Stellantis chiude le porte all’ingresso dello Stato italiano come azionista. È quanto emerge dalle dichiarazioni del presidente della casa automobilista, John Elkann, interpellato sull’eventualità che il governo possa effettuare un investimento diretto nel gruppo in modo da bilanciare la presenza dello Stato francese. L’Eliseo ha adesso una quota rilevante, che ammonta al 6% del capitale sociale, ma è azionista di Stellantis già dal 2021, quando è avvenuta la fusione tra PSA e Fiat Chrysler.
L’azienda “non ha bisogno dello Stato Italiano. Penso che gli Stati entrano nelle imprese quando queste vanno male. E Stellantis va molto bene”, ha detto senza mezzi termini Elkann al Festival dell’Economia a Torino. “Dai risultati che abbiamo avuto nel 2022 siamo in valore assoluto la società nel settore dell’automobile che ha avuto i risultati operativi più alti. Nella nostra storia – che nasce come Fiat tre secoli fa che poi è evoluta con FCA e oggi è Stellantis – non abbiamo mai avuto nessun bisogno di avere lo Stato nel nostro capitale”, ha aggiunto. Quanto alla presenza del governo francese nell’azionariato, l’amministratore delegato di Exor – maggior azionista di Stellantis con una quota del 14% – ha spiegato che ciò è giustificato dal fatto che in passato PSA ha avuto delle difficoltà che hanno richiesto l’intervento di Parigi.
Stellantis: le pressioni del governo su Elkann
La campagna per l’entrata nel capitale di Stellantis da parte del Tesoro italiano è portata avanti dall’attuale Ministro delle Imprese Adolfo Urso già da prima delle elezioni di settembre 2022. L’obiettivo è quello di acquisire una quota di minoranza attraverso Cassa Depositi e Prestiti, controllata dal Ministero delle Economia e delle Finanze con una partecipazione dell’82,77%. Tra l’altro, Urso è uno dei promotori del nuovo fondo sovrano previsto dalla bozza del disegno di legge del governo Meloni. Secondo quanto si legge nel documento, il veicolo finanziario, denominato “Fondo nazionale del Made in Italy”, avrebbe la possibilità di acquistare partecipazioni in società quotate, a condizione che queste abbiano sede legale in Italia e non facciano parte del settore bancario, finanziario e assicurativo. Operando nel settore automobilistico, Stellantis entrerebbe a pieno titolo nelle strategie del fondo. Tuttavia, la sua sede legale è in Olanda e ciò potrebbe essere un ostacolo per l’utilizzo delle risorse dell’organismo di investimento in questa direzione.
Ad ogni modo, Urso ha chiesto insistentemente alla compagnia italo-francese di incrementare la produzione di auto in Italia. Anche su questo tema è arrivata netta la replica di Elkann. “Penso con grande orgoglio che in questi decenni siamo riusciti a trasformare gli impianti produttivi italiani in impianti che hanno il mondo come mercato. Oggi in Basilicata si fanno le Jeep, in Campania si fanno le Dooge che si vendono in America, in Piemonte la 500 elettrica che andrà in America, per non parlare del lavoro straordinario di riposizionamento di Maserati e Alfa Romeo. L’importante è mantenere i livelli di competitività alti. Quello che è importante è il valore aggiunto. L’Italia è riuscita a creare la Motor Valley, grazie a delle imprese straordinarie, di cui siamo orgogliosi di fare parte con Maserati e Ferrari, una realtà unica al mondo”, ha detto.