
BTP: rendimento al 4%, cosa significa per l’Italia?
I BTP a 10 anni rivedono un rendimento del 4%, agitando antichi spettri su una crisi del debito pubblico italiano. La tensione che si avverte nel mercato delle obbligazioni pubbliche
A quanto ammonta il debito pubblico italiano? Cosa si potrebbe fare per arginarlo? E in che modo è legato al PIL? Gli articoli di questa sezione di Borsa&Finanza rispondono a queste e altre domande, tenendoti aggiornato sulle più importanti novità riguardanti il debito pubblico dell’Italia e degli altri Paesi del mondo.
Il debito pubblico è quello contratto da uno Stato per soddisfare il proprio fabbisogno interno. I creditori possono essere altri Paesi (debito estero), oppure soggetti economici interni come risparmiatori, imprese e istituti di credito (debito interno). Il debito si crea nel momento in cui i creditori acquistano titoli di Stato (come ad esempio i BOT) che, oltre il rimborso a scadenza richiedono il pagamento di un tasso d’interesse finale.
Questo valore non va confuso con il deficit pubblico, che è espresso dalla differenza tra le entrate e le uscite per la spesa pubblica. I due concetti, però, sono legati: il debito pubblico serve a finanziare il deficit di un Paese. Per capire se il debito potrà essere ripagato, si può ricorrere al rapporto tra debito e PIL (il prodotto interno lordo): più è alto, più aumenteranno le difficoltà dello Stato a rispettare i suoi impegni, salvo ricorrere, ad esempio, all’imposizione di nuove tasse.
Secondo il Trattato di Maastricht, di cui l’Italia è uno dei Paesi firmatari, il debito pubblico deve (o dovrebbe) essere sempre inferiore al 60% del PIL. Circostanze particolari possono però far ignorare questa soglia, attraverso deroghe o aiuti speciali. Ad esempio, anche a causa della pandemia, il debito italiano nel 2021 era pari al 150,4% del PIL (in discesa rispetto al 155,3% dell’anno precedente).
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