Il South Africa’s Public Investment Corp. (PIC) ha incrementato gli investimenti nei giacimenti di oro. Il gestore patrimoniale più grande d’Africa, di proprietà del Ministero delle Finanze sudafricano, ha alzato la sua quota di partecipazione dal 10% al 15% in Gold Fields, uno dei più grandi estrattori di metallo al mondo.
Il PIC è un investitore chiave nelle migliori aziende sudafricane, supervisionando circa 143 miliardi di dollari di asset che consentono di fornire un grande apporto in molte delle transazioni aziendali. Il supporto in Gold Fields è molto importante in questo momento, perché l’azienda con sede a Johannesburg sta attraversando una fase difficile. Negli ultimi tempi vi sono state parecchie turbolenze all’interno della società, a seguito delle dimissioni a dicembre 2022 dell’amministratore delegato Chris Griffith dopo che è saltato l’accordo per rilevare l’estrattore canadese Yamana Gold.
L’azienda oggi ha dichiarato di aver prodotto nel primo trimestre 577 mila once di oro e di essere sulla buona strada per soddisfare gli obiettivi delineati per il 2023. Recentemente Gold Fields ha cercato di concentrarsi in miniere più redditizie come quelle del Ghana, dell’Australia e dell’America Latina, per compensare il calo di performance dei giacimenti in Sud Africa.
Oro: prezzi a pochi passi dal record storico
L’oro intanto continua la sua scalata verso i massimi storici di agosto 2020 a 2089 dollari l’oncia. Oggi nel mercato delle materie prime, il metallo giallo ha toccato quota 2.060 dollari, top da marzo 2022. Le aspettative che la Federal Reserve diventi più accomodante nella sua politica monetaria e la debolezza del dollaro USA stanno fornendo carburante al metallo prezioso. Ieri il governatore della Fed, Jerome Powell, ha annunciato la possibilità di una pausa, che potrebbe essere anche definitiva, nell’aumento dei tassi d’interesse. Questo potrebbe dare il via a un calo dei rendimenti sul mercato obbligazionario e indubbiamente favorire un’attività non redditizia come l’oro. Infatti, quando i tassi scendono, diminuisce il costo opportunità di detenere l’asset.
Contestualmente la discesa del dollaro, accelerata da un rendimento più basso del biglietto verde, comporta una maggiore domanda di oro, per via della relazione inversa che esiste tra le due attività. A tutto ciò si aggiunge che gli investitori potrebbero anche “rifugiarsi” nel metallo prezioso. Quest’ultimo rappresenta sempre un porto sicuro quando sul mercato vi sono turbolenze come quelle che si stanno vivendo adesso, con una crisi bancaria negli Stati Uniti in atto e venti recessivi che soffiano sempre più forti.
Secondo l’analista di Kinesis Money, Carlo Alberto De Casa, la crisi delle banche americane non è sufficiente per spiegare l’incredibile rialzo dell’oro, che quest’anno ha guadagnato oltre il 12%. A suo giudizio, per capire cosa sta portando gli investitori verso il metallo giallo, bisogna ancora una volta fare riferimento alla politica monetaria americana. “Fino a inizio marzo gli operatori si aspettavano un tasso Fed al 5,75% se non al 6% entro fine anno. Ora le attese si sono ridimensionate parecchio”, ha affermato.