e caratteristiche
I diamanti possono essere definiti come pietre preziose che conservano il loro valore nel tempo in quanto mantengono inalterata la propria forma e non si deteriorano. Essi nascono a chilometri sotto la superficie terrestre e vengono estratti seguendo un processo lungo e laborioso. Nell’ambito degli investimenti, fanno parte dei cosiddetti investimenti alternativi a cui appartengono materie prime, private equity e immobili.
Ogni diamante ha un valore in base alle caratteristiche che possiede. Ne possiamo individuare quattro. La prima fa riferimento ai carati. Questi indicano il peso di un diamante, dove un carato corrisponde a 0,2 grammi. A loro volta i carati possono essere divisi in grani, dove ogni grano rappresenta 1/20 di carato. Mentre un punto consiste in 1/100 di carato.
La seconda caratteristica riguarda il colore. Quanto più questo tende al trasparente, tanto più la pietra risulta pura e quindi preziosa. La classificazione che viene fatta va dal diamante D, ossia bianco eccezionale, a quello M/Z, ovvero colorito. Solitamente gli investitori esercitano una preferenza per quelle pietre di colore che vanno dalla D alla G, ma ciò non toglie che un diamante che presenta un colore raro e unico non sia tenuto altamente in considerazione in termini di valore.
La terza caratteristica concerne il taglio. Molto in questo caso dipende dal lavoro artigianale che se ne fa, ma un esperto sa che, a seconda di come viene eseguito il taglio, dipende il filtro della luce e quindi la brillantezza della pietra. I criteri di valutazione in questo caso vanno da excellent a poor.
Infine vi è da considerare la purezza. In sostanza, questa misura quanto un diamante sia scevro da imperfezioni interne, come crepe o differenze di colore. Bisogna premettere che è rarissimo trovare diamanti perfetti, tuttavia quanto meno le imperfezioni sono visibili tanto più sale il valore del bene. I difetti comunque devono essere avvistati con una lente di ingrandimento.
Investire in diamanti: quali scegliere e dove son quotati
Una volta che si conosce quali sono le caratteristiche dei diamanti, è importante saper individuare quelli da mettere nel proprio portafoglio d’investimento. Al riguardo una cosa assolutamente fondamentale è scegliere diamanti certificati. Cosa significa? Vi sono appositi istituti gemmologici, quali GIA, IGI e IGI Anversa, che sono specializzati a livello internazionale per la certificazione della qualità del bene. Gli esperti di tali istituzioni studiano nel dettaglio il prezioso, attribuendogli un numero di certificato che viene inciso con un laser sulla pietra e che si rende visibile esclusivamente con una lente di ingrandimento.
Gli istituti riportano anche la categoria alla quale appartiene il diamante, gli eventuali difetti e il grado di inclusione, in modo tale che se ne possa conoscere l’effettivo valore di mercato. Tutto ciò è estremamente importante per un investitore nell’acquisto, ma lo è ancora di più nel momento della vendita, poiché altrimenti difficilmente troverebbe un mercato che potesse dare il valore di merito al bene posseduto.
Per avere un riferimento dell’effettivo valore del diamante che si detiene vi è il listino Rapaport, che riporta le quotazioni alla Borsa di New York espresse in dollari e dove la classificazione viene fatta in base alle caratteristiche del prezioso, ossia la forma, i carati, la purezza e il colore. La pubblicazione avviene una volta alla settimana, ma è bene ribadire che i prezzi devono essere presi solo come punto di riferimento, ma non corrispondono perfettamente a quelli effettivi di vendita. Questo perché, come vedremo, non vi è un’Autorità regolamentare che riporta i prezzi ufficiali.
Investire in diamanti: costi, tassazione e regolamentazione
Il grande vantaggio dell’investimento in diamanti è che non vi è alcuna commissione al momento dell’acquisto o della vendita perché non è richiesta la presenza di un intermediario come una banca che si occupa di portare a termine la transazione. Soprattutto non verrà applicata la tassazione sulle eventuali plusvalenze al momento della vendita. In realtà, i diamanti possono essere acquistati benissimo in forma anonima, evitando anche tutto l’aspetto burocratico. Tuttavia, se l’operazione viene fatta in Italia, verrà applicata l’IVA al 22%. Qualora i diamanti si trovano depositati presso gli hub di Anversa, Rotterdam o Le Havre non ci sarà alcun assoggettamento all’imposta sul valore aggiunto.
Quando si decide di investire in diamanti si deve sapere che si tratta di un mercato non regolamentato, quindi non esiste un organo di vigilanza come la CONSOB, ad esempio. Tutto questo rende l’investimento più rischioso, soprattutto se non si ha alcuna esperienza nel settore. Di conseguenza, è bene prima di investire in diamanti chiedere l’ausilio di esperti del campo, magari sostenendo una spesa in più ma assicurandosi di acquistare solo gemme rare certificate. Nel 2019 infatti vi è stata la truffa dei diamanti in Italia, dopo che alcuni istituti di credito hanno venduto pietre preziose a investitori ignari a un prezzo molto più elevato del loro reale valore.