Settemilacinquecento dipendenti in meno, mille filiali chiuse e tassi d’interesse in rialzo. Abbastanza per mitigare il venir meno dei rifinanziamenti Tltro della Bce che negli ultimi anni hanno aiutato le banche italiane a macinare utili.
Nei primi nove mesi del 2022 l’incremento dei proventi operativi dei primi cinque gruppi bancari italiani (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper, Mps) ha superato il 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: 1,2 miliardi di euro in più a 38,8 miliardi. L’utile netto aggregato è arrivato a 8,9 miliardi di euro (+5,5%) grazie a interessi netti cresciuti dell’8,3% a 17,5 miliardi. È quanto emerge dalla fotografica scattata per First Cisl dal Comitato scientifico della Fondazione Fiba. Dal primo settembre l’indice bancario di Piazza Affari ha recuperato il 28% scommettendo sull’aumento dei tassi da parte della Bce.
Sul settore, però, incombe la nube dei subprime in un contesto macroeconomico è in deterioramento. I maggiori interessi per le banche derivano da mutui e prestiti più cari per famiglie e imprese. In uno scenario dove l’inflazione è all’8% e un italiano su tre fatica a pagare le bollette entro Natale, il rischio che vadano in sofferenza anche i mutui – le spese condominiali lo sono già – cresce. Per la Fondazione Fiba, però, è improbabile che si ripeta uno scenario come quello del 2008. Anche perché nei primi nove mesi dell’anno la qualità del credito è migliorata con il ridursi dell’incidenza dei crediti deteriorati: l’Npl ratio netto è sceso all’1,6% dal 2% di inizio anno.
L’aumento delle svalutazioni sui ricavi operativi è un primo segnale di inversione di rotta, ma l’incidenza del flusso dei nuovi crediti deteriorati (tasso di deterioramento) si mantiene inferiore all’1%: secondo Bankitalia si tratta del miglior risultato dal 2006. “Per le banche – sottolinea il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani – è arrivato il momento di dimostrare che il loro ruolo non consiste unicamente nel distribuire dividendi agli azionisti, ma che l’attenzione al lavoro e la sua giusta remunerazione sono parti essenziali di una visione del business sostenibile”.
Costi ed entrate. Nel dettaglio dell’analisi, il rapporto tra costi e ricavi cala dal 54,1% al 51,7%, dato inferiore alla media delle principali banche europee (58,2%) con il cost/income di Unicredit che ha superato il target fissato per il 2024 (la divisione Italia è al 45,6%); il Banco BPM ha superato il target intermedio al 2023 sotto il 57%. A sostenere la discesa è la contrazione del costo del lavoro (-2%), le altre componenti sono sostanzialmente stabili. E con il calo dei dipendenti, aumenta la produttività pro-capite salita del 7,1% a 140mila euro.
Banco BPM, quotazioni ai massimi dello scorso giugno
Il titolo Banco BPM è decisamente impostato al rialzo nel breve termine, anche grazie alla performance positiva registrata nella seduta di ieri (+0,92%). Dopo un’apertura in linea con la chiusura precedente, infatti, le quotazioni hanno intrapreso fin da subito un andamento fortemente rialzista che le ha portate a realizzare un massimo a quota 3,316, per poi ripiegare leggermente ma mantenedosi comunque tutto il resto della giornata all’interno di uno stretto trading range compreso tra i livelli 3,276 e 3,301.
Le quotazioni stanno salendo con forza oramai da diversi mesi (dal minimo a 2,210 del 15 luglio), oltretutto con una oscillazione piuttosto regolare (ossia con fisiologici ritracciamenti) che rende il trend rialzista in corso ancora più sostenibile anche nel medio/lungo periodo. Nelle ultime sei sedute, in particolare, vi è stata addirittura una accelerazione che ha permesso ai prezzi di raggiungere i massimi toccati i primi di giugno, in decisa controtendenza rispetto alla perdurante lateralità dell’indice FTSE/MIB.
Inutile ipotizzare un’inversione di tendenza, il titolo ha spazio per continuare a correre ancora. Quindi, pur consapevoli di quanto sia (anche psicologicmente) difficile comperare sui massimi, in realtà è questa l’unica direzionalità che sarà conveniente cavalcare, almeno fino al 15 dicembre quando si riunirà la Bce.
Dal punto di vista operativo, pertanto, l’ingresso in posizioni long è consigliabile al superamento del livello 3,316 con target nell’intorno dei 3.536 euro, mentre le posizioni ribassiste sono troppo rischiose e potrebbero generare falsi segnali. L’impostazione algoritmica, infatti, vede i prezzi stazionare al di sopra dell’indicatore Supertrend mentre sia l’indicatore Parabolic Sar che la media mobile a 25 sono diventati rialzisti da poco. Anche l’indicatore Macd ha appena incrociato il proprio Signal. Inoltre, è da segnalare come l’indicatore RSI sia posizionato nell’area di “ipercomprato” vicino al livello 71.
L’andamento di breve termine del titolo BANCO BPM