Dalla libbra romana, l’unità sulla quale si basava il sistema monetario del mondo italico, alle piccole monete che circolavano negli Stati dell’Italia non ancora unita, passando per la riforma di Carlo Magno che attraverso l’uso centralizzato del conio delle monete d’argento, sul modello di quanto fatto dal padre Pipino il Breve nel Regno franco, trasformò il soldo in una nuova moneta chiamata denaro. La storia delle lire italiane è affascinante e tumultuosa. “Tra le tante avventure è già molto che la lira abbia conservato il nome che porta”, diceva Guido Carli.
Oggi che ricorrono i venti anni di moneta unica, adottata dal 1° gennaio 2002, le bambine e gli adolescenti che crescono conoscendo soltanto l’euro e i suoi centesimi, sanno poco o nulla di “quello che c’era prima”. Un simbolo del nostro passato, un fenomeno internazionale durato dodici secoli e non ancora estinto: le lire continuano infatti ad essere le valute di Turchia e Cipro del Nord, Libano e Siria.
Quando è nata la lira italiana?
Dopo la sua fase “sperimentale” con la moneta di conto voluta da Carlo Magno, la lira d’argento veneziana e il “testone” milanese battute tra la fine del 1400 e la seconda metà del 1500, le prime lire ufficiali coniate nel 1808 alla Zecca di Milano e la “lira italiana” in metallo voluta da Napoleone, la lira è legata in maniera inestricabile alla storia d’Italia perché è creata come moneta nazionale nel 1861, l’anno di nascita del Regno d’Italia. L’Unità si compie il 17 marzo, quando gli italiani del Risorgimento conquistano finalmente un’identità, seppur lunga a venire. Poco più di un anno dopo, con l’emissione del decreto del 24 agosto 1862 che conferma anche il bimetallismo napoleonico a circolazione metallica e cartacea, la lira ottiene corso legale e sostituisce tutte le altre valute – ed erano centinaia – in circolazione negli stati pre-unitari.
Il modello della lira italiana è quello della lira piemontese: il primo esemplare, coniato nel 1823, portava l’effige di Carlo Felice. Dopo l’unificazione, la lira piemontese diventa la lira italiana e il governo stabilisce le nuove caratteristiche della moneta: 1 lira vale 0,29 grammi d’oro oppure 4,495 grammi d’argento. Bisogna attendere il 1866 per l’arrivo del corso forzoso (l’abolizione della convertibilità in oro o argento) che dura fino al 1881, viene ripristinato nel 1915 con l’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale e abolito nel 1927. Dopo la Grande guerra le lire sono coniate in nichelio e in acciaio. Con la fine della monarchia e l’arrivo della Repubblica, si opta per l’Italma, una semplice lega di alluminio con piccole percentuali di magnesio e manganese.
La prima coniazione repubblicana, emessa nel 1946, è quella di monete che hanno segnato la storia, come le 10 lire con Pegaso in volo e il ramo d’ulivo e con l’aratro e le spighe di grano coniate per quasi 50 anni, prima della massiccia diffusione di altri esemplari più rappresentativi come le 100 lire con la dea Minerva e l’albero di alloro e le 200 con la ruota dentata.

Le vecchie monete e banconote in lire
Sono esistiti dieci tagli di monete della lira italiana. Durante il Regno d’Italia 1 lira è stata coniata in sette versioni (la prima nel 1861 e nel 1867, la seconda a partire dal 1863, la terza nel 1883 fino al 1900, la quarta dal 1901 al 1907, la quinta dal 1908 al 1913, la sesta dal 1922 al 1935 e la settima dal 1936) e durante la Repubblica in due versioni: quella coniata dal 1946 al 1950 e quella realizzata a partire dal 1951 fino al 1959.
La moneta da 2 lire è arrivata ad undici versioni durante il Regno d’Italia: la prima coniata tra il 1861 e il 1863, la seconda nel 1863, la terza dal 1881 al 1899, la quarta nel 1890 e nel 1896, la quinta dal 1901 al 1907, la sesta dal 1908 al 1912, la settima dal 1911 al 1913, l’ottava dal 1914 al 1917, la nona dopo la Prima guerra mondiale, la decima nel 1936 e l’undicesima dal 1939. Durante la Repubblica le versioni sono rimaste due: quella coniata dal 1946 al 1950 e quella realizzata a partire dal 1953 fino al 1959.
