Golden Power: cos'è e quali aziende interessa - Borsa&Finanza

Golden Power: cos’è e quali aziende interessa

Golden Power: cos'è e quali aziende interessa

Recentemente si è molto sentito parlare di Golden Power in relazione all’OPA amichevole che il fondo americano Kkr ha lanciato per acquisire Telecom Italia. Sul capitale azionario di TIM lo Stato italiano ha una quota del 9,81% detenuta attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, ma può esercitare il golden power così come per tutte le aziende che considera come asset strategici. Ma cos’è il golden power, come è nata e quali settori interessa? Vediamo una guida che illustra tutte le principali caratteristiche.

 

Golden Power: cos’è e come è nata

Il Golden Power non è altro che un potere speciale che ha il Governo su alcune società italiane nelle  quali ha una presenza nel capitale azionario e che operano in settori reputati strategici e di interesse pubblico. Questo potere si esplica in tutta una serie di condizioni o addirittura nel veto che lo Stato può imporre all’acquisto di partecipazioni dell’azienda da parte di terzi soggetti. 

Non solo, l’intervento dello Stato può riguardare anche delibere relative a operazioni straordinarie o di particolare rilevanza, concernenti ad esempio le modifiche statutarie che limitano il diritto di voto o il possesso azionario. Si tratta quindi di uno scudo normativo introdotto con la legge n.21 del 15 marzo 2012, che fissa altresì termini e procedure da osservare, con obblighi specifici di notifica alle aziende interessate. 

Questo strumento ha permesso di superare quello della Golden Share, per cui nel 2009 l’Italia subì una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea, la quale ritenne l’atto un impedimento alla libera circolazione dei capitali. 

La Golden Share era stata instaurata con la legge n.47 del 1994 e riguardava le privatizzazioni delle imprese pubbliche. In buona sostanza lo Stato aveva la facoltà di conservare una partecipazione azionaria e di mettere il suo veto su alcune scelte aziendali che reputasse cruciali. Passando alla Golden Power invece il potere dello Stato si riferisce a operazioni specifiche in settori strategici.

 

Golden Power: i settori strategici interessati

Inizialmente i settori compresi nella riforma riguardavano la difesa e la sicurezza nazionale. Da allora però sono stati effettuati alcuni importanti decreti che hanno esteso al Governo l’ambito di operatività. 

Il primo riguarda il decreto legge n.148 del 2017 che fornisce poteri speciali nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti. In particolare il riferimento è agli assets ad alta intensità tecnologica legata a infrastrutture critiche o sensibili, come ad esempio l’immagazzinamento e la gestione dei dati, l’intelligenza artificiale, la robotica, i semiconduttori, la sicurezza di rete, la tecnologia spaziale e nucleare, ecc. Il secondo decreto è il n.22 del 2019, denominato Decreto Brexit, dove vengono inclusi i servizi di comunicazione elettronica a banda larga che si basano sulla tecnologia 5G.

L’avvento del Coronavirus ha fatto tornare sotto i riflettori il tema del Golden Power, al punto che il Governo Conte con il decreto n.23 dell’8 aprile 2020, noto anche come Decreto Liquidità, ha esteso i poteri speciali dello Stato ad altri settori per evitare scalate a prezzi da stralcio da parte di società straniere sui pezzi forti del tessuto imprenditoriale del nostro Paese. Tali settori riguardano l’alimentare, l’assicurativo, il sanitario e il finanziario. Il primo Decreto Ristori del 29 ottobre 2020 aveva fissato il termine del 30 giugno 2021 per l’esercizio dei poteri ampliati del Golden Power, ma il Consiglio dei Ministri del 29 aprile 2021 ha prorogato la scadenza al 31 dicembre 2021.

 

Golden Power: i casi in cui il Governo ha esercitato questo potere speciale

Il primo caso in cui si parlò di Golden Power dalla sua introduzione fu nel 2015 allorché la piccola società modenese Sir divenne preda del colosso cinese della robotica Wolong, che acquisì il 90% delle azioni. La Sir aveva una certa importanza nel quadro tecnologico italiano, in quanto leader delle tecnologie robotiche nel settore automobilistico. Nel 2017 Palazzo Chigi esercitò il Golden Power ponendo il veto alla scalata di Vivendi a TIM. 

Con il Governo Draghi si sono avuti ben 3 stop all’avanzata di aziende straniere per acquisire aziende strategiche italiane. Nel marzo del 2021 il colosso cinese Shenzen Invenland Holding fu bloccato nell’acquisto del 70% di Lpe, produttore di chip con sede a Baranzate. 

Sette mesi più tardi fu congelato il takeover da parte di Syngenta, proprietà dell’ente statale cinese Chem China, ai danni di Verisem, società romagnola produttrice di sementi e controllata dalla società d’investimento statunitense Paine Schwarts and Partner. 

Infine di pochi giorni fa è il terzo altolà di Draghi, con la frenata al tentativo di acquisizione del ramo italiano di Applied Materials da parte della joint venture tra Zhejiang Jingsheng Mechanical, produttore di componenti di microchip, e il ramo di Hong Kong di Applied Materials.

 

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