Prudenza, realismo e responsabilità “continueranno a essere i nostri criteri d’approccio anche per la prossima manovra”, ha dichiarato il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti presentando il Decreto aiuti quater. In vista della Legge di Bilancio 2023, una delle misure più attese da cittadini, imprese e professionisti è la cosiddetta pace fiscale, ovvero l’operazione di rottamazione e condono che promette di interessare le migliaia di cartelle esattoriali che popolano gli archivi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Ma in cosa consiste quella che viene presentata come una “tregua” e quali sono gli importi coinvolti in quest’operazione fortemente voluta dal governo Meloni?
Pace fiscale 2023: cos’è e che divide Meloni e Salvini
Insieme all’elevazione del tetto dell’uso del contante fino a 5.000 euro, il governo punta alla pace fiscale, quella che la stessa Agenzia delle Entrate definisce “una serie di misure che consentono ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione con il Fisco, versando le imposte dovute senza applicazione di sanzioni e interessi”. Stando alla prime indiscrezioni di stampa, la tregua dovrebbe riguardare diverse cartelle spalmate nel tempo, anche se le associazioni di categoria, a partire dai commercialisti, chiedono già l’estensione della rottamazione a quelle del periodo 2018-2021.
I partiti di Meloni e Salvini sono divisi sulla percentuale di sconto da applicare sulle cartelle superiori ai 1.000 euro per evitare un condono generalizzato. Fratelli d’Italia punta ad uno sconto del 50%, la Lega ad uno più ampio dell’80%. Quel che è certo è che la misura sarà basata sul tipo di importo del debito accumulato nei confronti dell’Erario: la rottamazione delle cartelle sotto i 1.000 euro e la riduzione sopra i 1.000.
Fino a 1000 euro: stralcio delle cartelle
Avviene per le cartelle fino ai 1.000 euro: per tutte le cartelle iscritte a ruolo fino a questo importo, è prevista la cancellazione completa. L’Agenzia delle Entrate sta lavorando ad una procedura di cancellazione automatica per fare in modo che i contribuenti non debbano presentare alcuna domanda per far sì che il proprio debito venga cestinato.
Con lo stralcio non entreranno soldi nelle casse dello Stato, sebbene la metà delle 130-140 milioni di cartelle risalente al periodo dal 2000 ad oggi presenti nel magazzino della Riscossione siano di un importo inferiore ai 1.000 euro. Fonti di Fratelli d’Italia fanno sapere che, nel pieno del caro bollette e con l’inflazione che erode salari e pensioni, l’obiettivo dell’esecutivo è “alleggerire milioni di italiani da cartelle che non sono enormi, ma che hanno un peso psicologico importante”.
Tra 1000 e 3000 euro: sconto su una parte dell’importo
Gli esercenti che hanno cartelle con un importo compreso tra 1.000 e 3.000 euro potranno beneficiare di una doppia soluzione: saldo e stralcio. La novità è la possibilità di accedere alla sanatoria in base al reddito: con un reddito fino a 15.000 euro, è prevista la cancellazione. Lo sconto dipenderà quindi da debito e guadagni.
Al di fuori di queste condizioni, una parte del dovuto deve essere corrisposta alle Entrate, mentre il resto non dovrà essere pagato. Sulle percentuali, come anticipato, i partiti di maggioranza sono divisi: FdI è per far pagare il 50%, la Lega per il 20%.
Diverso il discorso per le cartelle superiori a 2.500 euro di contribuenti che hanno redditi sopra i 15.000 euro. In questi casi, l’imposta va pagata per intero ma dove il governo interviene è su sanzioni e interessi: dal 40 scendono al 5%, con un pagamento previsto in rate decennali.
Sopra i 3000 euro: pagamento a rate
Non è stata ancora presa una decisione in merito alle cartelle superiori a 3.000 euro, ma secondo le note di stampa potranno essere pagate a rate in massimo 5 anni. Le simulazioni dei tecnici del governo sono in corso: bisognerà capire se il pagamento rateizzato riguarderà le cartelle notificate fino al 2016 o anche quelle relative al periodo 2017-2022. L’importo da pagare sarà comunque superiore a quello richiesto in cartella, con una tassazione maggioritaria che potrebbe oscillare tra il 5 e il 10%. Sanzioni e interessi saranno escluse del tutto.
In un momento di difficoltà economica, semplificare la vita a milioni di italiani cancellando e rottamando le cartelle esattoriali è buonsenso.
Avanti con la pace fiscale. pic.twitter.com/ZDmKzKhKxY— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) November 12, 2022
Va ricordato che la scadenza per il pagamento delle rate della Rottamazione-ter è il 5 dicembre 2022: dopo questa data si decade dai benefici della pax fiscale. Come si legge sul sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, “il pagamento è considerato tempestivo se effettuato integralmente entro il 30 novembre”, che con i 5 giorni di tolleranza fa scadere il limite massimo al 5 dicembre.
Insomma, l’abbassamento del carico fiscale ai cittadini è uno dei punti chiave della Melonomics, ma nell’opposizione e nei sindacati questa soluzione non trova terreno fertile. Domenico Proietti, il segretario confederale della UIL, ha definito la pace fiscale “un vero e proprio regalo agli evasori”. “La vera pace fiscale – spiega Proietti – il governo la deve fare con i lavoratori dipendenti e i pensionati, riducendo a loro la pressione fiscale, perché sono i contribuenti che prima pagano le tasse e poi prendono lo stipendio e la pensione”. Carlo Cottarelli è dello stesso avviso. “Ora non parlano più di pace fiscale, ora è diventata tregua fiscale. Cambia il nome – precisa l’economista senatore del Pd – ma la sostanza mi sembra che rimanga la stessa”.