Gli investitori si scagliano contro le banche europee invitandole a non finanziare nuovi investimenti di petrolio e gas. La richiesta arriva attraverso il gruppo di investimento responsabile ShareAction, che ha raccolto le lettere di investitori di spicco come Aegon Asset Management, La Francaise Asset Management e il Local Government Pension Scheme britannico, che insieme gestiscono asset per oltre 1.500 miliardi di dollari. Nel mirino sono entrati cinque grossi istituti di credito quali Credit Agricole, Deutsche Bank, Société Générale, Barclays e BNP Paribas. Secondo le missive, queste banche, a cui si aggiunge la britannica HSBC, rappresenterebbero i maggiori finanziatori europei delle principali compagnie energetiche che hanno aumentato la produzione di combustibili fossili tra il 2016 e il 2021.
Questo rappresenterebbe un ulteriore elemento di pressione nei confronti degli istituti finanziari, in un contesto in cui la finanza mondiale sta accrescendo gli sforzi affinché vengano ridotte le emissioni e si giunga all’obiettivo di decarbonizzazione totale entro la metà del secolo. “Gli investitori stanno avvisando queste banche che dovranno affrontare una pressione sempre crescente se non agiranno presto per invertire il loro finanziamento di nuovo petrolio e gas”, ha affermato Jeanne Martin, head of banking programme di ShareAction. I gruppi ambientalisti hanno preso una posizione rigorosa nei confronti delle banche, accusandole di far troppo poco o di agire in ritardo per azzerare le emissioni entro il 2050, sebbene negli ultimi anni abbiano inasprito i loro criteri di prestito.
Ecco come hanno reagito le banche europee alla lettera
Pronta è stata la reazione da parte delle banche europee interpellate. Un portavoce di Barclays ha riferito che l’istituto di credito sta riducendo il finanziamento presso le compagnie che emettono carbonio e “potrebbe fare la differenza lavorando con i clienti durante la transizione verso un’economia a basse emissioni”.
Credit Agricole ha affermato che i finanziamenti dei nuovi progetti di estrazione petrolifera sono giunti al termine e ora sta pianificando di raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050.
Anche Deutsche Bank ha ribadito di aver ridotto in maniera significativa il suo impegno in quei settori ad alta intensità di carbonio dal 2016. Inoltre, la banca tedesca ha come obiettivo quello di ridurre le emissioni finanziate entro il 2030 e di intensificare la diminuzione entro il 2050. “Siamo concentrati sul supporto ai nostri clienti nella loro trasformazione verso la neutralità delle emissioni di carbonio”, ha detto la banca in una dichiarazione inviata via email.
Sempre via e-mail, BNP Paribas ha ricordato che il mese scorso si era posta nuovi target in modo da accelerare la transizione energetica. Tra gli obiettivi ricadono la fine del finanziamento di nuove esplorazioni e produzioni di petrolio e gas, nonché la minore esposizione al gas.
Un portavoce di Société Générale ha detto che l’istituto finanziario francese valuterà la lettera una volta che i dirigenti ne avranno ricevuto una copia. Nel frattempo ha evidenziato che la banca è intenzionata a ridurre l’esposizione finanziaria verso la produzione di gas e petrolio entro il 2025.
Quanto a HSBC, a cui non è stata recapitata la lettera, ma che è stata citata tra le banche più esposte nel sostegno ai combustibili fossili, a dicembre l’istituto bancario aveva dichiarato che avrebbe smesso di finanziare direttamente nuovi giacimenti di gas e petrolio, unendosi ad altri soggetti finanziari che hanno limitato il contributo.