La moneta da 5 lire ha avuto dieci versioni durante il Regno d’Italia: la prima coniata dal 1861, la seconda dal 1861 al 1878, la terza dal 1863 al 1865, la quarta dal 1878, la quinta nel 1879, la sesta nel 1901, la settima dal 1911, l’ottava nel 1914, la nona dal 1926 al 1930 e la decima dal 1936 al 1937. Durante la Repubblica si è passati a due versioni: quella coniata dal 1946 al 1950 e quella realizzata a partire dal 1951 fino al 1998.
Diverso il destino delle 10 lire, arrivate durante la Repubblica in due versioni: la prima coniata dal 1946 al 1950 e la seconda dal 1951 fino al 1999. Una sorte simile ha avuto la moneta da 20 lire, coniata in due versioni: la prima dal 1957 al 1959 e la seconda dal 1969 fino al 1999. Si passa a tre versioni per le 50 lire: la prima coniata dal 1954 al 1989, la seconda dal 1990 al 1995 e la terza dal 1996 al 1999.
Le 100 lire hanno accompagnato gli italiani per ben 34 anni in tre versioni: la prima coniata dal 1955 al 1989, la seconda dal 1990 al 1992 e la terza dal 1996 al 1999. Diventata una delle più amate tra le monete, le 200 lire sono esistite sempre in una sola versione: quella coniata a partire dal 1977 fino al 1998. Due le versioni delle 500 lire: la prima coniata dal 1958 al 1967 e la seconda dal 1982 fino al 1995. L’Italia turrita svetta infine sul dritto della moneta da 1.000 lire, coniata in due versioni: la prima soltanto nel 1997 e la seconda a partire dal 1997 fino al 1998.

Le prime banconote in lire cominciano a circolare quando la Banca Nazionale nel Regno d’Italia emette cinque biglietti da 25, 50, 100, 500 e 1.000 lire, stampati dall’Officina Carte Valori di Torino. Ma il regolamento ufficiale per i biglietti di banca viene approvato soltanto nel 1895, quando la Banca d’Italia inizia a stampare banconota e affida il design all’orafo Rinaldo Barbetti. La realizzazione tecnica è travolta dalle critiche e nel 1910 il governo passa la produzione dei pezzi da 50, 100, 500 e 1.000 lire a Giovanni Capranesi, presidente dell’Accademia di S. Luca di Roma.
Nel periodo pre-fascista, dal 1861 al 1922, sono prodotte banconote da 50 centesimi (stampata solo nel 1874), da 1 lira (in quattro versioni), da 2 lire (in quattro versioni), da 5 lire (in quattro versioni), da 10 lire (in quattro versioni), da 20 lire (in un’unica versione, risalente al 1874), da 25 lire (in tre versioni), da 50 lire (in tre versioni), da 100 lire (in due versioni), da 250 lire (solo nella versione del 1874), da 500 lire (in due versioni) e da 1.000 lire in tre versioni, di cui soltanto la prima del 1874 è un biglietto di Stato.
Tra il Fascismo e la nascita della Repubblica, nel periodo del ventennio compreso tra il 1922 e il 1946, vengono emessi tre nuovi tipi di banconote: da 50 lire, 100 lire e 1.000 lire. Nel frattempo, nel 1928 è stato istituito l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Verso la fine della Seconda guerra mondiale, tra il 1944 e 1946, spuntano tre biglietti da 1 lira, 2 lire e 5 lire noti come lira luogotenenziale perché circolanti nel periodo tra l’interruzione delle funzioni monarchiche e l’abdicazione di Vittorio Emanuele III. Durante lo sbarco degli alleati si diffonde pure un nuovo tipo di moneta, la Am-lira, che rimane in circolazione fino al 1950.
Il passaggio dal Regno alla Repubblica segna ovviamente le stampe dal 1946 al 2002, anno di introduzione dell’euro. Gli italiani conoscono le banconote da 50 lire e da 100 lire (stampate solo nel 1951), 500 lire (in tre versioni: del 1947, del 1966 e del 1974), 1.000 lire (in cinque versioni del 1947, 1962, 1969, 1982 e 1990), 2.000 lire (emessa per la prima volta nel 1975 e realizzata in due versioni, quella del 1973 e la seconda del 1990), 5.000 lire (in cinque versioni realizzate nel 1947, 1964, 1971, 1979 e 1985), 10.000 lire (in quattro versioni stampate nel 1948, 1962, 1976 e 1984), 20.000 lire (emessa soltanto una volta nel 1975 e dedicata al pittore Tiziano), 50.000 lire (in quattro versioni realizzate nel 1967, 1977, 1984 e 1992), 100.000 lire (in quattro versioni stampati nel 1967, 1978, 1983 e 1994) e 500.000 lire, l’ultimo biglietto emesso nella storia della lira italiana: dedicata a Raffaello, la banconota azzurra è stampata dal 1997 al 2001.

