Non solo il Regno Unito con l’ETA e l’Unione Europea con l’imminente ETIAS: sono tante le nazioni che si apprestano ad introdurre una tassa d’accesso ai confini simile all’ESTA statunitense. Tra le mete turistiche che diventeranno presto a pagamento spiccano la Thailandia e il Bhutan. Anche in questi casi, il modello è un visto speciale che autorizza al viaggio ispirato all’ESTA richiesto per visitare gli Stati Uniti. Ma di preciso cosa significa questo acronimo e come funziona questo sistema che ormai si sta diffondendo a macchia d’olio?
ESTA: cos’è e come funziona
ESTA sta per Electronic System for Travel Authorization, ovvero sistema elettronico per l’autorizzazione al viaggio. In pratica, gli Stati Uniti d’America prevedono un programma, chiamato Visa Waiwer Program (VWP) e approvato dal Department of Homeland Security (DHS), che permette ai cittadini di 40 Paesi, tra cui l’Italia, di entrare negli States per motivi specifici e restarci fino a 90 giorni senza dover richiedere un visto d’ingresso. L’ESTA è quindi un documento elettronico e serve soprattutto per la sicurezza interna: la provenienza è considerata “idonea” e il viaggiatore, garantito dalla sua nazionalità, non rappresenta un pericolo.
I 40 Paesi che aderiscono al VWP e da cui è possibile arrivare negli USA senza dover richiedere un visto sono:
- Andorra
- Australia
- Austria
- Belgio
- Brunei
- Cile
- Corea del Sud
- Croazia
- Danimarca
- Estonia
- Finlandia
- Francia
- Germania
- Grecia
- Giappone
- Irlanda
- Islanda
- Italia
- Lettonia
- Liechtenstein
- Lituania
- Lussemburgo
- Malta
- Monaco
- Nuova Zelanda
- Norvegia
- Paesi Bassi
- Polonia
- Portogallo
- Repubblica Ceca
- Regno Unito (Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord, Isole del Canale, Isola di Man)
- San Marino
- Singapore
- Slovacchia
- Slovenia
- Spagna
- Svezia
- Svizzera
- Taiwan
- Ungheria
Chi ha la doppia cittadinanza irachena, iraniana, libanese, somala, sudanese e yemenita non può sfruttare l’ESTA e deve richiedere un visto per poter entrare negli Stati Uniti. Anche le persone che, non per motivi ufficiali come lavori militari e viaggi diplomatici, sono state in Iran, Iraq, Libia, Siria, Somalia, Sudan e Yemen dopo il 1° marzo 2011 non possono usufruire dell’ESTA.
Obbligatoria dal 2009, l’autorizzazione non è quindi un visto vero e proprio, ha una durata di 2 anni (durante il periodo di validità è possibile utilizzarla più volte, sempre restando nel limite dei tre mesi per ogni singolo viaggio) oppure dura fino a scadenza del passaporto. Se l’autorizzazione scade durante il periodo di permanenza, non è necessario richiederne un’altra: è sufficiente che sia valida al momento dell’arrivo.
È consentito utilizzare l’ESTA soltanto in tre casi specifici, ossia quando:
- la durata del viaggio è inferiore a 90 giorni;
- lo scopo del viaggio è turismo o affari;
- si deve fare scalo negli USA.
Nel caso in cui il viaggiatore ha esigenze e tempi diversi e vuole avere il permesso di studiare, vivere o lavorare negli USA, è necessario richiedere un visto di ingresso che ha un’altra procedura. Durante i 90 giorni di validità dell’ESTA si può pure viaggiare (andata e ritorno) in Guam, Isole Vergini e Porto Rico e si possono visitare Canada, Caraibi e Messico e fare ritorno negli Stati Uniti con qualsiasi mezzo.
ESTA: cosa serve per farlo e quanto costa
Per richiedere l’ESTA serve compilare un modulo online sul sito ufficiale della U.S. Customs and Border Protection. Il portale è disponibile in 25 lingue diverse. Il form va inviato tassativamente almeno 72 ore prima della partenza e chiede di inserire le proprie generalità e le informazioni relative al passaporto elettronico e al viaggio. Occorrono infatti tre elementi per procedere con l’ESTA:
- il passaporto elettronico valido;
- i biglietti di viaggio (andata e ritorno);
- una carta di credito, di debito o prepagata o un conto PayPal.
Questa procedura vale pure per i minori e i bambini: ogni singola persona che entra negli Stati Uniti deve avere l’autorizzazione al viaggio, indipendentemente dalla sua età. In fase di registrazione dei dati, viene chiesto il numero del passaporto elettronico: quello italiano è composto da due lettere e sette numeri che si trovano in basso alla prima pagina. Una volta compilato il modulo occorre effettuare il pagamento, inviare la richiesta e attendere la risposta via e-mail che avviene entro 72 ore, ma in linea di massima nel giro di pochi minuti.
Il costo dell’ESTA richiesto sul sito ufficiale della CBP è di 21 dollari. L’imposta è composta dalla tariffa di promozione del viaggio e dalla tariffa operativa: l’aumento rispetto ai precedenti 14 dollari è dovuto all’incremento della tariffa di promozione del viaggio deciso dal Congresso con il Further Consolidated Appropriations Act del 2020 che ha fatto passare questa quota da 10 a 17 dollari. La tariffa operativa di 4 dollari trattenuta dalla CBP non è aumentata. È possibile fare richiesta dell’ESTA anche tramite agenzie, intermediari e provider di servizi, ma di solito in questi casi la cifra da pagare è più elevata.
Il pagamento deve essere effettuato con carta di credito o di debito oppure tramite PayPal. Al momento, il sistema accetta questi circuiti:
- MasterCard;
- Visa;
- American Express;
- Discover (JCB, Diners Club).
L’autorizzazione è digitale, ma il DHS raccomanda ai viaggiatori di portare comunque con sé una copia stampata dell’ESTA per avere un riscontro dello status del documento e del numero di protocollo. Va ricordato, infine, che l’ESTA è necessario ma non sufficiente a garantire l’ingresso negli States: se in fase di controllo all’aeroporto le autorità della Customs and Border Protection ritengono la persona in transito “non sicura”, hanno la facoltà di impedire l’accesso agli USA.