La travagliata vicenda di Telecom Italia, ex-big della telefonia europea che non trova pace si dall’anno della sua privatizzazione (1999), ha aggiunto un nuovo capitolo dopo le dimissioni di Arnaud de Puyfontaine, amministratore delegato di Vivendi, il principale azionista della compagnia telefonica. La decisione del manager arriva appena un mese dopo l’abbandono di un altro manager francese, Frank Cadoret, e priva Vivendi di un proprio rappresentante nel board di un gruppo in cui Vivendi ha investito quattro miliardi di euro a un prezzo di carico di 1,07 euro. Tre di questi miliardi sono oggi andati in fumo.
La mossa di Vivendi è uno sgarbo al governo di destra guidato da Giorgia Meloni. L’esecutivo aveva esordito mandando in soffitta il tentativo di Cdp, pensato ai tempi di Draghi, di formulare un’offerta per rilevare la rete di Telecom Italia, idea che Vivendi aveva dimostrato di non apprezzare chiedendo 31 miliardi di euro per la rete, sei volte la capitalizzazione dell’intera società in Borsa e quasi il doppio di quanto offerto da Cdp (tra 17 e 19 miliardi).
Le proposte alternative del governo, avanzate dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, erano dividere la rete dai servizi e creare due società quotate e con lo stesso azionariato (la prima sarebbe poi stata venduta a Cdp) e portare Cdp a formulare una nuova offerta. Urso alla fine ha optato per la seconda alternativa, sposando la linea di Cdp. Il gruppo guidato da Dario Scannapieco si è così messo al lavoro per formulare una nuova offerta entro fine mese. Vivendi ha però deciso di sparigliare le carte azzerando la propria presenza nel cda.
Telecom Italia: quotazioni potrebbero ritracciare
Il titolo Telecom Italia potrebbe essere impostato al ribasso nel breve termine, nonostante la performance positiva registrata nella seduta di ieri (+0,81%). Dopo un’apertura in gap up (subito ricoperto nell’intraday), infatti, le quotazioni hanno dapprima intrapreso un andamento fortemente rialzista che le ha portate a realizzare un massimo sul livello 0,2681, per poi invertire drasticamente la rotta fino a raggiungere un minimo a quota 0,2578. Nel corso del pomeriggio, poi, i corsi si sono mantenuti in uno stretto trading range andando a chiudere in prossimità del prezzo di apertura a 0,2600 euro.
Tale movimento ha permesso all’azione di creare un pattern grafico di analisi candlestick assimilabile al “Gravestone Doji”, indicante una imminente inversione di tendenza in senso ribassista. Al netto delle complicate vicende societarie che si trascinano da più di un anno, la cui soluzione appare ancora lontana (considerando che anche la politica vuole giocare un proprio ruolo), Telecom Italia sta salendo da oltre un mese dopo essere rimbalzata sull’importante supporto in area 0,2000.
Un +30% ottenuto grazie ad una trendline ascendente credibile e non particolarmente inclinata. L’unica criticità risiede nel fatto che questo rally è avvenuto senza i consueti ritracciamenti che confermano la bontà del trend in corso, ma solo con pochissime giornate negative. Per questo motivo si ritiene che sia necessario uno storno (non un’inversione di tendenza) che permetta di acquistare il titolo a prezzi più convenienti confermandone comunque la buona struttura grafica per il medio periodo.
L’impostazione algoritmica, infatti, vede i prezzi stazionare al di sopra dell’indicatore Supertrend mentre sia l’indicatore Parabolic Sar che la media mobile a 25 sono rialzisti da metà dicembre. Anche l’indicatore Macd ha appena incrociato il proprio Signal. Inoltre, è da segnalare come l’indicatore RSI sia posizionato nell’area di “ipercomprato” vicino al livello 76. Dal punto di vista operativo, pertanto, al momento l’ingresso in posizioni long è da sconsigliare mentre le posizioni ribassiste potranno essere aperte solo alla violazione di quota 0,2578 con obiettivo molto vicino al livello 0,2478.
L’andamento di breve termine del titolo TELECOM ITALIA