La storia del cinema americano è piena di film che raccontano Wall Street e il mondo della finanza. Ma a Hollywood c’è una star che è davvero campionessa del mondo di trading. È Michelle Williams, l’attrice diventata famosa grazie alla serie teen Dawson’s Creek (era l’adolescente ribelle Jen Lindley) e consacrata come una delle migliori interpreti della sua generazione da I segreti di Brokeback Mountain e Blue Valentine, Meek’s Cutoff e Marilyn, Manchester by the Sea e La stanza delle meraviglie, Fosse/Verdon e The Fabelmans.
La diva più discreta e riservata di Hollywood (dalla scomparsa dell’ex compagno Heath Ledger e il divorzio dal primo marito Phil Elverum si concede poco ai riflettori: sposata con il regista teatrale Thomas Kail, è madre di tre figli e ha un’aria sempre molto rilassata) è una figlia d’arte: il padre è il leggendario trader Larry R. Williams, l’uomo capace di guadagnare un milione di dollari in 12 mesi. L’inventore del Williams Percent R e autore di numerosi libri sul trading di azioni e materie prime è stato sposato con la moglie Carla per anni e Michelle è cresciuta tra il Montana e la California con i genitori, i tre fratelli maggiori e la sorella minore Paige.
Star di Hollywood e campionessa del mondo di trading
Oltre ad averle insegnato a cacciare e a pescare e a farla appassionare alla lettura, Larry ha lasciato in eredità alla figlia l’abilità nel trading. A soli 15 anni, con l’emancipazione legale dai genitori, Michelle si trasferisce da sola a Burbank, la Studio City, e alterna alla recitazione (in pubblicità e film non proprio memorabili) l’acquisto e la vendita di titoli. Lo fa soprattutto per sbarcare il lunario. Così ad appena 17 anni, si iscrive alla Robbins World Cup Championship, la competizione che riunisce i migliori trader del mondo per sfidarsi nel realizzare in 12 mesi la performance maggiore nelle categorie Futures e Forex.
Nel 1987, quando lei aveva 7 anni, il papà Larry era diventato un mito del trading vincendo proprio la Robbins Cup con una performance mai vista prima, pari all’11.376%: riuscì a trasformare 10.000 dollari in 1.137.600 dollari. Michelle apprende quell’arte e nel 1997 vince la 30° edizione del campionato del mondo di trading (prima donna a conquistare il titolo) con una performance straordinaria dell’1.000%: i suoi 10.000 dollari (denaro reale) diventano più di 100.000. Nessuno dopo di lei è riuscito a ripetere quel 1.000%: ci si è avvicinato soltanto il russo Artur Teregulov nel 2016 con il 914.8%.

Nell’albo d’oro della competizione Michelle Williams occupa il terzo posto assoluto: meglio di lei hanno fatto soltanto Ralph Casazzone nel 1985 con l’1.283% e il padre Larry nel 1987 con lo stratosferico 11.376%. Ma erano altri tempi e c’era una volatilità estrema. Tuttavia, il richiamo della recitazione è troppo forte: nel 1998 la Williams entra nel cast di Dawson’s Creek e si lascia il mondo del trading alle spalle. Per rivedere una donna vincere la Robbins Cup bisognerà aspettare la californiana Victoria Grimsley nel 2013 (con una performance del 160%), la ceca Petra Ilona Zacek nel 2018 (con il 257.9%) e la newyorkese Paige Williams nel 2019 con il 32.3% nel Q4 Index & Interest Rate Futures.
Oggi che ha 43 anni, è stata candidata cinque volte all’Oscar e ha vinto un Emmy e due Golden Globe, Michelle Williams ha messo a frutto quell’esperienza da guru della finanza per altre cause: i diritti dei genitori single (quando è morto Heath Ledger si è ritrovata a crescere la figlia Matilda da sola), la tutela della privacy e soprattutto la lotta al divario retributivo di genere. Il tema del gender pay gap la infiamma da quando è emersa la grossa forbice economica con Mark Wahlberg sul cachet ricevuto per rigirare alcune scene del film Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott dopo il licenziamento di Kevin Spacey: lei 80 dollari al giorno per un totale di meno di 1.000 dollari, lui 1,5 milioni.
Come ha dichiarato in un discorso al Congresso, “se è stato così per me, figurarsi per le altre donne”. Tanto che per la serie Fosse/Verdon l’attrice è stata pagata come il protagonista maschile, il collega Sam Rockwell. Il suo esempio è stato utile e quell’esperienza “ha cambiato il modo in cui provo a pensare al denaro, a vederlo legato all’autostima”.
“Non ho mai pensato davvero di chiederne di più – ha raccontato in un’intervista a Vanity Fair – perché non pensavo di valutarmi in quel modo. È stato quando ho iniziato a pensare a cosa avrei fatto con i soldi se li avessi avuti, quando ho pensato alla libertà di scelta e alla libertà del tempo che ho iniziato a essere in grado di aprirmi all’idea che avrei potuto investire un valore su me stessa”. Un ricordo di quando da piccola, nelle campagne di Kalispell, non voleva fare né l’attrice né la trader, ma la pugile. E mica piuma o welter: tra i pesi massimi. Non a caso il suo idolo era Mike Tyson.