Lo shiba inu è un cane giapponese che ammalia gli amanti degli amici a quattro zampe. A differenza dell’akita, parente diretto ma di grande taglia e dall’atteggiamento marziale da “samurai”, sembra una volpe in versione canina. Sono proprio il suo spirito fedele, curioso e determinato e i suoi tratti da manga ad averlo reso oggetto di numerosi meme tra web e social. All’appello non poteva certo mancare il mondo delle criptovalute. Tra le oltre 2.000 crypto in circolazione, da qualche tempo spiccano le cosiddette meme coin, ovvero valute digitali che nascono da meme di Internet e fanno della viralità e del potere delle community che le sostengono il loro punto di forza. La più celebre è Dogecoin (DOGE), ma ad essa si è affiancata con risultati strepitosi Shiba Inu Coin (SHIB). Ma a chi è venuto in mente (e perché) di invadere il mercato delle criptovalute con token a tema canino?
La storia della Shiba Inu Coin
Shiba Inu è l’acerrimo rivale di DOGE, tanto da essersi guadagnato il soprannome (e a presentarsi come tale) di “Dogecoin Killer”. Questa meme coin è nata nell’agosto del 2020 sulla blockchain di Ethereum e ha avuto subito un autentico boom di vendite: grazie alla comunità che la supporta (la SHIBArmy) e all’hype generato sul web, sono bastati appena pochi mesi nel corso del 2021 per ottenere una crescita esponenziale e una capitalizzazione di mercato da oltre 9 miliardi di dollari.
La mission, il funzionamento e gli obiettivi di SHIB sono riportati nel whitepaper ufficiale, disponibile sul sito e ribattezzato WoofPaper: lanciare un meme token decentralizzato capace di evolversi in un più complesso ecosistema. Non a caso SHIB non utilizza una propria blockchain ma si appoggia su Ethereum per approfittare al massimo della decentralizzazione.
Chi l’ha creata e quando
SHIB è stata creata nell’estate del 2020 in risposta a Dogecoin da uno sviluppatore anonimo (o un gruppo di sviluppatori) conosciuto come Ryoshi. Come accade con Satoshi Nakamoto, non si sa molto di questo fantomatico Ryoshi, nome che in giapponese vuol dire pescatore. Lui stesso ritiene che le informazioni sul suo conto non siano così importanti e che se qualcuno cercasse di rivelare la sua vera identità, ne resterebbe deluso.
“Non sono nessuno, non sono importante. I tentativi di smantellare la mia ‘identità’, anche se avranno successo, saranno scoraggianti. Sono soltanto un tipo come tanti che digita su una tastiera e sono assolutamente sostituibile”, scrive su Medium. Ryoshi non possiede nemmeno uno SHIB. Se ne avesse, “non sarei in grado di essere quello che sono oggi”. È l’esaltazione massima del concetto di comunità decentralizzata.

Come funziona la Shiba Inu Coin
Shiba è un token ERC-20 che utilizza la Proof of Work e ha un exchange decentralizzato chiamato ShibaSwap, un market maker automatizzato sul quale è possibile fornire liquidità (Dig), investire (Bury) e scambiare (Swap) SHIB e altre criptovalute per ottenere rendimenti (Woof Returns). Su questo proprietary DEX gli scambi sono consentiti automaticamente e senza permessi. Ovviamente è possibile acquistare SHIB su exchange di criptovalute come Bitpanda, Coinbase, Binance e così via.
L’intero ecosistema Shiba Inu poggia su tre token: SHIB, LEASH e BONE. SHIB è la valuta base principale: gli investitori possono detenerne milioni, miliardi o addirittura trilioni nei loro portafogli e scambiarla con qualsiasi altro token ERC-20. LEASH (ossia guinzaglio) era partito come rebase token, ma poi è stato “liberato” dagli sviluppatori con un’offerta massima in circolazione di 107.646 token. Oggi rappresenta l’altra estremità dello spettro dell’ecosistema Shiba Inu. BONE (ovvero osso) è un governance token, una “moneta di direzione” i cui possessori decideranno il futuro della crypto: è disponibile solamente su ShibaSwap e ha una disponibilità massima di 250 milioni di unità.
