L’incertezza legata all’impeachment di Trump supporta l’oro, da 50 giorni in lateralità, assieme agli acquisti delle banche centrali. Occhio però al dollaro come contrappeso
Ci ha provato, e anche più di una volta a riprendere il volo, il metallo prezioso, senza però mai riuscirci per davvero. Il massimo da aprile 2013 rimangono i 1.557 dollari l’oncia raggiunti il 4 settembre scorso. Oltre, l’oro non è più andato, intrappolato in una lateralità di breve termine sostenuta dalla soglia dei 1.500.

Grafico Oro by Trading View
Il ruolo del dollaro e delle banche centrali
“Al momento ci sono vari elementi che impattano il prezzo dell’oro” spiega Carlo Alberto De Casa, capo analista di ActivTrades. Tutto vero. Il lingotto è sceso dopo avere toccato il massimo in 3 settimane di $ 1,530 dopo l’annuncio del nuovo accordo tra Stati Uniti e Giappone e dopo che Donald Trump ha dichiarato che un accordo con la Cina potrebbe essere raggiunto prima del previsto. “Ma il rally è stato frenato anche dal rafforzamento del dollaro americano, con il cambio Euro Dollaro vicino a un altro livello chiave, 1,09, mentre l’indice del dollaro è ora sopra i 98,9” continua il top analist. Che aggiunge: “Vi sono alcuni elementi di supporto e il rischio di impeachment contro Donald Trump potrebbe essere visto come uno di questi. Inoltre la soglia psicologica di $ 1.500 sta sostenendo ancora i prezzi, in uno scenario in cui le banche centrali stanno ancora acquistando il metallo prezioso. Inoltre, eventuali correzioni del mercato azionario potrebbero dare ulteriore carburante al rally già visto negli ultimi mesi”.
Grafico Euro Dollaro by Trading View
Analisi grafica
Da un punto di vista tecnico invece, lo scenario è misto. La tendenza a lungo termine rimane evidentemente rialzista, mentre a breve termine, come detto, i prezzi sono in un intervallo di negoziazione laterale tra $ 1,477 e $ 1,555, con una resistenza intermedia posizionata a $ 1,532: “Solo la rottura di uno di questi livelli farebbe spazio a ulteriori mosse in questo momento di incertezza -conclude De Casa- durante il quale gli investitori hanno gia’ scontato tutte le decisioni delle banche centrali e stanno ora aspettando altri driver di mercato”.