La Fed ha scosso i mercati finanziari. A termine della due giorni di riunione, la Banca centrale americana non ha esaudito le speranze degli investitori. Al contrario, ha ribadito un concetto già espresso altre volte: i tassi d’interesse rimarranno alti a lungo. Questo significa semplicemente che per vedere il primo taglio bisogna aspettare ancora.
Wall Street ha chiuso ieri la seduta al ribasso, accelerando con le dichiarazioni del presidente della Fed Jerome Powell. Al termine delle contrattazioni l’indice S&P ha registrato un passivo dello 0,94% a 4.402 punti mentre il Nasdaq è crollato di 1,52 punti percentuali a 13.469. Le tensioni sulle Borse americane si sono estese anche in Asia-Pacifico, dove gli indici australiani, cinesi e giapponesi hanno terminato la seduta con il segno rosso. Stamane in Europa lo scenario è simile e gli operatori preferiscono mettersi sulla difensiva in attesa di tempi migliori.
Sui mercati dei titoli di Stato si rileva un rialzo generalizzato dei rendimenti dei Treasury Bond USA, con i T-Note a 2 anni che sono arrivati a rendere il 5,197%, ovvero al livello più alto dal 2006. Il dollaro USA si è rinforzato sulle principali valute, come dimostra il Dollar Index in aumento dello 0,38% a 105,18.
Fed: ecco cos’è successo ieri
La Federal Reserve ha lasciato i tassi invariati nell’intervallo 5,25%-5,5%, ma questo era ampiamente atteso dai mercati. Quello che invece gli operatori non avrebbero voluto sentire è che le aspettative sono per almeno un altro rialzo prima della fine del 2023 e soprattutto che ci saranno due tagli nel 2024 rispetto ai quattro indicati in precedenza . Tuttavia, rispetto alla riunione precedente, vi è un membro del FOMC in più che si è opposto alla decisione (12 hanno votato a favore, 7 contro). La Fed ha riferito anche che sta continuando a tagliare le sue posizioni obbligazionarie, riducendo il bilancio di circa 815 miliardi di dollari da giugno 2022. Nel frattempo non reinveste i 95 miliardi di dollari di proventi cedolari in scadenza ogni mese.
Sulla base dei documenti che sono stati pubblicati dall’istituto centrale, la politica monetaria rimarrà ancora restrittiva a lungo al fine di domare definitivamente l’inflazione. Nell’ultima lettura riferita al mese di agosto il carovita ha mostrato segnali di risveglio, proiettandosi al 3,7% contro attese del 3,6% e rispetto al 3,2% di luglio. “Stiamo vedendo progressi e li accogliamo con favore” ha detto il governatore Jerome Powell in conferenza stampa riferendosi agli sforzi fatti per combattere l’inflazione. “Ma abbiamo bisogno di vedere ulteriori progressi prima di giungere a una conclusione” ha aggiunto.
Quanto alle proiezioni sui Fed funds rates per il 2025, l’outlook è ora del 3,9%, in rialzo rispetto al 3,4% precedente, mentre per il 2026 scende al 2,9%. Questo livello è superiore a quello che l’autorità monetaria considera come tasso neutrale (2,5%), ossia quel tasso per cui l’economia non si espande e né si contrae.
I membri della Fed hanno inoltre rivisto in maniera netta le aspettative di crescita economica degli Stati Uniti per quest’anno e il prossimo. Nel 2023 il PIL dovrebbe aumentare del 2,1%, oltre il doppio rispetto a quanto stimato a giugno. Per il 2024 le stime sono salite dall’1,1% all’1,5%. Il FOMC ora definisce l’attività economica “in espansione solida”, mentre tre mesi fa la considerava “moderata”. L’inflazione core attesa – la misura del costo della vita più tenuta in considerazione dalla Fed – ora è vista dalla Banca centrale al 3,7%, segnando un calo di 0,2 punti percentuali in confronto alla stima di giugno. La disoccupazione passa dal 4,1% al 3,8%, con il Comitato di politica monetaria che osserva come i posti di lavoro aggiunti siano “rallentati negli ultimi mesi, sebbene rimangano forti”.
Il commento degli analisti
Alcuni analisti evidenziano che la Federal Reserve non ha lasciato spazi di interpretazione nella comunicazione di ieri: “Il presidente Powell e la Fed hanno inviato un messaggio inequivocabilmente aggressivo“, ha affermato Andrew Hollenhorst, economista di Citigroup. “La Fed prevede che l’inflazione si raffredderà costantemente, mentre il mercato del lavoro rimane storicamente teso. Ma a nostro avviso, uno squilibrio prolungato nel mercato del lavoro è probabile che mantenga l’inflazione bloccata al di sopra dell’obiettivo” ha aggiunto.
Dello stesso avviso è Alexandra Wilson-Elizondo, vice responsabile degli investimenti delle strategie multi-asset di Goldman Sachs Asset Management. “Noi, come molti, ci aspettavamo di vedere l’atteggiamento da falco di Powell a Jackson Hole. Tuttavia il rilascio di ieri è stato più aggressivo del previsto. Mentre una parte della stretta politica passata è ancora in cantiere, la Fed può entrare in modalità attendista. Il rischio principale e quello di offuscare la loro più grande risorsa: la credibilità. Ciò giustifica la posizione rigida assunta ieri”.
Andrew Patterson, economista senior di Vanguard, focalizza l’attenzione sui tagli ai tassi d’interesse previsti per il prossimo anno, interpretando il messaggio della Fed in chiave positiva. “La diminuzione del numero di tagli nel 2024 è uno dei cambiamenti più significativi di questo mese. Significa che la Fed è sempre più fiduciosa di poter realizzare un atterraggio morbido e che l’economia può resistere a tassi alti più a lungo”, ha aggiunto.