I prezzi del gas naturale stanno avendo un andamento altalenante nelle ultime settimane. La situazione infatti è tutt’altro che stabile, soprattutto in Europa. La Russia nei giorni scorsi aveva annunciato la riapertura dei rubinetti nella fornitura del combustibile verso i partner europei. Questo aveva contribuito a smorzare la folle ascesa della materia prima, che all’inizio di ottobre nel mercato dei futures aveva toccato un massimo di 6,466 dollari per milione di unità termiche.
La situazione però è tutt’altro che risolta perché il Premier del più grande esportatore europeo, Vladmir Putin, sembra che negli ultimi giorni abbia mantenuto un atteggiamento ondivago. La sensazione ormai da mesi è che se prima non verrà sbloccata la procedura di approvazione del gasdotto Nord Stream 2 difficilmente si potrà vedere una schiarita definitiva nei rapporti tra Mosca e il Vecchio Continente. L’Europa però continua a soffrire della pressione degli Stati Uniti, che non vorrebbero dare troppo potere decisionale al Cremlino.
L’8 novembre era proprio la data in cui il colosso energetico di Stato Gazprom avrebbe dovuto iniziare a riempire i siti di stoccaggio in Europa. In particolare quelli tedeschi e quelli austriaci sono solo rispettivamente al 10% e al 20% della loro capacità di immagazzinaggio, come mai si è visto in passato. Al momento però non si sono registrati flussi significativi e l’azienda statale russa non ha prenotato alcuna capacità aggiuntiva per il mese di novembre. Questo porta gli investitori e gli analisti a considerare che le forniture rimarranno limitate anche con l’avvento dell’inverno. Giocoforza le quotazioni del gas naturale sarebbero destinate a salire nei mesi che verranno.
Gas naturale: ecco un fondo che ha guadagnato 400 milioni di dollari
Le oscillazioni dei prezzi del gas naturale sono state un’occasione per qualcuno per realizzare grandi profitti. È il caso del fondo statunitense Stator Capital, con sede a Miami e che gestisce assets per circa 2 miliardi di dollari. L’hedge fund guidato da Ron Ozer ha realizzato nel mese di ottobre una performance del 23,5%, che corrisponde a un guadagno di oltre 400 milioni di dollari.
La strategia adottata dall’azienda è stata quella di aumentare le posizioni rialziste sui future nel momento in cui il prezzo del sottostante scivolava per effetto di ritracciamenti, prendendo quindi profitto dal rimbalzo successivo delle quotazioni. L’alta volatilità ovviamente ha fatto il gioco del fondo, che dall’inizio dell’anno ha incamerato circa il 29% di profitto.
Stator Capital ha spesso sfruttato la tecnica del rimbalzo per ottenere a volte guadagni molto interessanti. Ad esempio, durante la pandemia ha puntato sul petrolio quando vi è stato lo shock determinato oltre che dal Covid-19 anche dalla guerra fratricida tra Russia e Arabia Saudita all’interno dell’OPEC+. Al riguardo nel 2020 il fondo è stato uno dei più performanti, con un risultato finale di +59%.
Negli ultimi anni la crescita del patrimonio gestito è stata resa possibile dall’esodo di capitali da molti fondi che hanno chiuso perché non sono riusciti a tenere il passo nel difficile mercato delle materie prime. Tra questi vanno citati ad esempio Armajaro Asset Management e Astenbeck Capital Management, tra i più importanti. Stator Capital nei mesi scorsi aveva affermato che il travaso di denaro aveva anche creato delle opportunità proprio sul mercato del gas naturale e, a quanto pare, è stato finora profetico.