Quota 41 nel sistema pensionistico estesa a tutti senza limiti di età rappresenta un vecchio cavallo di battaglia della Lega come spunto per superare la legge Fornero. Recentemente il governo Meloni ha tenuto a Palazzo Chigi un incontro con i sindacati per discutere delle prossime riforme, tra cui spicca quella delle pensioni. Vediamo intanto al momento come funziona Quota 41 e quali sono le possibili modifiche nel prossimo futuro.
Quota 41: il funzionamento attuale
Il sistema pensionistico attuale noto come Quota 41 consente di andare in pensione dopo 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Al riguardo, bisogna essere riconosciuti come lavoratori precoci, cioè avere almeno 12 mesi di contributi entro il 19esimo anno di età, e il sistema non deve riguardare soggetti che percepiranno una pensione calcolata in toto con il sistema contributivo. Per accedere alla pensione anticipata dei lavoratori precoci, è necessario presentare domanda di riconoscimento del diritto entro il 1° marzo di ogni anno. Le domande tardive, presentate comunque non oltre il 30 novembre, sono prese in considerazione solo in caso di risorse finanziarie residue. Se l’esito è positivo, si potrà presentare la domanda di pensione anticipata online sul sito INPS, tramite Contact Center o rivolgendosi ai Patronati.
Tuttavia, per poter usufruire di Quota 41, occorre rientrare in parametri molto restrittivi. Più precisamente è necessaria l’appartenenza a una certa tipologia di lavoratori, come di seguito illustrato:
- disoccupati, ossia che sono stati licenziati, che hanno risolto in via consensuale con il datore di lavoro, che si sono dimessi per giusta causa e che abbiano integralmente concluso da almeno tre mesi la prestazione per la disoccupazione spettante;
- caregiver, ovvero le persone che, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente che siano portatori di handicap grave;
- invalidi civili, colpiti da una invalidità almeno del 74%;
- dipendenti che negli ultimi sette anni hanno svolto lavori gravosi e usuranti da almeno sei anni;
- persone addette a lavori usuranti od operatori notturni con almeno 64 notti lavorate l’anno.
Cosa cambierà nel 2024
L’obiettivo della Lega e in parte anche di tutto il governo di centro-destra è quello di permettere a tutti quanti di andare in pensione con 41 anni di contributi. Tuttavia, non è semplice, perché l’esecutivo ha stimato un incremento di spesa di 12 miliardi di euro l’anno, una cifra insostenibile e che sicuramente farebbe accendere un faro da parte dell’Unione Europea. Giocoforza, realizzare questa riforma e renderla esecutiva per il prossimo anno sarebbe al momento una mission impossibile.
Al momento, sembra fattibile l’ipotesi di una conferma di Quota 103 per il 2024. Tale misura permette l’uscita dal lavoro a 62 anni con almeno 41 anni di contributi. La formula però sarà in scadenza alla fine di quest’anno. Oggetto della discussione all’interno del governo è di introdurre un provvedimento che allenti i requisiti e consenta di accorciare l’età pensionistica da 62 a 61 anni nell’ambito di Quota 103. Bisognerà calcolare l’impatto che l’uscita anticipata avrà sui conti pubblici. Secondo il Rapporto della Corte dei Conti sull’organizzazione della finanza pubblica 2023, l’uscita anticipata nel 2022 è stata in media di 61 anni e 4 mesi, leggermente più bassa rispetto ai 61 anni e 6 mesi del 2021.
“L’osservatorio sulla spesa previdenziale al ministero sarà utile per mappare tutta la spesa e per valutare anche gli effetti di determinati provvedimenti in tema di esodi aziendali e ricambio generazionale. Il primo tavolo sarà sugli anticipi pensionistici, il confronto è particolarmente prezioso. Credo che si possa partire dal lavoro dell’osservatorio e dei tavoli tecnici, un lavoro di studio, per poi proseguire con un confronto complessivo sul sistema che possa portarci a soluzioni migliori in una materia molto complessa”, ha affermato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.