Riflettori sul World Economic Forum. Regno Unito, Germania ed Eurozona in agenda macro. Infine focus sull’Asia, i cui mercati scambiano deboli ma soprattutto per il virus che si sta diffondendo in Cina: convocata riunione d’emergenza dell’Oms
Davos apre le porte del World Economic Forum
A Davos, in Svizzera, prende il via ufficialmente il World Economic Forum con gli interventi del presidente americano Donald Trump (due anni dopo l’ultima volta) e dell’attivista Greta Thunberg. Oltre 3.000 gli invitati a quella che è la 50esima edizione del meeting annuale, che durerà fino a venerdì. Confermate le presenze del premier italiano Giuseppe Conte (che oggi interverrà all’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Universita’ di Firenze) e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Anche la presidente della Bce Christine Lagarde è stata invitata. Intanto, le stime di crescita restano deboli in tutto il mondo: lo ha confermato il Fmi con un report pubblicato ieri proprio a Davos. Per l’economia globale è prevista un’accelerazione dal 2,9% del 2019 al 3,3% nel 2020 per poi crescere del 3,4% nel 2021. Nel documento viene riportato il passaggio dalla fase “provvisoria di stabilizzazione a un passo di marcia lento a una modesta ripresa”. Nell’Eurozona, il Pil dovrebbe correre dell’1,3% nel 2020 (-0,1% rispetto a 3 mesi fa) per poi aumentare il ritmo e raggiungere l’1,4% nel 2021. E’ la Spagna il paese a spiccare di più rispetto agli altri paesi: +1,6% è la crescita attesa nei prossimi due anni. Per la Germania, (ex?) locomotiva d’Europa, le previsioni sono di un +1,1% nel 2020 (-0,1 rispetto a ottobre) e dell’1,4% nel 2021. Stabile la crescita della Francia, +1,3% in entrambi gli anni, per il Regno Unito +1,4% quest’anno e +1,5% il prossimo. In chiusura, per l’Italia la debolezza continuerà. Il Pil aumenterà dello 0,5% nel 2020 e dello 0,7% nel 2021, in contrazione di un decimo rispetto a tre mesi fa.
Emergenza in Cina
Non c’è solo il rallentamento economico a preoccupare Pechino. Gli esperti hanno confermato la trasmissione da uomo a uomo del coronavirus cinese, simile alla polmonite, che ha già colpito quasi 2.000 persone, uccidendone tre. L’Oms ha convocato una riunione d’emergenza il 22 gennaio a Ginevra per accertare se il focolaio di casi rappresenti un’emergenza di salute pubblica di livello internazionale, mentre il ministero ha consigliato alla popolazione di rimandare viaggi non necessari a Wuhan, nel sud del paese dove si sarebbero verificati due casi di trasmissione uomo-uomo del coronavirus. Secondo il capo del dipartimento di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità Gianni Rezza, la trasmissione umana è abbastanza evidente, il contagio è limitato però a contatti molto stretti e non per vie aeree (“Non è come l’influenza”). Rispetto alla Sars i sintomi delle polmoniti non sembrano gravi ma “al momento non possiamo escludere la possibilità che arrivi pure in Europa o Italia”.
Mercati asiatici deboli
I mercati asiatici deboli potrebbero influenzare l’apertura dell’Europa, dove Piazza Affari deve ancora vedersela con i 24.000 punti come test di resistenza. Sprofonda Hong Kong, -2,4%, dopo che Moody’s ha deciso di tagliarne il rating da Aa2 ad Aa3. Anche il Fondo Monetario Internazionale, da Davos, ha rivisto al ribasso le stime per il 2019 e il 2020. Intanto, la Bank of Japan non ha modificato i tassi d’interesse in Giappone, lasciandoli al -0,1%.
Brexit si avvicina
Atteso per oggi il voto del Parlamento in Gran Bretagna per l’approvazione dell’accordo con l’Unione europea. Il 31 gennaio il premier Boris Johnson terrà un discorso alla nazione mentre da Davos il presidente uscente della Bank of England, Mark Carney, potrebbe rivelare ulteriori dettagli sull’intenzione di tagliare i tassi. Gran Bretagna protagonista anche sul fronte macroeconomico con i dati sulla disoccupazione nel mese di novembre: il tasso dovrebbe essere confermato al 3,8%.
Agenda Macro
La giornata prosegue con l’indice Zew tedesco e di quello dell’Eurozona entrambi alle 11, mezzora dopo la pubblicazione dei dati sul lavoro del Regno Unito. Le aspettative del mercato prevedono un miglioramento del sentiment in Germania sia delle condizioni economiche in generale pur rimanendo in territorio abbondantemente negativo (dal -19,9 di dicembre a un -13,5 a gennaio), sia della fiducia degli investitori (dal 10,7 di un mese fa a 15). In ribasso invece, per gli analisti, l’indice in Eurozona: le previsioni sono un calo dall’11,2 di dicembre a quota 5 per gennaio.