Tad Rivelle, Chief Investment Officer Fixed Income, analizza l’operato delle banche centrali
Un vero e proprio attacco alle strategie dei banchieri centrali, quello di Tad Rivelle, Chief Investment Officer Fixed Income, Tcw. “Né le famiglie né le imprese possono permettersi di continuare all’infinito ad aumentare il rapporto debito/reddito, e questo vale anche per la società nel complesso. Uno stimolo sempre maggiore è una strada che non porta da nessuna parte. Gli investitori farebbero bene a ricordarsi la saggezza contadina della legge di Stein: se qualcosa non può andare avanti per sempre, non lo farà”.
LA TEORIA DEL CHIODO E DEL MARTELLO
Andando con ordine, l’analista finanziario sottolinea come in tempi recenti i leader delle varie istituzioni che dettano le politiche monetarie mondiali abbiano promosso il mito che, alzando o abbassando una sorta di manopola (vale a dire il tasso di interesse) possano essere raggiunti tre obiettivi: una crescita stabile, un‘inflazione contenuta e l’equilibrio dei mercati. “E’ come paragonare i tassi di interesse a un martello, e ogni problema economico fosse visto come un chiodo da chi lo brandisce” spiega Rivelle, che dice la sua anche sull’espressione spesso abusata dai media e dai banchieri centrali stessi: la cosiddetta politica ‘stimolativa’. “Definirla in questo modo non la rende necessariamente tale, né chiarisce cosa si stia stimolando. L’economia -continua l’analista Tcw- non è una macchina. E gli esseri umani, l’anima del sistema, non sempre reagiscono in base allo schema prefissato da un certo piano macroeconomico”.
L’EPISODIO DEL GAS NATURALE
Da qui, Rivelle racconta un episodio che gli è capitato diversi anni fa, che si ricollega alla legge di Stein citata in apertura: “Nel 1981 ho ricevuto un corso accelerato sulla forza degli incentivi nel mondo reale da parte di un ingegnere, cresciuto in una fattoria in Oklahoma. Il tema era quello dei limiti sui prezzi per il commercio interstatale di gas naturale, allora di recente aboliti. Mi spiegò che i redditi della sua famiglia derivavano per la maggior parte dall’estrazione del gas più che dalla coltivazione del grano. In quel periodo, il gas poteva essere venduto solo al prezzo artificialmente basso imposto a livello federale. Sebbene l’estrazione fosse comunque redditizia, le valvole furono chiuse e gli agricoltori decisero di aspettare che finisse il periodo dei prezzi prefissati”.
“CREARE UN MODELLO NON SIGNIFICA PER FORZA PREVEDERNE LE CONSEGUENZE”
Prosegue Rivelle: “Un accademico potrebbe scandalizzarsi. Il ricavo marginale dalla vendita del gas era comunque superiore al costo marginale di estrazione, nessuno avrebbe dovuto arrestare la produzione. Tuttavia, la produzione fu interrotta”. Ed eccolo qui, il punto fondamentale. Secondo l’analista di Tcw, anche se un economista ritiene di poter creare un modello di qualcosa, descriverlo e categorizzarlo, non significa che sia in grado di comprenderne la natura, o di fare delle previsioni. Per rifarsi al paragone fatto con i tassi di interesse, muovendo una certa ‘manopola’ si otterrà certamente un insieme di reazioni dirette, ma che produrranno a loro volta anche una seconda ondata di reazioni, stavolta indirette.
POLITICA STIMOLATIVA, RISULTATI POCO… STIMOLATI
La tesi di Rivelle è la seguente: ciò che è ovvio per la famiglia di agricoltori è fastidiosamente confuso per la Fed e la Bce. “Entrambe le banche centrali sostengono che i tassi di interesse siano meri meri strumenti da mettere al servizio dell’ottimizzazione dei risultati economici. Ma i tassi di interesse sono innanzitutto dei prezzi. Quando la Federal Reserve riduce artificialmente il prezzo del credito, l’equilibrio naturale tra le esigenze di chi prende e di chi dà in prestito viene turbato, e forse è proprio per questo che l’etichetta preferita dai banchieri centrali per descrivere le politiche sui tassi è ‘stimolativo’. Nessuno può lamentarsi di una politica ‘stimolativa’. Ma si può dire che i risultati di tutti siano equamente ‘stimolati’?”
Il grafico qui sotto può aiutare a misurare in qualche modo quali siano stati, finora, i risultati dello stimolo:
“Non mi sembra affatto che il credito, in questo ciclo, così tanto voluto dai banchieri centrali, che poi sono essenzialmente politici con un dottorato, sia stato usato in modo produttivo, stando ai ricavi generati” spiega Rivelle. Che conclude: “Evidentemente, troppo credito è stato utilizzato per ‘stimolare’ i prezzi degli asset. Se vi fosse una correzione di tali prezzi, purtroppo, una grande quantità di debito dovrebbe essere svalutato e ciò che era ritenuto ‘stimolo’ verrà riclassificato come cattivo investimento”.
TCW è un asset manager globale, con sede a Los Angeles, e gestisce una delle più ampie gamme di fondi comuni degli Stati Uniti tramite i fondi TCW, i fondi MetWest e le famiglie di fondi alternativi TCW, per un patrimonio totale di circa 200 miliardi di dollari.