Una delle grandi vittime del tracollo dell’exchange FTX è stato il fondo Grayscale Bitcoin Trust. L’organismo finanziario da 10,5 miliardi di dollari e che possiede il 3,5% di Bitcoin presenti a livello globale, ha visto le sue azioni perdere circa il 10% da quando Sam Bankman-Fried ha presentato istanza di fallimento al Tribunale del Delaware. Gli investitori del trust quest’anno hanno bruciato circa tre quarti del capitale.
Ora le azioni sono scambiate a uno sconto del 39% rispetto al net asset value del fondo. La situazione si è resa particolarmente difficile questa settimana, quando il broker crittografico Genesis Trading ha sospeso i prelievi dei clienti a causa del contagio per l’esposizione in FTX. Il problema è che Genesis fa parte del gruppo Digital Currency Group, attualmente maggiore azionista di Grayscale con una quota del 4,1%.
Grayscale Bitcoin Trust: il problema della struttura del fondo
Grayscale Bitcoin Trust è un fondo lanciato nel 2013 che ha da subito approfittato della scarsa concorrenza nel genere imbarcando una grande quantità di denaro da parte degli investitori. Nell’ottobre del 2021 il patrimonio netto del trust ha raggiunto un massimo di quasi 40 miliardi di dollari. Il declino è iniziato allorché in Canada sono emersi i primi fondi basati sulle quotazioni spot di Bitcoin, cosa che negli Stati Uniti è vietata. Gli investitori hanno cominciato ad allontanarsi da Grayscale, facendo scendere le sue azioni a un prezzo molto più basso rispetto al NAV.
A quel punto Grayscale ha fatto domanda alla Securities and Exchange Commission per convertire il fondo in ETF Bitcoin spot, ma l’Autorità americana continua a respingere la richiesta in quanto la ritiene non idonea per preservare gli investitori dal rischio di frodi e manipolazioni. In USA sono consentiti gli ETF su future Bitcoin, ma non sul prezzo spot. Ciò significa che le azioni non possono essere rimborsate in Bitcoin o contanti, ma al più possono essere vendute tramite il mercato over-the-counter.
Il Presidente di ETF Store, Nate Geraci, ha detto che “la struttura di Grayscale è chiaramente non ottimale, con il divieto di rimborso delle azioni”. E ha aggiunto: “È molto deludente che la SEC continui a consentire a qualsiasi investitore al dettaglio di accedere a questo fondo, ma non approverà un ETF spot Bitcoin che risolverebbe il problema dello sconto. Questo è un altro esempio dell’assurda disfunzione normativa intorno all’intero ecosistema crittografico in questo momento”.
Sulla possibilità che presto o tardi Grayscale venga convertito in ETF è molto fiduciosa Cathie Wood, fondatrice e Amministratrice di ARK Investment Management. Il mese scorso la regina di Wall Street aveva affermato che il trust si trovasse in quel momento a un prezzo di svendita vista tale possibilità e questa settimana ha dato seguito alle parole acquistando altri 2,8 milioni di dollari di azioni Grayscale. Con una quota di quasi l’1%, in questo momento ARK è il terzo maggiore azionista del trust.
Una eventualità possibile nei prossimi mesi è che Grayscale chieda l’autorizzazione alla SEC di riacquistare un grande quantità di azioni, liquidando il fondo e realizzando profitti che serviranno a compensare la perdita derivante dalle entrate da commissioni. Le prospettive appaiono nebulose, perché difficilmente la Commissione di Borsa USA darà il permesso. Nel frattempo, secondo Geraci, ci sono alte probabilità che lo sconto delle azioni rispetto al NAV si allarghi. In particolare, se l’effetto contagio di FTX dovesse prendere altri spazi crittografici.