Contribuzione volontaria INPS: quando si possono versare?

Contribuzione volontaria INPS: quando si possono versare contributi volontari?

Anziano cerca informazioni al computer

La contribuzione volontaria INPS è la strada migliore per anticipare l’uscita dal lavoro. I dipendenti, in alcuni casi, hanno la possibilità di andare in quiescenza pagando di tasca propria i contributi necessari per andare in pensione. La decisione di accedere alla contribuzione volontaria INPS è una scelta praticabile solo e soltanto se il lavoratore è in possesso di alcuni requisiti.

È necessario, infatti, ricordare che decidere di versare in proprio i contributi previdenziali può essere particolarmente oneroso: in genere si prende questa scelta quando mancano pochi mesi alla pensione e si perde il posto di lavoro. In alternativa, questa scelta può essere effettuata perché si vuole incrementare il valore dell’assegno previdenziale.

Prima di prendere una decisione così importante è bene, comunque, essere in possesso di tutte le informazioni necessarie: sapere quando è possibile accedere alla contribuzione volontaria INPS, scoprire quali sono i vantaggi fiscali e quando sono realmente convenienti.

 

A cosa serve la contribuzione volontaria

Cerchiamo di scoprire, prima di tutto, a cosa serve la contribuzione volontaria. Il lavoratore può effettuare questa scelta quando non ha ancora maturato i requisiti contributivi previsti dalla legge. Proviamo a fare un esempio pratico: il dipendente, a cui dovessero ancora mancare sei mesi per andare in pensione, perde il lavoro. A questo punto, il diretto interessato ha la possibilità di pagare di tasca propria i contributi che gli mancano.

In estrema sintesi i contributi volontari INPS sono quei contributi pensionistici che vengono pagati all’ente direttamente dal lavoratore anziché dal datore di lavoro. All’INPS non importa da chi siano stati versati i contributi, ma solo che si raggiungano i requisiti previsti dalla legge per andare in pensione.

La contribuzione volontaria può servire, inoltre, ad ottenere un assegno previdenziale più alto. Questa è una scelta che può effettuare il lavoratore stagionale o quello part time: versando un numero più alto di contributi, riuscirà ad ottenere più soldi una volta che è andato in pensione. I contributi volontari possono essere pagati anche dalle persone che non lavorano, ma, è bene ricordarlo, si tratta di un impegno particolarmente oneroso.

 

Quanto costa un anno di contributi volontari INPS

Quanto costano i contributi volontari INPS? La spesa non è uguale per tutti. Per sapere quanto è necessario versare si devono prendere in considerazione le ultime 52 settimane di retribuzione. A questo punto sarà necessario moltiplicare il reddito per l’aliquota vigente. Questa particolare aliquota cambia in funzione della categoria di cui fa parte il lavoratore: per i dipendenti è pari al 33%. Nel caso in cui, nel corso delle ultime 52 settimane di lavoro, il reddito avesse superato i 47.143 euro è necessario aggiungere un ulteriore 1%: l’aliquota, per i lavoratori dipendenti, diventa quindi del 34%.

Facciamo un esempio pratico. Ipotizziamo che, nel corso delle ultime 52 settimane di lavoro, il reddito sia stato pari a 30.000 euro. Il dipendente perde il lavoro sei mesi prima di andare in pensione. Il calcolo per sapere quanto versare è il seguente:

 

  • 30.000/12 = 2.500 euro (imponibile INPS su base mensile);
  • 33% di 2.500 euro = 825 euro x 6 mesi = 4.950 euro.

 

Nel caso che abbiamo preso in considerazione, il dipendente dovrà versare 4.950 euro all’INPS per poter andare in pensione.

Ricordiamo che per i contributi volontari sono previsti dei benefici fiscali: i pagamenti si possono dedurre dalla dichiarazione dei redditi presentando il Modello 730 il Modello Unico. È necessario individuare nel modulo le righe corrispondenti ai “contributi previdenziali e assistenziali”. Qui bisogna inserire non solo i contributi previdenziali obbligatori, ma anche quelli volontari.

 

Quanti anni di contributi volontari si possono pagare

Prima di cercare di capire quanti anni di contributi volontari si possono pagare, è necessario comprendere alcune regole su come funzionano. Per riuscire ad ottenere dall’INPS l’autorizzazione per la prosecuzione volontaria, si deve essere in possesso di uno dei seguenti requisiti:

 

  • aver maturato almeno cinque anni di contributi, indipendentemente dalla collocazione temporale dei contributi versati;
  • aver maturato almeno tre dei cinque anni richiesti precedentemente alla data nella quale si presenta la domanda.

 

L’autorizzazione ai versamenti è subordinata alla cessazione o all’interruzione del rapporto di lavoro che ha dato origine all’obbligo assicurativo. L’INPS, nelle istruzioni fornite, non pone alcun limite massimo di anni di contributi che si possono pagare.

AUTORE

Pierpaolo Molinengo

Pierpaolo Molinengo

Pierpaolo Molinengo, giornalista, ha una laurea in materie letterarie ed ha iniziato ad occuparsi di economia fin dal 2002, concentrandosi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i suoi interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrive di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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