Il mondo della finanza sta facendo sempre più pressione verso il Tesoro britannico per tagliare l’imposta di bollo sulle transazioni finanziarie, al fine di contrastare l’esodo delle società dalla Borsa di Londra. Negli ultimi tempi si sta registrando un deflusso preoccupante delle aziende quotate nei mercati del Regno Unito verso Wall Street, attirate qui da una maggiore liquidità e da una presenza più forte di investitori istituzionali. Inoltre, molte di quelle che vorrebbero diventare pubbliche hanno abbandonato i piani di quotazione a Londra, preferendo la piazza americana. L’ultimo caso in ordine temporale è quello del colosso dei chip Arm, che si quoterà negli Stati Uniti, rendendo vani i tentativi alla fine dello scorso anno del premier Rishi Sunak di far sbarcare alla Borsa di Londra la compagnia sostenuta da SoftBank.
Borsa di Londra: l’imposta di bollo un deterrente rispetto agli altri mercati
Da diverso tempo broker e gruppi commerciali vorrebbero una sforbiciata dell’imposta di bollo che attualmente è dello 0,5% sugli scambi finanziari britannici, superiore rispetto alla maggior parte dei mercati azionari rivali. In Francia vige una tassa dello 0,3% relativamente alle negoziazioni che interessano società con una capitalizzazione di mercato superiore a 500 milioni di euro. In Spagna viene applicata un’aliquota dello 0,2% con riferimento a società del valore di oltre 1 miliardo di euro. Mentre negli Stati Uniti e in Germania addirittura non viene attuata alcuna imposizione.
Il governo britannico fino ad ora ha resistito a qualsiasi riduzione del prelievo fiscale, in quanto l’imposta di bollo rappresenta una importante fonte di guadagno. Sulla base delle stime governative, grazie a questa forma di tassazione, il Regno Unito lo scorso anno ha raccolto 4,4 miliardi di sterline, con un aumento del 19% anno su anno. Il Tesoro ritiene che l’imposta di bollo sulle azioni sia progettata per favorire un incremento del gettito tributario senza ostacolare la capacità delle imprese di accedere al capitale per investire e crescere.
Cosa pensano gli esperti del settore
Gli esperti del settore però la pensano diversamente rispetto al governo britannico. “L’imposta di bollo è probabilmente uno dei maggiori ostacoli competitivi agli investimenti nelle azioni del mercato britannico”, ha dichiarato Malcolm Hurlston, direttore della UK Share Association, che rappresenta gli investitori privati. “Se fosse rimossa, aumenterebbe la competitività internazionale del mercato azionario britannico, in particolare con gli Stati Uniti”, ha aggiunto.
Della stessa opinione è Lorence Nye, vice direttore dei servizi finanziari presso il gruppo di lobby imprenditoriale CBI, che ha affermato che c’è “bisogno di un approccio fiscale che non incentivi gli investitori a guardare altrove”.
David Ostojitsch, direttore delle relazioni governative e della politica presso PIMFA, un gruppo industriale di investitori privati, sostiene che “mentre lo 0,5% potrebbe non sembrare molto inizialmente, si aggiunge per un investitore privato nel tempo, e questo rappresenta una barriera per gli investitori che possono scegliere di acquistare, tra le altre cose, un’obbligazione o un fondo comune di investimento invece di azioni”.
A giudizio di Richard Wilson, amministratore delegato di Interactive Investor, gli investitori privati potrebbero essere spinti verso prodotti derivati più rischiosi come i CFD spesso proposti da società commercializzate all’estero, dove l’imposta di bollo non viene applicata.