OpenAI potrebbe raggiungere quest’anno 1 miliardo di dollari di entrate annuali grazie al chatbot basato sull’intelligenza artificiale generativa ChatGPT. Attualmente la startup tecnologica sta guadagnando circa 80 milioni di dollari al mese in media, rispetto ai soli 28 milioni di dollari di tutto il 2022. Quindi, è sulla buona strada per arrivare al traguardo entro la fine dell’anno.
OpenAI: il lancio di ChatGPT Enterprise
Al fine di incrementare i ricavi, recentemente OpenAI ha lanciato ChatGPT Enterprise, lo strumento rivolto alle aziende che comprende alcune funzionalità aggiuntive oltre a meccanismi di salvaguardia della privacy. Il nuovo chatbot permette agli utenti di ottenere delle risposte scritte anche alle richieste più lunghe. Questo consente di migliorare la produttività grazie alla costruzione di quella che il direttore operativo di OpenAI, Brad Lightcap, definisce la “migliore versione di ChatGPT”.
Sul fronte della sicurezza, OpenAI si è impegnata a non usare i prompt o i dati provenienti da aziende che utilizzano ChatGPT Enterprise per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale, mentre addestra i modelli sui prompt degli utenti per mezzo di informazioni personali filtrate. In sostanza, il nuovo strumento include l’uso illimitato del più potente modello di intelligenza artificiale generativa di OpenAI, GPT-4, oltre i dati crittografati e la garanzia che non verrano utilizzate le informazioni personali dei clienti per sviluppare la sua tecnologia.
Il lancio di ChatGPT Enterprise rappresenta un grosso passo avanti per superare il problema del costo di gestione del chatbot, che richiede una grande potenza di calcolo. Già OpenAI ha fatto alcuni progressi in tale direzione, ad esempio attuando abbonamenti premium e offrendo alle aziende l’accesso a pagamento all’interfaccia di programmazione delle applicazioni, attraverso cui gli sviluppatori possono aggiungere il chatbot ad altre app. Al momento non si hanno dettagli circa il costo di ChatGPT Enterprise. Lightcap ha osservato che esso variarà in funzione delle esigenze di ciascuna azienda. OpenAI “può lavorare con tutti per capire il piano migliore per loro” ha detto il direttore generale.
L’allarme dell’NCSC
Un grido d’allarme sui chatbot di OpenAI è stato lanciato però dal National Cyber Security Centre (NCSC) britannico, che ha affermato come gli esperti non abbiano ancora affrontato i potenziali problemi di sicurezza legati agli algoritmi che generano interazioni dal suono umano. La ricerca dell’istituto avrebbe rilevato che questi strumenti AI (Artificial Intelligence) possono essere indotti a svolgere compiti dannosi, comportando grandi rischi soprattutto se i modelli fossero collegati ai processi aziendali di altri elementi dell’organizzazione. “Le organizzazioni che costruiscono servizi che utilizzano LLM (Large Language Model) devono stare attente, nello stesso modo in cui lo sarebbero se utilizzassero un prodotto o una libreria di codice in versione beta” ha detto l’NCSC, riferendosi alle versioni sperimentali del software.