La vittoria al SuperEnalotto del 22 maggio 2021, la quarta vincita di sempre nella storia della lotteria, ha fruttato al fortunato giocatore di Montappone, vicino a Fermo, la bellezza di 156 milioni di euro. Una cifra stellare, considerando che il magico 6 è stato fatto con una schedina da 2 euro giocata in una tabaccheria. Il record, invece, spetta al giocatore di Lodi che nell’agosto del 2019, con una schedina sempre di soli 2 euro, si è portato a casa 209 milioni. Ma di queste cifre quanto rimane nelle tasche dei vincitori e quanto invece finisce nelle casse dello Stato?
I premi fino a un milione di euro vengono pagati entro 30 giorni dalla vincita, mentre quelli oltre il milione a 91 giorni dall’estrazione e pubblicazione del bollettino ufficiale generale, il documento che certifica l’esito del concorso. In entrambi i casi, esclusivamente tramite bonifico. Ma le modalità di riscossione dei premi variano in base alla somma vinta e a come è avvenuta la giocata, se in un bar, tabaccaio, edicola o una qualsiasi ricevitoria abilitata oppure online tramite il sito e l’app di Sisal, come abbiamo spiegato in questo focus.
SuperEnalotto, la tassazione delle vincite
In attuazione delle disposizioni contenute nell’articolo 1 comma 734 della Legge di Bilancio n. 160 del 27 dicembre 2019, a partire dal 1° marzo 2020 le vincite al SuperEnalotto sono soggette ad una trattenuta fiscale del 20% sulla parte del premio che eccede il valore di 500 euro.
È una forma di tassazione simile a quella del Gratta e Vinci: al di sotto dei 500 euro, le vincite sono esentate dalla tassa, al di sopra dei 500 scatta il 20%. Ovviamente sulle vincite relative ai concorsi che si sono tenuti prima del 29 febbraio 2020 continua a valere la precedente tassazione sulle vincite: quella del 12% sulla parte eccedente l’importo di 500 euro del premio, introdotta dal Decreto Legge n. 50 del 24 aprile 2017, convertito nella Legge n. 96 del 21 giugno 2017.
SuperEnalotto: tasse sulla vincita al 20%
Il passaggio della tassazione sulle vincite dal 12 al 20% ha fatto diventare l’imposizione fiscale italiana una delle più alte in tutta Europa in materia di giochi pubblici. Facciamo un esempio: con una vincita di 304.100.000 euro, come quella del jackpot che si è accumulato nel novembre del 2022 facendo diventare il montepremi del SuperEnalotto il più alto d’Europa, la trattenuta fiscale sarebbe pari a 60.819.900 euro (il 20% di 304,1 milioni meno 500), facendo scendere l’incasso complessivo a 243.280.100 euro.
Il pagamento della vincita avviene sempre dopo una verifica da parte di una commissione istituita dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che la documentazione prodotta (il dettaglio della giocata vincente con il biglietto o il codice univoco e il codice di identificazione del conto di gioco, un documento di identità valido ed il codice fiscale) identifichi correttamente il vincitore, secondo i dati anagrafici presenti presso i sistemi del concessionario dei giochi numerici a totalizzatore nazionale.
Nel caso in cui il possessore della schedina non reclami il premio senza incassarlo entro i termini previsti dal regolamento, la vincita verrà versata completamente all’Erario. Ma è un’eventualità che accade molto raramente, proprio come sbancare il jackpot. Secondo il matematico Maurizio Codogno, la probabilità di fare 6 al SuperEnalotto, pari a una su 622 milioni, è 13 volte inferiore a quella di essere colpito da un fulmine.