Tra le modalità di finanziamento delle imprese alternative al ricorso bancario vi è quello dell’emissione di cambiali finanziarie. Attraverso questo strumento una società raccoglie denaro direttamente presso il pubblico degli investitori, i quali percepiscono un rendimento a cui verrà applicata una tassazione. Entriamo nel dettaglio con una guida che illustra le caratteristiche principali delle cambiali finanziarie, le modalità di applicazione dell’imposta e i soggetti che dovranno corrisponderla al fisco.
Cambiali finanziarie: cosa sono e come funzionano
Le cambiali finanziarie sono titoli di credito emessi da società quotate e soggetti non quotati che rispondono a determinate caratteristiche, con cui si sottoscrive l’impegno a pagare una certa somma di denaro a una determinata scadenza che va da 3 mesi a 1 anno. Una volta emesse, queste particolari cambiali possono essere girate solo con la clausola “senza garanzia”. Il loro valore unitario deve essere maggiore di 51.645,69 euro, equivalenti a 100 milioni di vecchie lire.
Quando le cambiali finanziarie sono state introdotte con la legge n.43 del 1994, l’emissione era appannaggio solo delle società quotate. Il decreto legge 22 giugno n. 83 del 2012, conosciuto come “Decreto Sviluppo”, del Governo Monti ha introdotto la possibilità anche per società non quotate di emettere le cambiali purché in possesso dei seguenti requisiti:
- siano supportate da un intermediario finanziario sponsor in grado di assistere la società nell’emissione e nel collocamento della cambiali;
- l’ultimo bilancio d’esercizio sia certificato da un revisore legale o da una società di revisione;
- le cambiali emesse siano collocate solo presso investitori qualificati che non siano soci (diretti o indiretti) della società.
Il vantaggio per le società di emettere cambiali finanziarie sta nella possibilità di ottenere liquidità dal mercato senza sostenere gli alti oneri dei prestiti bancari. Mentre gli investitori hanno la possibilità di effettuare un impiego diverso del capitale guadagnando dalla differenza tra il valore di rimborso alla scadenza del titolo e il prezzo pagato per acquistarlo.
Tassazione
Le cambiali finanziarie scontano un’aliquota del 26% sui proventi corrisposti dalle società o dagli enti emittenti. Tale aliquota è versata da parte del sostituto di imposta, che può essere l’emittente stesso o l’intermediario autorizzato che interviene nel pagamento. La ritenuta a titolo di imposta non viene applicata se gli interessi o i proventi sono corrisposti a OICR istituiti in Italia o in uno Stato Ue il cui patrimonio è investito per oltre il 50% in cambiali finanziarie, obbligazioni e simili, e le cui quote del fondo sono possedute da investitori qualificati, come previsto dall’art.100 del Tuf. Vediamo con un esempio di chiarire come avviene la tassazione:
Emissione di una cambiale finanziaria quotata nel segmento ExtraMOT di Borsa italiana al valore nominale di 100.000 euro con prezzo di emissione 99,50, scadenza 90 giorni. In tal caso il profitto su cui sarà applicata l’aliquota del 26% nei confronti dell’acquirente della cambiale finanziaria sarà determinato semplicemente come differenza tra il valore nominale e l’importo pagato all’emissione, quindi:
100.000 – 99.500 = 500 euro
Quindi l’aliquota di imposta sarà equivalente a: 26% su 500 = 130 euro.