L’enorme aumento dei prezzi del grano innescato dalla guerra Russia-Ucraina ha portato nei giorni scorsi un Paese come l’India a prendere una decisione drastica: vietare l’esportazione della materia prima. La mossa avrà un impatto di grande rilievo, essendo il gigante asiatico il secondo produttore di grano al mondo dopo la Cina. Le Autorità indiane hanno motivato l’atto con l’esigenza di gestire la sicurezza alimentare domestica. Solo quest’anno infatti le quotazioni del grano si sono incrementate di oltre il 60%, con Russia e Ucraina che esportano il 29% della produzione del bene a livello internazionale. Tuttavia, non è solo l’India ad aver intrapreso questa strada, ma altre Nazioni come Egitto, Kazakistan, Kosovo e Serbia hanno vietato le esportazioni di grano. L’Egitto dovrebbe terminare il divieto il 10 giugno 2022, il Kazakistan il 15 giugno, il Kosovo e la Serbia invece faranno perdurare il blocco fino alla fine dell’anno.
G7: è emergenza alimentare
Il problema principale è che non è stato solo il grano ad essere messo al bando, ma anche altri prodotti alimentari, il che rischia di generare una vera e propria emergenza per quel che riguarda la sicurezza di cibo. Alcuni beni come olio di girasoli, olio di palma, fertilizzati e cereali spiccano su tutti, in un contesto in cui l’Ucraina sta decisamente diminuendo l’offerta con la guerra che sta distruggendo le coltivazioni. Per di più vi sono accuse da parte di Kiev alla Russia, rea secondo le fonti ucraine di aver rubato migliaia di tonnellate di grano con lo scopo di rivenderle.
Secondo gli analisti del Peterson Institute for International Economics, con il conflitto in corso cresce la probabilità che la carenza alimentare diventi acuta, in particolare per quanto riguarda i cereali e i vegetali. Questo porta un numero maggiore di Paesi a fare la scelta dolorosa di attuare restrizioni sul commercio. Similmente un altro grande Stato asiatico, l’Indonesia, ha limitato di recente le esportazioni dell’olio di palma, che è un prodotto chiave non solo nei beni alimentari.
Le forniture da quella zona rappresentano più del 50% del totale a livello mondiale e questo desta grande preoccupazione, anche perché l’interruzione durerà fino al 31 dicembre del 2022. Anche il Governo indonesiano ha giustificato l’iniziativa come necessità di garantire la disponibilità di cibo nel territorio nazionale, dopo che l’inflazione ha continuato a crescere a livelli record. Il G7 nel fine settimana scorso ha lanciato l’allarme fame nel mondo, che potrebbe rientrare se la Russia rimuovesse il blocco sul grano ucraino persistente nei porti.