La trimestrale di Google è stata in chiaroscuro. Numeri scoppiettanti riguardo le entrate dalle inserzioni pubblicitarie, ma delusione per quanto concerne la divisione YouTube e cloud computing. Le 3 principali aree dell’azienda hanno fatto da colonna portante durante la ripresa dalla pandemia e in particolar modo la piattaforma ha potuto sfruttare l’ondata di réclame dei settori più colpiti come i viaggi e l’intrattenimento.
Con l’arrivo delle feste natalizie vi è una grossa incognita determinata dalla catena di approvvigionamento. Questa ha elevato i costi per le aziende, che potrebbero accorciare il budget per la pubblicità. Le azioni Google nell’after hours hanno chiuso poco sotto la parità (-0,34%).
Google: i numeri della trimestrale
Le entrate del terzo trimestre del colosso della ricerca online sono state di circa 53,6 miliardi di dollari, oltre quelle del consensus che stimava una cifra intorno ai 52,6 miliardi di dollari. Anche l’utile per azione ha battuto le stime: 27,99 dollari contro 23,50 dollari previsti, passando da 11,2 a 18,9 miliardi di dollari. In questo ha contribuito anche una modifica contabile relativa all’ammortamento dei server e delle apparecchiature di rete dell’azienda, che ha fatto accrescere il guadagno netto di 460 milioni di dollari.
Gli introiti però derivanti da YouTube si sono fermati a 7,2 miliardi di dollari sebbene in deciso aumento dai 5 miliardi del secondo trimestre, mentre gli analisti si aspettavano almeno 7,5 miliardi. In questo potrebbe aver impattato la nuova funzionalità di privacy immessa da Apple riguardo le app anti-tracciamento, nonostante per la società l’effetto sia stato abbastanza modesto. Dal mese di aprile Cupertino ha obbligato le app a chiedere agli utenti l’autorizzazione a essere tracciati. Tali modifiche hanno svantaggiato piattaforme come Facebook e Snap, dove molti marchi mettevano gli annunci. Per gli acquirenti parte della spesa si sarebbe spostata su Google.
Discorso analogo a quello di YouTube vale per la divisione cloud, che ha fatto registrare un fatturato di 4,99 miliardi di dollari mancando le stime di Wall Street a 5,04 miliardi. L’azienda ha comunicato che la pressione delle Authority di Regolamentazione e degli sviluppatori di software hanno portato la società di Mountain View a ridurre le commissioni per le vendite sull’app store, quindi il contributo di Google Play alla crescita dei ricavi rimarrà più contenuto. Ad ogni modo il gruppo continuerà a investire in server, immobili e personale per tutti i servizi e la divisione cloud. Al riguardo il numero di dipendenti è cresciuto a 150.028, con un +18.000 rispetto al 2020.
Negli ultimi tempi Google ha lanciato la linea di smartphone Pixel6 per entrare nel mondo dell’elettronica di largo consumo. Purtroppo anche l’azienda guidata da Sundar Pichai ha dovuto fare i conti con la carenza di forniture dovuta alla crisi dei semiconduttori. Il Chief Financial Officer, Ruth Porat, ha dichiarato in teleconferenza in proposito che la società sta lavorando a stretto contatto con fornitori e partner in modo da pianificare per il futuro le forniture sulla base alle necessità aziendali.
Google: le azioni in Borsa
Una buona notizia per gli azionisti è che la società ha riacquistato 12,6 miliardi di azioni nel corso del trimestre chiusosi al 30 settembre. Il titolo a Wall Street si trova comunque in pieno trend ascendente, con un rialzo dall’inizio di quest’anno di quasi il 60%. Risultato che sale al 75% se si allarga l’orizzonte temporale agli ultimi 12 mesi.
Secondo Richard Kramer, fondatore della società di consulenza con sede a Londra Arete Research, la vera minaccia per le azioni in Borsa deriva dalla regolamentazione dell’Antitrust e dalla crescente competitività. Sostenere una crescita del 10% significa trovare 10 miliardi di dollari di entrate e questa per Kramer è la sfida più difficile da affrontare.