Quo vadis Italia? Il sentiment degli investitori sul real estate

QUO VADIS ITALIA? IL SENTIMENT DEL MERCATO SUL REAL ESTATE

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A Milano la sesta edizione del real estate summit di DLA Piper con CBRE, Cushman&Wakefield, GVA Redilco, JLL, Urban Land Institute (ULI). La view del capitale internazionale sul mercato immobiliare italiano

“Quo vadis Italia?”, dove si sta dirigendo il nostro Paese?

Milano è stata la location della sesta edizione del real estate summit organizzato da DLA Piper, studio legale internazionale presente in Italia. In collaborazione con CBRE, Cushman&Wakefield, GVA Redilco, JLL, Urban Land Institute (ULI), ha da sempre l’obiettivo di stimolare il dibattito fra gli investitori stranieri e italiani e conoscere la view del capitale internazionale sul mercato immobiliare del nostro Paese.

Tante le domande che, sulla base della più stretta attualità, hanno ruotato intorno all’evento che ha visto la partecipazione di circa 300 tra rappresentanti di importanti investitori internazionali e italiani, banche e asset manager.

  • La crisi del governo italiano è vista dagli investitori internazionali come “business as usual”?
  • Cosa accadrà alla gigantesca quantità di crediti deteriorati ancora in carico alle banche italiane?
  • Per quanto tempo la logistica continuerà ad attrarre capitali italiani e stranieri?
  • Il settore residenziale è la nuova destinazione del denaro istituzionale?
  • Le vendite al dettaglio in Italia continueranno a soffrire meno che negli Stati Uniti e negli altri Stati europei dell’inarrestabile crescita delle vendite online?

Il sentiment resta positivo nonostante tutto

Nonostante il periodo di continue incertezze politiche, non solo nel nostro Paese ma anche in Europa e nel mondo, il sentiment degli investitori continua a rimanere ottimista.

“È una buona notizia per l’Italia che la recente crisi politica non abbia avuto un impatto negativo sulla volontà degli investitori: oltre il 70% degli intervistati ha dichiarato di non essere stato dissuaso nei suoi progetti di investimento”, ha prontamente sottolineato l’avvocato Olaf Schmidt, Partner DLA Piper e Managing Director Groups, nonché promotore del Quo Vadis?. “Da una  survey da noi condotta, piuttosto, è emerso come i fattori principali che impattano in modo negativo sull’opinione degli investitori interessati all’Italia, siano i procedimenti amministrativi lunghi e imprevedibili (70,3%), la pressione fiscale troppo elevata (18,7%) e un quadro legislativo poco trasparente (37,5%)”. 

I punti forti dell’Italia

L’Avvocato Schmidt ha elencato però anche gli elementi che influenzano positivamente i piani di investimento immobiliare: la crescita media degli affitti (42,2%), i tassi di interesse significativamente inferiori (quindi conseguenti buoni rendimenti finanziari per il 26,6%, e la liquidità ad alta disponibilità (20,3%)”.

L’indagine DLA PIPER: il quadro degli investimenti nel real estate italiano

DLA Piper ha proposto una indagine quali-quantitativa a un panel selezionato di CEO, CFO e gestori di fondi di importanti gruppi multinazionali che hanno effettuato investimenti immobiliari in Italia per almeno 500 milioni di euro, per un totale complessivo di oltre 100 questionari, provenienti per il 63,4% da residenti in Italia, il 3,1% USA, il restante 33,3% su base UE.

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Di questi investimenti, la percentuale di quelli considerati “riusciti”, in grado cioè di generare valore e reddito aggiunto, è pari al 98,15%. Un numero elevatissimo, che conferma come l’investimento nel mattone italiano, se ovviamente ben ponderato e studiato, possa davvero essere considerato redditizio al di là della situazione politica sottostante.

Il sentiment

Prevale quindi un seppur moderato ottimismo, non solo nel real estate italiano ma anche europeo: il 41,9% ha dichiarato di credere in un futuro positivo, il restante esprime dei dubbi, ma senza considerarsi per questo un pessimista. Se nel dettaglio analizziamo poi la percezione che si ha dell’Italia, l’interesse degli investitori verso il Bel Paese non accenna a calare neanche per il futuro: il 37,10% afferma che il proprio interesse è cresciuto, il 51,6% che dallo scorso anno è rimasto invariato, mentre soltanto l’11,3% ha risposto di aver avuto un calo di interesse.

I settori su cui si investirà

Se guardiamo al futuro, in un’ottica temporale di circa un anno e quindi al 2020, i settori su cui maggiormente punteranno gli investitori sono ancora quello degli Uffici ( 64,5%), ma c’è un crollo nel Retail (solo il 25,8% contro il 52,6% del 2018) e nelle Infrastrutture (1,6% contro il 3,5% del 2018). Il Residenziale e il settore Hotel&Leisure sono invece quelli che vedono raddoppiare il volume di investimenti (rispettivamente 61,3% e 50% contro i precedenti 33,3% e 28%). Il balzo maggiore lo fanno però lo Student Housing (46,7% contro il 19,3%) e il Senior Living (33,87% contro l’8,7%). Gli altri settori, che includono gli spazi di co-working, i datacenters e il settore sanitario, racchiudono solo il 5% dell’interesse totale.

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Dalla ricerca emerge anche che l’84,4% degli intervistati utilizza finanziamenti esterni per i propri investimenti, mentre coloro che si affidano a banche straniere sono in lievissima maggioranza (51%) rispetto a coloro che si affidano a banche italiane (48.9%).

 

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