Gli hedge fund occupano una posizione significativa nel contesto dell’asset management, gestendo il denaro che viene affidato loro dagli investitori con tecniche eterogenee rispetto ad altri fondi e mirando ad obiettivi molto più ambiziosi. Il primo hedge fund è stato creato nel 1949 da Alfred Winslow Jones, sociologo e giornalista australiano di Fortune. L’investitore riuscì a insinuarsi tra le maglie della normativa statunitense in vigore all’epoca per sviluppare una modalità di gestione non consentita ai fondi normali e mirata a contenere il rischio e nel contempo a ottenere rendimenti elevati. Entriamo quindi nel dettaglio per capire insieme in cosa consistono gli hege fund, quali sono le strategie di investimento che mettono in campo e le caratteristiche principali.
Hedge fund: definizione e caratteristiche
Il termine hedge fund deriva letteralmente da “siepe”, per indicare che non si tratta di un fondo singolo ma di una serie di fondi diversi. Nel contempo, il riferimento è alle tecniche di hedging, ossia alla copertura e protezione utilizzate per abbassare la volatilità di portafoglio e contenere i rischi. In sostanza, se si dovesse prendere a riferimento la definizione italiana, non si tratterebbe di fondi speculativi, proprio perché lascerebbe intendere una gestione molto meno aggressiva di quanto si possa immaginare.
Negli Stati Uniti, patria degli hedge fund, parliamo di un fondo in cui vi partecipa un gruppo ristretto di soci particolarmente accreditati. Il requisito di accesso è di un versamento non inferiore a 100 mila dollari (o 250 mila dollari per tipologie di hedge fund con caratteristiche ancora più stringenti). La struttura del fondo è quello di una limited partnership (LP), dove i soci affidano il potere gestionale a un fund manager e hanno responsabilità limitata. Al contrario, l’hedge fund manager risponde personalmente e illimitatamente dei debiti contratti dal fondo, se il capitale sociale della struttura dovesse risultare insufficiente a soddisfare i creditori. In sostanza, i soci risultano soci accomandanti, mentre i gestori soci accomandatari.
La partecipazione ai profitti da parte dei soci avviene sotto forma di dividendi, in funzione della quota di partecipazione al capitale. L’hedge fund manager invece viene compensato attraverso una management fee, che solitamente corrisponde a circa il 2% del valore degli asset in gestione, più un bonus derivante dalla performance conseguita dal fondo. In genere, viene adottata la formula del “Two and Twenty”, ossia: del 2% sulle masse gestite ma solo se il fondo è particolarmente attivo, altrimenti può calare fino allo 0,5%; del 20% sui profitti conseguiti, dopo che l’80% è stato suddiviso tra i soci. Ovviamente, nel caso in cui l’hedge fund va incontro a delle perdite, il gestore non riceverà alcun bonus. In questo modo costui è incentivato al risultato, tenendo presente la formula dell’high-water mark. Questa comporta che il valore del fondo di riferimento per calcolare la performance è riportato al massimo raggiunto in precedenza, per evitare che il manager possa ottenere grandi guadagni anche con una performance complessiva negativa del fondo.
Gli hedge fund possono essere di due tipi:
- open-end fund, dove è consentito emettere un numero di azioni e raccogliere finanziamenti in maniera illimitata, sebbene in USA il numero massimo dei soci viene stabilito in 99;
- closed-end fund, in cui l’emissione di azioni e i finanziamenti incontrano certi limiti.
I soci non possono ritirare il loro investimento in qualunque momento. O meglio, dall’acquisto della partecipazione, deve passare un termine che normalmente va da 3 a 7 anni. Il blocco viene denominato lock-up period.
Hedge fund: come e dove investono
L’obiettivo fondamentale degli hedge fund è quello di ottenere guadagni costanti nel tempo, adottando una bassa correlazione rispetto ai mercati di riferimento e investendo in attività altamente speculative ma potenzialmente molto fruttuose. Per fare questo possono operare in leva e sia in acquisto che in vendita. Inoltre possono agire sia in mercati regolamentati che in quelli over the counter (OTC). Tra le operazioni che mettono in campo figurano:
- la compravendita di azioni, anche simultaneamente se i titoli sono collegati, e di qualunque grandezza (dalle blue chip alle start-up);
- la compravendita di obbligazioni anche in simultanea;
- la vendita allo scoperto;
- la compravendita di derivati come forward, futures, options e swaps;
- la compravendita di valute;
- la compravendita di materie prime;
- le operazioni di hedging per coprire il rischio finanziario del portafoglio investimenti;
- il leveraged buy-out, attraverso cui l’hedge fund si indebita per investire in vari strumenti speculativi.
L’ordinamento italiano
In Italia l’hedge fund non è altro che il fondo comune di investimento speculativo, regolamentato dal decreto del Ministero del Tesoro 228/1999. In questo ambito, le Società di gestione del risparmio, o Sgr, possono istituire fondi che hanno un patrimonio divergente rispetto a quello prudenziale stabilito dalle autorità di vigilanza. Al riguardo, l’ammontare minimo non deve essere inferiore a 500 mila dollari e le quote non possono essere oggetto di sollecitazione.
Inoltre, è possibile creare i cosiddetti side pockets, che permettono il trasferimento delle attività illiquide del fondo speculativo in un fondo comune d’investimento di tipo chiuso e di modulare le richieste di rimborso rispettando sempre l’interesse dei partecipanti e la parità di trattamento. Nel regolamento del fondo speculativo deve figurare che lo schema di investimento è altamente speculativo e la gestione avviene in deroga ai divieti stabiliti dalla Banca d’Italia e dalla CONSOB. Inoltre, devono essere indicati gli asset in cui investe il fondo e le modalità per partecipare. Quanto alla gestione, può essere effettuata solamente dalle società che hanno per oggetto esclusivo l’istituzione e la gestione dei fondi.