SHIB e LEASH possono essere acquistati e venduti su ShibaSwap, ma si possono trovare pure su Uniswap e su un numero sempre maggiore di CEX. SHIB, LEASH e BONE possono essere messi in staking: la ricompensa (fornita in tempo reale) è del 33% su base settimanale, il restante 67% va in lock per sei mesi. Lo staking prevede in aggiunta il 3% dei BONE che vengono minati e lo 0,1% delle commissioni di transazione in ETH.
Completano l’ecosistema Shiba Inu lo Shiba Artist Incubator (un incubatore d’arte in NFT), la raccolta fondi Rescue per finanziare i rifugi di cani abbandonati (tramite Amazon Smile: basta selezionare l’organizzazione no-profit Shiba Inu Rescue Association quando si effettua un acquisto sulla piattaforma di e-commerce), i 10.000 NFT chiamati Shiboshi (andati a ruba in meno di 35 minuti al momento del lancio) e una serie di giochi in arrivo sempre in non-fungible token e per possessori di Shiboshi chiamati Shiboshi Game.
Cosa rende particolare la Shiba Inu Coin
Fin dall’inizio, Shiba Inu si è comportata in modo diverso dalle altre valute digitali. La caratteristica principale di SHIB è la sua esclusività: la crypto è stata pre-minata e ha un’offerta totale limitata ad 1 quadrilione di token. Non solo: in fase di burning, Ryoshi ha bloccato il 50% dell’offerta in Uniswap per fornire liquidità e ha inviato il restante 50% a Vitalik Buterin. Il co-fondatore di Ethereum ha poi bruciato la sua parte con un’azione davvero singolare.
Per contribuire a fermare la terribile prima ondata di COVID-19 in India, Vitalik Buterin ha donato in beneficenza al COVID-Crypto Relief Fund più di 50 trilioni di SHIB (una cifra vicina a 1 miliardo di dollari) e ha bruciato il 90% rimanente in un portafoglio morto, garantendo il successo e la stabilità a lungo termine della crypto. È grazie all’azione di quello che Ryoshi definisce il “woofmeister” che è stata possibile la vera decentralizzazione della criptovaluta.
Shiba Inu Coin, le curiosità da scoprire
Se Shiba Inu ha avuto una forte impennata, si deve anche agli endorsement di tre personalità di spicco come Elon Musk, Mark Wallace e David Gohshtein. Il tycoon sudafricano di Tesla ha pubblicato su Twitter varie foto del suo nuovo cagnolino: guarda caso, uno shiba inu. Insomma, un amico a quattro zampe non certo scelto a vanvera da un grande investitore in criptovalute e possessore di Bitcoin, Ethereum e Dogecoin. Anche Wallace e Gohshtein, rispettivamente ex ambasciatore della Missione degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite ed ex candidato al Congresso e attuale CEO di Gohshtein Media, hanno espresso pubblicamente (via social) il loro supporto alle meme coin DOGE e SHIB.
Nell’ottobre del 2021, il prezzo di scambio della criptovaluta ha subito un’impennata storica: il valore dei token Shiba è aumentato del 240% nel corso di una settimana. Ma già all’inizio di novembre, il prezzo è sceso e ha continuato a scendere, terminando il mese con una perdita del 55%. Le meme coin, sebbene il rischio di volatilità sia elevato, continuano comunque a spopolare tra le crypto. Incassate la quotazione sulla piattaforma di trading senza commissioni Public.com e la certificazione di sicurezza di CertiK, SHIB si prepara alla prossima sfida: resistere alla concorrenza di Flasko e Big Eyes, le “next big things” nella galassia dei meme token.