Dove venivano usate le lire?
Fuori dall’Italia, durante l’Ottocento e la prima metà del Novecento, la lira veniva usata in Egitto e nell’allora Impero ottomano. Nel 1834 e nel 1844 i due Paesi adottarono la lira come moneta ufficiale, facendola equivalere a 100 piastre. Ancora oggi la valuta della Turchia è la lira turca, introdotta da ormai quasi 180 anni fa in sostituzione del kuruş.
La lira è inoltre legata al passato coloniale italiano. Nei Paesi occupati venivano utilizzate le monete e le banconote della lira italiana e altre create appositamente a seconda della colonia. Nel 1890, durante il regno di Umberto I, venne coniato il Tallero d’Eritrea in seguito all’annessione dello Stato africano. La moneta, tasso di cambio 5 lire, sostituiva i vecchi Talleri di Maria Teresa, battuti dalla Zecca di Vienna, e somigliava a quella della vicina Etiopia. Aveva corso legale soltanto in Eritrea e rimase in vigore fino al 1921.
Nel periodo dell’occupazione della Somalia, ci furono invece una rupia circolata dal 1909 al 1925 (il tasso di cambio era 8 lire italiane) e la lira somala, subentrata dal 1° luglio 1925 alla rupia e coniata in monete d’argento da 5 e 10 lire. Sempre durante il colonialismo fascista, ci fu il caso dell’AOI, la lira dell’Africa Orientale Italiana, una banconota in tagli da 50, 100, 500 e 1.000 circolata tra il 1937 e il 1941 in Etiopia, Eritrea e Somalia. Infine, durante l’occupazione dell’Albania, tra il 1939 e 1943 il lek ebbe corso con il cambio fissato a 1,25 lire.
Curiosità sulle lire italiane
La storia delle lire italiane è ricca di aneddoti e curiosità. Una delle più singolari riguarda la sesta versione delle 5 lire (quella con l’aquila sabauda) coniata a Roma a partire dal 1901: venne battuta soltanto in 114 esemplari e non ne venne mai autorizzata la circolazione perché erano delle versioni di prova. Non a caso quel conio è un oggetto del desiderio per migliaia di collezionisti in tutto il mondo.
L’ottava versione della moneta da 5 lire, coniata nel 1914 a Roma con l’Italia con scudo, elmo e ramo di ulivo in quadriga sul rovescio, non è da meno: è considerata la più bella nell’intera storia della monetazione italiana. Sul fronte c’è Vittorio Emanuele III: il re volle personalmente questa moneta perché grande appassionato di numismatica, in particolare di monete dell’antichità classica e del Rinascimento. Pur di farsi ritrarre con il volto a destra, il sovrano litigò con Filippo Speranza, l’anziano incisore capo della Zecca. Decisiva fu la morte di Speranza: Vittorio Emanuele scelse il disegno definitivo da un modello dell’artista Davide Calandra. La tiratura di 272.515 esemplari e lo scoppio della Prima guerra mondiale trasformarono subito questa moneta in un esemplare raro e ambito.
La storia della lira racconta anche i momenti difficili vissuti dall’Italia nel Novecento: il ritiro della moneta metallica durante la Grande guerra per effetto delle sanzioni, gli effetti dell’inflazione dal post-guerra, quando la lira valeva un quinto del periodo prebellico (ma dopo la Seconda guerra mondiale si ridurrà persino a un trentesimo del suo valore), fino al 1959, quando il conio delle monete da 1 e 2 lire venne sospeso. Per fortuna, soltanto un anno dopo, la lira venne ammessa nel Fondo Monetario Internazionale.
Tornando alle monete, tra i tanti esemplari che oggi valgono una fortuna – su tutti 1 lira e 2 lire del 1947, 100 lire del 1956 e dal 1957 al 1961 – spiccano le 500 lire famose per le tre caravelle alla scoperta dell’America (la Nina, la Pinta e la Santa Maria) con le bandiere “controvento”. Coniata nel 1957, questa moneta di prova è ricercatissima dai collezionisti perché le bandiere, in seguito ad un “feroce” dibattito innescato da un capitano della Marina sull’orientamento delle bandiere al vento rispetto alle vele, vennero immediatamente invertite nella seconda emissione del 1958. Il valore di questa “prova”, nemmeno a dirlo, è elevatissimo: può arrivare anche fino a 10.000 euro. Altrimenti, per ammirare questa moneta e tante altre, c’è sempre il Museo della Zecca di Roma.