Alcune grandi banche americane stanno offrendo ai clienti l’accesso agli ETF spot su Bitcoin. Bank of America Merrill Lynch e Wells Fargo hanno reso noto che i nuovi prodotti sono disponibili per i soggetti idonei nell’ambito della gestione patrimoniale. Questo significa che l’adozione di strumenti finanziari che riproducono l’andamento di Bitcoin sta diventando sempre più popolare.
L’11 gennaio 2024 ha segnato una data storica in tal senso perché, dopo oltre 10 anni di rifiuti, la Securities and Exchange Commission ha finalmente approvato i primi ETF basati sul prezzo a pronti della principale criptovaluta. Fino da allora l’autorità di regolamentazione USA aveva acconsentito la negoziazione solamente di ETF Futures su Bitcoin in quanto ritenuti più indicati a proteggere gli investitori contro frodi e manipolazioni di prezzo. La svolta è avvenuta ad agosto dello scorso anno, quando un Tribunale americano ha dato torto alla SEC in una causa intentata dal gestore Grayscale Investments, il quale per anni si è visto respingere la domanda di poter convertire il suo fondo comune su Bitcoin in un ETF quotato in Borsa.
Da quando i nuovi prodotti hanno ricevuto il via libera sono stati sommersi da un fiume di denaro, contribuendo in questo modo all’impennata del prezzo di Bitcoin sui mercati valutari. Negli ultimi giorni le quotazioni della valuta digitale sono arrivate fino a 64.000 dollari, a poca distanza dal massimo storico di 68.990 dollari di novembre 2021.
Bitcoin: un’adozione sempre più istituzionale
Dalla sua creazione avvenuta nel 2008, Bitcoin ha sempre fatto discutere. Alcuni lo hanno considerato oro digitale, ovvero una riserva di valore simile al metallo giallo in grado di proteggere dalle tempeste economico-finanziarie e dall’inflazione. Ai più fedeli sostenitori della criptovaluta si sono opposti coloro che ritengono Bitcoin assolutamente privo di valore intrinseco e un asset talmente rischioso e volatile da non poter mai servire come bene rifugio. Tra i maggiori detrattori vi è stato il grande investitore Warren Buffett, che ha addirittura definito Bitcoin “veleno per topi”.
Durante la sua ancor breve storia, Bitcoin ha avuto alti e bassi. Nei momenti di massima euforia sono arrivate terribili inversioni. In particolare se ne contano tre: la prima alla fine del 2017, a seguito dello spostamento improvviso di denaro su Bitcoin Cash, la valuta nata pochi mesi prima da una scissione della blockchain di Bitcoin; la seconda nella primavera del 2021 allorché la Cina decise di bandire le criptovalute da ogni forma di scambio nel Paese; la terza durante il 2022, prima con l’implosione della stablecoin TerraUSD e poi con il fallimento in serie di aziende crittografiche tra cui FTX di Sam Bankman-Fried.
Attualmente i catalizzatori per la continuazione del rally di Bitcoin sono troppo forti per ipotizzare un’immediata e rovinosa caduta. Anche perché l’industria delle criptovalute si è lasciata alle spalle tutte le vicende negative che hanno determinato il tracollo più recente. Tra circa un mese arriverà l’halving, l’evento che avviene ogni 4 anni e che comporta il dimezzamento dell’estrazione di Bitcoin e che provoca, di solito, un aumento dei prezzi. Inoltre le Banche centrali tra pochi mesi inizieranno a tagliare i tassi di interesse, favorendo lo spostamento di denaro verso le attività a maggiore rischiosità come Bitcoin.
“Rimaniamo convinti che Bitcoin si trovi su un percorso che durerà 18 mesi e porterà verso i 150.000 dollari, guidato da un’adozione istituzionale senza precedenti”, ha detto all’inizio di questa settimana Gautam Chhugani, analista di Bernstein. Una voce fuori dal coro, invece, è in questo momento quella di Vanguard. Il più grande fornitore di fondi comuni di investimento al mondo ha ribadito di non avere in programma di mettere a disposizione gli ETF Bitcoin spot sulla propria piattaforma.