Non si ferma l’entusiasmo di mercati, creativi e innovatori per gli NFT. La corsa ai Non Fungible Token è inarrestabile in tutto il mondo: sono ormai migliaia gli artisti e i musicisti, i registi e i fotografi, gli stilisti e i grafici (senza dimenticare i giganti dell’industria) che lanciano una propria collezione con un lauto profitto. Ma nello specifico come si fa a creare NFT? Ecco tutto quello che c’è da sapere, dalla procedura ai costi.
Creare NFT e venderli: come funziona
Crypto asset unici conservati su blockchain, gli NFT possono essere creati direttamente su specifiche piattaforme che permettono di coniare e caricare la propria opera d’arte (o qualsiasi altro tipo di medium digitale) e poi di venderla sui marketplace dedicati. Il primo passo è quindi decidere cosa creare, se un’immagine in JPG o PNG, un file audio, un video o una GIF.
L’obiettivo è postare un pezzo unico, proprio come un quadro in una galleria d’arte. È particolarmente importante assicurarsi di detenere ogni diritto sui supporti che si stanno utilizzando, poiché la creazione di un NFT da fonti non di proprietà può avere conseguenze legali. Lo step successivo è la scelta della blockchain.
La scelta della blockchain
La più popolare è Ethereum, dove si trovano centinaia di collezioni. I token non fungibili di Ethereum sono creati usando lo standard ERC-721, che memorizza i metadati dell’NFT sulla blockchain. Il meccanismo di consenso è proof-of-stake (PoS). L’unica pecca degli NFT di Ethereum è che il trasferimento sulla blockchain può comportare elevate commissioni di gas.
Un’alternativa più veloce e a basso costo è Solana, l’ecosistema della crypto SOL. Solana offre commissioni di transazione inferiori al centesimo e un elenco crescente di applicazioni che supportano gli NFT. Inoltre, sfrutta sia PoS che proof-of-history (PoH) e vanta una velocità di transazione molto superiore a quella di Ethereum.
Altrimenti c’è Flow, la blockchain PoS progettata appositamente per NFT (incentrati in particolare sullo sport) e app di gioco decentralizzate che ospita la famosa collezione NBA Top Shot. Queste tre sono le più diffuse ma esistono molte altre blockchain che supportano gli NFT, ognuna con le proprie community e dApp per creatori e collezionisti.
Conservare gli NFT nel proprio wallet
Una volta scelta una blockchain, è essenziale avere un portafoglio digitale che la supporta per archiviare il proprio token. Per creare un wallet, è necessario scaricare un’app di crypto-wallet, fornire un nome utente e una password e conservare le chiavi private e la frase di recupero offline per avere un backup.
Naturalmente esistono tantissime app di crypto-wallet su più blockchain, con gestione intuitiva di centinaia di migliaia di token, conservazione di NFT e criptovalute in un unico posto e conversioni incrociate integrate. Tra le più usate ci sono Coinbase Wallet, Ledger Nano X e MetaMask.

Le piattaforme: da OpenSea e Binance a Crypto.com
Ormai le NFT platforms sono moltissime e quasi tutte permettono di creare un Non Fungible Token, ma le migliori sono quelle che offrono un marketplace completo sia per listare che per vendere NFT. OpenSea è senza dubbio il più grande mercato decentralizzato di token con qualcosa come quattro milioni di oggetti d’arte in catalogo.
Ma non sono da meno gli exchange di criptovalute Binance e Crypto.com. Altrettanto valida è Solanart, il primo marketplace NFT completo su Solana. Più specializzate sono Mintable, Nifty Gateway, Rarible e SuperRare, ma ce ne sono moltissime e tutte focalizzate sul concedere all’artista il massimo sfruttamento dalla proprietà e vendita delle proprie opere.
La procedura per creare NFT
Nel pratico, una volta scelta la piattaforma e scaricata l’app di crypto-wallet, per creare un NFT bisogna collegare il wallet, selezionare l’opzione “Crea” (nel menu figurano di solito il caricamento, le caratteristiche dell’NFT, le proprietà e la blockchain) e caricare il file. È importante inserire i dettagli dell’opera, dal nome alla descrizione, fino a contenuti sbloccabili, codici di sconto e limiti al numero massimo di pezzi che possono essere coniati.
Una volta selezionata la blockchain, a quel punto si può lanciare l’NFT. È bene ricordare che il file viene subito uploadato e l’NFT è immediatamente pronto, ma all’inizio non è ancora in vendita e finché non si pubblica l’articolo sul marketplace, i metadati sono tecnicamente modificabili.
Listare l’NFT per la vendita
È un’operazione semplice e la maggior parte delle piattaforme prevedono le inserzioni in forma completamente gratuita. Con l’NFT nel portafoglio, occorre premere il pulsante “Vendi” sulla piattaforma in uso e selezionare il prezzo a cui si desidera inserirlo insieme alla durata della vendita. L’asta può essere a tempo o illimitata. Una volta che l’NFT è stato inserito in elenco, ha un URL unico che si può condividere.
La pubblicazione dell’inserzione richiede la conferma di alcune transazioni nel wallet, che potrebbero includere il pagamento di una commissione sulla blockchain scelta. Ovviamente il prezzo della fee di network dipende dalla singola blockchain: su Solana le quote sono minime, mentre su Ethereum possono costare molto di più.
Quanto costa creare e vendere NFT
Il costo della creazione è nullo: la maggior parte delle piattaforme di NFT permette di creare e listare i token gratis. La vendita, invece, ha un prezzo: è la transaction fee, ovvero la commissione di transazione. I venditori pagano una tariffa nominale al marketplace quando viene effettuato un acquisto. Binance, ad esempio, addebita una fee dell’1% e altre commissioni. OpenSea carica un importo fisso del 2,5% del prezzo di vendita. Ma ogni piattaforma ha le sue regole.
Inoltre, alcune blockchain si fanno pagare per coniare NFT sulla loro catena, addebitando all’utente le commissioni di rete. È il caso della fee del gas di Ethereum, che fluttua in base all’attività della blockchain e della rete, mentre Polygon applica un supplemento minimo per il batch-minting.
La parte più impegnativa, in realtà, non è creare o gestire il proprio NFT, ma commercializzare l’oggetto d’arte digitale, magari presso una comunità di persone interessate al lavoro che si svolge. Questo aspetto non ha nulla a che vedere con il processo artistico in sé ed è parecchio complicato, a meno che l’artista non sia già il personaggio di un meme, una firma prestigiosa o un fenomeno del web.