Italia, giudizio sospeso in attesa delle evoluzioni sul caso ex Ilva e sulla Manovra 2020. A livello globale si guarda ancora a USA-Cina
Occhi puntati sulla Manovra di bilancio 2020 e sulle questioni che tengono ancora l’Italia in bilico, come quella dell’ex Ilva e la gestione delle emergenze ambientali in diverse Regioni italiane. La scorsa settimana lo spread tra il rendimento di Stato italiano e quello tedesco è ritornato a 168, registrando un doppio massimo nelle sedute di giovedì e venerdì, livello che ha riportato ombre sulla stabilità del nostro Paese. La scarsa coesione all’interno della maggioranza parlamentare, sia sulle scelte di politica economica sia sulla gestione delle emergenze, pesa sul sentiment dei mercati.
Sul fronte internazionale, l’attenzione è rivolta sempre sull’evoluzione delle trattative tra Usa e Cina per il commercio a sull’attesa decisione di Trump sui dazi alle auto europee.
Manovra, la carica dei 1000
Attesi oltre mille emendamenti in Commissione al Senato. Le votazioni sulle richieste di modifica non dovrebbero iniziare prima del 25 novembre, otto giorni prima dell’arrivo in Aula, fissato al 3 dicembre. Intanto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, torna a difendere la Manovra, dicendo che “riduce già in modo importante le tasse sul lavoro ed elimina l’aumento dell’Iva”. Ora, aggiunge, “stiamo aiutando il lavoro del Parlamento per affrontare e migliorare alcune misure, perché è giusto che siano migliorate”. Sulla plastic tax e le auto aziendali, due norme che hanno provocato polemica anche nella coalizione di governo, dice: “Sono misure a cui stiamo lavorando, stiamo comunque parlando del 5 per cento della manovra”.
Perplessità sull’impianto generale della manovra arrivano, invece, sia dagli industriali di Confindustria che fanno sapere, attraverso il presidente Vincenzo Boccia, che sono “molto critici su alcuni aspetti dei provvedimenti: plastic tax, sugar tax, auto aziendali, confisca dei beni prima ancora della sentenza sulla questione evasioni”.
Dall’altro lato, i sindacati continuano a far pressioni per ottenere “una vera riforma che metta mano alla legge Fornero”, come ricorda Maurizio Landini, segretario della Cgil.
Ex Ilva, si guarda a British Steel
Il caso dell’ex Ilva rischia di diventare un focolaio su più fronti. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sta cercando qualsiasi soluzione diplomatica per evitare lo spegnimento degli altiforni e la perdita di oltre diecimila posti di lavoro. Così spunta anche il fascicolo British Steel-Jingye che, come confermano fonti governative, verrà attentamente osservato da Palazzo Chigi. L’esecutivo incontrerà i consulenti di Ernst&Young che hanno lavorato alla proposta di acquisto arrivata dalla società cinese all’azienda siderurgica britannica, molto simile all’ex Ilva per le criticità societarie e ambientali.
ArcelorMittal potrebbe tornare a Palazzo Chigi a inizio settimana, prima del Consiglio dei ministri che dovrà discutere del dossier Taranto. Tra le ipotesi messe in campo dal Governo per evitare il peggio ci sarebbero ammortizzatori sociali per i lavoratori, sconti sull’affitto degli impianti, defiscalizzazione delle bonifiche, una soluzione per l’altoforno 2 su cui devono pronunciarsi i giudizi, una partecipazione di Cdp, e lo scudo penale su eventuali inchieste per danno ambientale.
Previsto per oggi anche il Consiglio di fabbrica nell’impianto tarantino e i sindacati metalmeccanici hanno allargato l’invito ai delegati delle imprese dell’indotto. Il Consiglio dovrà decidere eventuali iniziative di mobilitazione.
Occhio alle Banche centrali
Attesi per questa settimana i verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve (mercoledì) e della Banca centrale europea (giovedì). Gli operatori dei mercati saranno attenti all’interpretazione di ogni parola per capire i futuri orientamenti delle politiche monetarie. In programma anche gli interventi di numerosi esponenti della Fed (Williams, Kashkari), mentre venerdì, allo ore 9, il neo-governatore della Bce, Christine Lagarde, terrà un discorso all’European Banking Congress organizzato a Francoforte nell’ambito dell’ Euro Finance Week.
Batteria di dati macro
La settimana sarà scandita anche da una serie di dati macroeconomici: a metà settimana ci saranno i Pmi in Europa e Stati Uniti, il Pil tedesco del terzo trimestre, i dati sulle immatricolazioni di automobili e la pubblicazione dell’Economic Outlook dell’Ocse (giovedì). Per l’Italia sono in programma anche i dati sulle vendite e ordinativi industriali (martedì).
Saudi Aramco alza il velo sull’Ipo
Il gruppo petrolifero controllato dal regime saudita, Saudi Aramco, ieri ha reso noti i dettagli dell’Ipo che si conferma la più grande del mondo, nonostante sia sotto l’obiettivo del principe ereditario Mohammed bin Salman, inizialmente fissato a 2 mila miliardi. La quotazione, sulla Borsa di Riad, sarà pari a 1.700 miliardi di dollari. Aramco collocherà sul mercato l’1,5 per cento del capitale in un’offerta pubblica del valore di 24-25,6 miliardi di dollari. Il prezzo di collocamento è stato fissato all’interno di un range compreso tra 30 e 32 riyal (8-8,5 dollari).
L’offerta si chiuderà il 28 novembre nel caso gli investitori retail ed il 4 dicembre per gli istituzionali.
Il ceo di Saudi Aramco, Yasir al-Rumayyan, ha ricordato che l’Ipo “è una tappa significativa nella storia della società e un progresso importante per la realizzazione di Vision 2030, il piano del regno per una diversificazione ed una crescita economica sostenibile”. Il collocamento azionario, infatti, fa parte della grande riforma annunciata dal principe ereditario Mohammed bin Salman, che punta ad una crescita sostenibile e ad un mix energetico composto da idrocarburi ed energie rinnovabili.