In chiusura di un 2019 finora molto positivo, guardando al 2020 sono due i temi principali analizzati da Luca Tobagi, Investment Strategist di Invesco, e tre le domande a cui rispondere
La liquidità accumulata dalle famiglie sui conti correnti tornerà ad essere da loro impiegata sui mercati?
E’ possibile che gli europei, e gli italiani in particolare, storicamente abbiano sempre voluto risparmiare più che investire. Oppure questa apparente scissione del risparmio dall’investimento è stata una situazione temporanea, destinata a riassorbirsi nel corso del tempo. E’ verosimile, forse anche di più, che gli italiani fossero genuinamente interessati a compiere un investimento finanziario e che la percezione di incertezza, insieme alla fortissima riduzione dei rendimenti dei titoli di Stato negli anni, li abbiano trattenuti dall’accedere allo sbocco sui mercati finanziari storicamente più consueto, a favore di un approdo ritenuto più sicuro: la liquidità, magari sotto forma di conto corrente bancario o conto deposito. I risparmiatori volevano investire, come d’abitudine, e la liquidità è stata la loro scelta. In quest’ottica, potrebbe essere solo una questione di tempo prima che le famiglie decidano di destinare risorse anche ad altre destinazioni di investimento, con un profilo di potenziale rendimento superiore alla liquidità, specialmente in area Euro.
Quali prospettive per i mercati azionari dopo un anno forte come i 2019?
Osserviamo che cosa è accaduto in passato all’indice globale MSCI World. Negli ultimi 40 anni ne abbiamo avuti sei simili al 2019 per andamento: 1980, 1989, 1999, 2009, 2013 e 2017. Sono stati anni “in trend” e in media i rialzi (dividendi esclusi) hanno superato il 20%. Il 4-2 negativo non è un risultato strepitoso, ma forse non è abbastanza per rappresentare un’“abitudine”. Il tratto comune dei sei casi osservati è che a un anno in forte trend rialzista tendenzialmente ne è seguito uno più volatile. I quattro anni in discesa, che trascinano la media in territorio negativo, hanno avuto caratteristiche particolari. A metà del 1981 e del 1990 gli Stati Uniti sono entrati in recessione, nel 2000 è scoppiata la bolla tecnologica a cui è seguita la recessione del 2001, e alla fine del 2018 si sono irrobustite le aspettative di un atteggiamento più restrittivo da parte della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea, in un contesto di crescenti timori per la guerra commerciale USA-Cina e per un rallentamento economico. Oggi, guardando al 2020, non ravvisiamo nessuna di queste situazioni. L’economia mondiale non è in recessione né ci sembra di scorgerne una all’orizzonte dei prossimi 12 mesi, in particolare per gli Stati Uniti. Non riteniamo che vi siano bolle speculative nei mercati azionari. Le Banche Centrali rimangono orientate verso un accomodamento, laddove necessario, e la guerra commerciale purtroppo è una realtà già conosciuta, non una novità.
È sufficiente per dire che il 2020 sarà positivo per i mercati azionari?
No, ma permette di aggiungere che lo scenario macroeconomico plausibile per il 2020 non assomiglia a quello che abbiamo visto negli anni negativi del nostro campione. Economia in espansione, inflazione moderata e positiva, banche centrali accomodanti, possibili accelerazioni temporanee a sorpresa del ciclo economico nella prima metà del 2020: questi i fattori positivi che ci lascia il 2019. E aggiungiamo alcuni aspetti specifici della situazione attuale: rendimenti obbligazionari molto compressi o spesso negativi, clima di preoccupazione diffusa, assenza di ottimismo e posizionamento poco affollato per quanto riguarda i mercati azionari e una grande massa di liquidità che continua ad accumularsi attraverso il risparmio e potrebbe aspettare di essere investita dalle famiglie in altre tipologie di attività finanziarie. Diverse di queste caratteristiche, in passato, hanno preceduto un anno positivo per i mercati azionari.
“Un uomo che ha qualcosa per la testa ordinerà automaticamente il piatto che ha quasi sempre ordinato in precedenza”
L’idea di fondo è che, dopo un 2019 in trend, ci aspettiamo oscillazioni nei mercati azionari nel 2020. Mantenere un bacino di liquidità di dimensione ragionevole per fronteggiarle potrebbe essere una scelta sensata. Per chi ha una tolleranza del rischio sufficientemente elevata e un orizzonte temporale esteso, le fasi di correzione potrebbero essere quelle in cui cominciare a mettere al lavoro in modo disciplinato parte della liquidità, magari su mercati che hanno mostrato caratteristiche di crescita strutturali o su temi di lungo periodo. E quando i mercati dovessero stornare in modo significativo in anticipazione di un forte rallentamento o recessione, quella potrebbe essere l’opportunità di cominciare a investire per il prossimo ciclo. Anche nel campo degli investimenti si possono prendere buone abitudini. Possiamo educarci a investire gradualmente, in particolare approfittando delle fasi di stress e correzione sui mercati. Perché sia vero anche come investitori che “un uomo che ha qualcosa per la testa ordinerà automaticamente il piatto che ha quasi sempre ordinato in precedenza”.