Da sempre considerata la versione più spinta dell’investimento nel mondo farmaceutico, le biotecnologie rappresentano oggi un tema replicabile in Italia con ETF. Vediamo come
Il settore delle biotecnologie rappresenta da sempre nell’immaginario collettivo dell’investitore medio un modo per entrare in un settore difensivo e anti ciclico per eccellenza come quello farmaceutico, sfruttando le potenzialità enormi di un mondo che negli ultimi anni ha avuto tassi di crescita impressionanti.
Non è un caso che i listini di appartenenza delle società health care e biotech sono diversi. Il Nasdaq è infatti il territorio di conquista per piccole o grandi società che spaziano dal campo della medicina a quello della genomica, fino al mondo industriale e agricolo.
A fine 2020 la capitalizzazione di mercato del settore biotecnologico superavano i 600 miliardi di dollari con attese di crescita del settore nell’ordine del 8-10% fino al 2026 (fonte Berkshire Hathaway). Stime più ottimistiche come quelle di Global Market Insight si spingono addirittura a prevedere un giro d’affari da 950 miliardi di dollari entro il 2027con tassi di crescita annui fino al 15%.
Il Covid ha probabilmente accelerato un processo che già era fortemente lanciato. Società come Moderna sono saltate all’attenzione dei media mainstream dopo l’approvazione di uno dei vaccini anti-Covid e i flussi finanziari già imponenti non potevano che aumentare.
L’investitore non deve mai dimenticare il rischio implicito nell’investimento in società che spesso puntano su alcuni prodotti selezionati che mirano a risolvere problematiche altrettanto specifiche. La scarsa diversificazione del catalogo prodotti può essere quindi un fattore di rischio da considerare. Ma dove c’è rischio c’è anche opportunità e certamente questo settore ne offre parecchie.
E’ stato così negli ultimi 5 anni? Purtroppo per gli investitori del settore biotech no. Se prendiamo i dati di due ETF di Invesco che investono rispettivamente in azioni americane che operano nel tradizionale settore health care e nel ben più growth settore biotech, notiamo come i risultati di performance e volatilità sono opposti. Il settore farmaceutico ha portato a casa (dati al 22 novembre 2021) in cinque anni quasi il 95% di performance. Il settore biotech si è fermato poco sopra il 50%. La volatilità all’opposto vede il biotech confermare la sua rischiosità con un dato annuo di 21% contro il 12% del settore health care.
Aspetto negativo di rapporto tra rendimento rischio che può anche essere visto come opportunità di mean reversione nei prossimi anni. A 10 anni infatti i rapporti si invertono. Il Nasdaq Biotechnology index ha raccolto il 390% di performance contro il 330% del NYSE Healthcare Index.
Biotecnoligie: come investire con gli ETF
Ma come può un investitore italiano investire in questo settore? Pur con le dovute precauzioni di diversificazione e tolleranza del rischio, assolutamente attuali per questa tipologia di tematiche settoriali, Invesco offre un super capitalizzato strumento (isin Invesco Nasdaq Biotech ISIN IE00BQ70R696) con oltre 600 milioni di euro di masse in gestione e lanciato nel 2014.
Con un costo di 0,4% che coincide anche con la tracking difference dello strumento, questo ETF replica l’indice Nasdaq Biotechnology Index. I componenti sono ponderati in funzione della capitalizzazione di mercato, ma i 5 titoli maggiori sono limitati all’8% mentre gli altri titoli non possono superare il 4%. Amgen, Gilead, Moderna e Regeneration tra le prime società presenti in portafoglio.
Un settore quello delle biotecnologie che paradossalmente dall’inizio della pandemia ha raccolto la metà della performance di un indice tradizionale come lo S&P500. Opportunità o rischio lo capiremo nei prossimi anni. Certamente le promesse sono tante e per questo lo strumento gestito a replica passiva di Invesco rappresenta un buon punto di partenza a basso costo per cavalcare il mondo biotech nei prossimi anni.