Cambiamento climatico: 3 rischi che le aziende dovranno sostenere

Cambiamento climatico: 3 rischi che le aziende dovranno sostenere

Cambiamento climatico: 3 rischi che le aziende dovranno sostenere

Il problema del cambiamento climatico non è soltanto una questione che ha una rilevanza di carattere ambientale, ma investe anche tutta l’economia e la forza lavoro. Le aziende coinvolte sarebbero un numero sterminato che spazia da un settore all’altro, con potenzialità di perdite enormi se il riscaldamento globale si dovesse mantenere su questi livelli o addirittura aumentare. Da uno studio di 2 anni fa dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Uniti si evince che solo negli Stati Uniti ben 22 settori potrebbero subire perdite che si aggirerebbero complessivamente a 520 miliardi di dollari. In più nel totale ben 80 milioni di posti lavoro sarebbero seriamente a rischio.

 

Cambiamento climatico: i principali rischi per le imprese

I Paesi di tutto il mondo tuttavia in questo momento si trovano tra l’incudine e il martello, perché da un lato vi è il peggioramento delle condizioni climatiche dall’altro una crisi energetica che rischia di fare altrettanti danni a tutta l’economia del pianeta. Ma quali sarebbero effettivamente i rischi ambientali che le aziende corrono riguardo la loro attività? Sono di 3 tipi: fisici, di transizione e di responsabilità.

 

Rischi fisici

I rischi fisici sono quelli che derivano dagli effetti disastrosi dell’alterazione dell’equilibrio ambientale e che si concretizzano in alluvioni, uragani, inondazioni, incendi, siccità e quant’altro possa determinare distruzioni delle infrastrutture aziendali e danni alle persone. L’impatto sulle attività si sta facendo già sentire in maniera stringente.

Ad esempio nel 2017 gli Stati Uniti sono stati colpiti dall’uragano Harvey che ha causato danni quantificabili in 125 miliardi di dollari. UE e Regno Unito subiscono 9 miliardi di euro di perdite all’anno per effetto della siccità, cifra che può salire spaventosamente a 65 miliardi di euro se il riscaldamento globale rimane questo nei prossimi anni.

I settori a rischio fisico sono diversi, ma tra tutti spicca l’agricoltura che soffre tanto le inondazioni quanto la siccità per il raccolto e l’allevamento del bestiame. Secondo un’analisi dell’Australian Bureau of Agricultural and Resource Economics, gli agricoltori australiani hanno perso dal 2009 al 2019 circa 1 miliardo di dollari australiani per effetto delle condizioni ambientali.

Il turismo è un altro settore gravemente colpito, in particolare per le stazioni sciistiche dove l’aumento delle temperature ha ridotto le nevicate e quindi accorciato le stagioni. Alcune previsioni sono per una stagione più breve del 50% entro la metà del secolo e dell’80% entro il 2090.

 

Rischi di transizione

I rischi di transizione fanno riferimento a tutto l’apparato regolamentare che le aziende devono affrontare nel passaggio all’energia pulita, con tutti i costi che ne comporta. Questo può essere il riflesso di cambiamenti tecnologici da adottare o di diverse tendenze da parte dei consumatori. In altri termini molte aziende si potrebbero trovare di fronte ad attrezzature obsolete da smaltire o altri beni ormai deteriorati.

In tutto ciò le compagnie energetiche sono particolarmente esposte via via che si spingono verso fonti di energia sempre più pulita. Molte centrali di carbone verranno chiuse in aggiunta a quelle che già hanno terminato la loro attività, di conseguenza si pone una sfida di sopravvivenza almeno nei primi anni per le aziende che poggiavano i loro profitti sul combustibile fossile.

Anche le attività minerarie potrebbero sentire il rischio di transizione, se non altro per un fattore reputazionale, dal momento che gli investitori sarebbero preoccupati per le imprese che nelle loro attività estrattive possono causare danni all’ambiente.

 

Rischi di responsabilità

I rischi di responsabilità riguardano essenzialmente l’incapacità delle aziende di adeguarsi e rispettare pienamente le normative regolamentari e le esigenze da parte degli investitori. Queste entità potrebbero spesso essere sottoposte a contenziosi con le Authority sostenendo costi e penalità se non mettono al centro il tema del cambiamento climatico nei prodotti e servizi che offrono. Potrebbero essere coinvolte anche le imprese che trascurano semplicemente il fattore seppur in via involontaria, come ad esempio gli sviluppatori immobiliari che non considerano nella progettazione l’intensità delle precipitazioni.

 

AUTORE

Johnny Zotti

Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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