Il Coronavirus fa male alla salute, alle Borse e all’economia: ma cosa può succedere all’economia quotidiana e reale? Intanto continuano a salire i numeri: 132 morti e oltre 6000 contagi: è peggio della Sars
Il Coronavirus continua a destare preoccupazione nel mondo. In primis per il bilancio delle vittime che continua ad aumentare, e con esse anche i casi di contagio (anche se sembrano rallentare quelli giornalieri): 132 morti e oltre 6000 persone infettate. Ma, giusto per avere un metro di paragone, i numeri hanno già superato quelli della Sars del 2002-2003. Un allarme che si è elevato esponenzialmente giorno dopo giorno, soprattutto con la conferma di casi anche al di fuori della Cina: l’ultima arriva dagli Emirati Arabi. In Italia, invece, al momento la situazione sarebbe sotto controllo, secondo il Ministero della Salute, che ha assicurato che il virus per ora non ha superato i confini nazionali. L’ultimo caso sospetto si è registrato a Napoli, dove all’Ospedale Cotugno è ricoverato un giovane cinese in viaggio con la moglie le cui condizioni sono però sotto controllo. Domani intanto rientreranno da Wuhan, da dove tutto è cominciato, i primi italiani. L’unità di crisi della Farnesina, in coordinamento con il ministero della Difesa, il ministero della Sanità e l’istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, ha predisposto un volo con a bordo personale medico specializzato e una volta in Italia, i connazionali seguiranno un protocollo sanitario definito.
Precauzioni mondiali
Il mondo intero prende precauzioni: gli Stati Uniti hanno sospeso tutte le tratte aeree dalla Cina; la British Airways ha già deciso, con effetto immediato, di interrompere i voli, così la United Airlines da alcune città della Cina verso gli Stati Uniti: Pechino, Shanghai e Hong Kong. Il Ceo di Apple (che produce gran parte dei suoi IPhone in Cina), Tim Cook ha fatto sapere che uno degli store è stato chiuso, negli altri è stato ridotto l’orario di apertura, la Toyota ha deciso di sospendere la produzione fino al prossimo 9 febbraio. Starbucks ha annunciato la chiusura temporanea di metà dei propri punti vendita in Cina, così come McDonald’s.
Cosa può succedere alla street economy?
Tutto questo porta a pensare immediatamente ai riflessi sull’economia, non è certo una novità, ma fintanto che l’allarme è rimasto circoscritto, la situazione era sotto controllo e poteva lasciar pensare a un limitato periodo di ridimensionamento economico interno. Chiaro è che ora, invece, i rischi, e di conseguenza le previsioni potrebbero assumere tinte sempre più fosche. E potremmo essere solo all’inizio.
Tra le poche certezze di chi prova a immaginare come il Coronavirus potrebbe tradursi in quella che definiamo street economy, c’è che il virus cinese si può paragonare, come già fatto, alla Sars del 2003, che costò un calo tra l’1 e il 2% al Pil del Dragone. E quindi, analizzando gli effetti diretti e indiretti sulla crescita mondiale, non è facile essere ottimisti, perché l’effetto sarà sì transitorio per Pechino con una riduzione della crescita del Pil sotto il 6% (rispetto al 6,5% previsto ), ma rimane al momento molto complicato fare una stima di quello che potrebbe significare invece per il resto del mondo.
Anche perché molto dipenderà dai tempi: più l’emergenza perdurerà e più verranno toccati da vicino i settori strategici di collegamento tra la Cina e altri Paesi. Per esempio il turismo, a cominciare dall’interruzione dei voli interni ed esterni; i consumi legati ai viaggi ma non solo (i cinesi sono tra i maggiori turisti in Italia).
Secondo i dati di Planet (azienda leader nei servizi di rimborso iva e pagamenti internazionali), l’anno scorso le vendite a cinesi in Europa sono cresciute del 6% rispetto all’anno prima, e se pensiamo su scala più ampia, gli acquisti all’estero dei cinesi valgono il 76% dell’intero mercato del Dragone del lusso.
Le Borse cinesi e i ribassi
Dopo la pausa del Capodanno lunare ha riaperto le contrattazioni la Borsa di Hong Kong. La reazione? Da dimenticare.
Grafico Hang Seng by TradingView
L’indice Hang Seng ha segnato infatti un tonfo del 2,82%, accusando un calo di 789,01 punti, a quota 27.160,63. I mercati della Cina continentale, Shanghai e Shenzhen, riapriranno i battenti lunedì 1 febbraio dopo che il governo ha allungato le festività di altri tre giorni. Shanghai ha disposto la chiusura delle attività business fino al 9 febbraio.