Apple ridurrà la produzione di iPhone quest’anno rispetto a quelle che erano le previsioni. Secondo un rapporto di Bloomberg, il gigante tech di Cupertino dovrebbe mettere sul mercato 220 milioni di dispositivi, a fronte di 240 milioni attesi. La ragione starebbe nei problemi rilevati nelle fabbriche in Cina, che hanno dovuto subire rigide chiusure derivanti dalla circolazione del Covid-19. A questo si aggiunge una riduzione della spesa dei consumatori per via dell’inflazione. Le 2 cose combinate andrebbero a intaccare i profitti dell’azienda.
Un altro rapporto realizzato da Nikkei Asia ha messo in luce come il programma di sviluppo dell’iPhone 14, annunciato in autunno, è stato danneggiato dai blocchi che sono stati imposti dalle Autorità di Pechino. Nei piani aziendali probabilmente all’inizio dei 2022 non era contemplata l’eventualità di un ritorno al passato in Cina, per quanto il contesto economico generale destasse preoccupazioni.
I dati trimestrali hanno confermato una straordinaria forza di vendita dell’azienda, ma il prosieguo dell’anno è contaminato da stime in discesa a causa dei vincoli alla catena di approvvigionamento e dell’inflazione che ha raggiunto il top degli ultimi 40 anni. Le proiezioni poi non possono non risentire della politica monetaria della Federal Reserve, che è intenzionata ad aumentare i tassi d’interesse per almeno altre 5 volte quest’anno nel tentativo di arrestare la crescita forsennata dei prezzi al consumo. Tutto ciò si sta riflettendo sulle quotazioni delle azioni Apple, che da inizio 2022 hanno perso il 20,87% di capitalizzazione.
Apple: nuova pressione sui salari
Un’altra spina nel fianco che sta affrontando la società guidata da Tim Cook riguarda le pressioni salariali derivanti dalla forza lavoro. Apple sta aumentando le buste paga e questo contribuisce a far lievitare i costi aziendali riducendo i margini. Tutto ciò arriva in un contesto che può risultare pericoloso, perché alimenta spirali difficili da gestire. Si è molto parlato di come l’inflazione alta riduca il potere di acquisto delle famiglie, determinando una pressione più forte sui salari. Questo innescherebbe un circolo vizioso con i prezzi, in quanto spingerebbe ancora più in alto la crescita, con conseguenze letali per le aziende.
Il punto sarà di capire quanto sia elevata la capacità di trasferire i maggiori costi sui consumatori, tenuto conto che certi prodotti di largo consumo difficilmente possono essere ritoccati più di tanto per effetto della grande concorrenza sul mercato. Apple quest’anno ha perso il primo posto di azienda più preziosa al mondo, superata dal colosso petrolifero Saudi Aramco. Con queste prospettive difficilmente Cupertino si riprenderà lo scettro.