La contribuzione volontaria INPS è la strada migliore per anticipare l’uscita dal lavoro. I dipendenti, in alcuni casi, hanno la possibilità di andare in quiescenza pagando di tasca propria i contributi necessari per andare in pensione. La decisione di accedere alla contribuzione volontaria INPS è una scelta praticabile solo e soltanto se il lavoratore è in possesso di alcuni requisiti.
È necessario, infatti, ricordare che decidere di versare in proprio i contributi previdenziali può essere particolarmente oneroso: in genere si prende questa scelta quando mancano pochi mesi alla pensione e si perde il posto di lavoro. In alternativa, questa scelta può essere effettuata perché si vuole incrementare il valore dell’assegno previdenziale.
Prima di prendere una decisione così importante è bene, comunque, essere in possesso di tutte le informazioni necessarie: sapere quando è possibile accedere alla contribuzione volontaria INPS, scoprire quali sono i vantaggi fiscali e quando sono realmente convenienti.
A cosa serve la contribuzione volontaria
Cerchiamo di scoprire, prima di tutto, a cosa serve la contribuzione volontaria. Il lavoratore può effettuare questa scelta quando non ha ancora maturato i requisiti contributivi previsti dalla legge. Proviamo a fare un esempio pratico: il dipendente, a cui dovessero ancora mancare sei mesi per andare in pensione, perde il lavoro. A questo punto, il diretto interessato ha la possibilità di pagare di tasca propria i contributi che gli mancano.
In estrema sintesi i contributi volontari INPS sono quei contributi pensionistici che vengono pagati all’ente direttamente dal lavoratore anziché dal datore di lavoro. All’INPS non importa da chi siano stati versati i contributi, ma solo che si raggiungano i requisiti previsti dalla legge per andare in pensione.
La contribuzione volontaria può servire, inoltre, ad ottenere un assegno previdenziale più alto. Questa è una scelta che può effettuare il lavoratore stagionale o quello part time: versando un numero più alto di contributi, riuscirà ad ottenere più soldi una volta che è andato in pensione. I contributi volontari possono essere pagati anche dalle persone che non lavorano, ma, è bene ricordarlo, si tratta di un impegno particolarmente oneroso.
Quanto costa un anno di contributi volontari INPS
Quanto costano i contributi volontari INPS? La spesa non è uguale per tutti. Per sapere quanto è necessario versare si devono prendere in considerazione le ultime 52 settimane di retribuzione. A questo punto sarà necessario moltiplicare il reddito per l’aliquota vigente. Questa particolare aliquota cambia in funzione della categoria di cui fa parte il lavoratore: per i dipendenti è pari al 33%. Nel caso in cui, nel corso delle ultime 52 settimane di lavoro, il reddito avesse superato i 47.143 euro è necessario aggiungere un ulteriore 1%: l’aliquota, per i lavoratori dipendenti, diventa quindi del 34%.
Facciamo un esempio pratico. Ipotizziamo che, nel corso delle ultime 52 settimane di lavoro, il reddito sia stato pari a 30.000 euro. Il dipendente perde il lavoro sei mesi prima di andare in pensione. Il calcolo per sapere quanto versare è il seguente:
- 30.000/12 = 2.500 euro (imponibile INPS su base mensile);
- 33% di 2.500 euro = 825 euro x 6 mesi = 4.950 euro.
Nel caso che abbiamo preso in considerazione, il dipendente dovrà versare 4.950 euro all’INPS per poter andare in pensione.
Ricordiamo che per i contributi volontari sono previsti dei benefici fiscali: i pagamenti si possono dedurre dalla dichiarazione dei redditi presentando il Modello 730 il Modello Unico. È necessario individuare nel modulo le righe corrispondenti ai “contributi previdenziali e assistenziali”. Qui bisogna inserire non solo i contributi previdenziali obbligatori, ma anche quelli volontari.
Quanti anni di contributi volontari si possono pagare
Prima di cercare di capire quanti anni di contributi volontari si possono pagare, è necessario comprendere alcune regole su come funzionano. Per riuscire ad ottenere dall’INPS l’autorizzazione per la prosecuzione volontaria, si deve essere in possesso di uno dei seguenti requisiti:
- aver maturato almeno cinque anni di contributi, indipendentemente dalla collocazione temporale dei contributi versati;
- aver maturato almeno tre dei cinque anni richiesti precedentemente alla data nella quale si presenta la domanda.
L’autorizzazione ai versamenti è subordinata alla cessazione o all’interruzione del rapporto di lavoro che ha dato origine all’obbligo assicurativo. L’INPS, nelle istruzioni fornite, non pone alcun limite massimo di anni di contributi che si possono pagare.