In Cina la crisi immobiliare si sta allargando e il rischio di un contagio si sta diffondendo rapidamente e ora coinvolge in maniera preoccupante il mercato obbligazionario non solo per quel che riguarda i junk bond. Ad essere colpiti sono anche le obbligazioni investment grade denominati in dollari, che stanno subendo la peggiore svendita da 7 mesi, come dimostra l’allargamento degli spread rispetto ai titoli del Tesoro come non si vedeva da tempo. Le quotazioni stanno lentamente cadendo in pezzi e il premio di rendimento richiesto inizia a salire repentinamente.
Finora le Autorità monetarie hanno cercato di arginare il torrente in piena iniettando liquidità nel sistema finanziario, ma se ciò è servito per calmierare il mercato domestico, lo stesso effetto non si è avuto con quello offshore. E la cosa diventa molto insidiosa perché i titoli esteri investment grade rappresentano circa il 70% del mercato obbligazionario cinese, che oggi vale 870 miliardi di dollari.
Cina: contagio più probabile
Alcune settimane fa banchieri centrali e analisti di tutto il mondo si sono mostrati persuasi che non si sarebbe rivisto in nessun modo un altro caso Lehman Brothers con lo scoppio della crisi immobiliare in Cina. Allo stesso modo il Governo cinese si è affrettato a precisare che il contagio sarebbe rimasto racchiuso in poche società. Dopo quest’ultima svendita i dubbi cominciano a circolare e a farsi più insistenti. In un rapporto di inizio settimana la Federal Reserve ha avvertito che quello che sta succedendo nel settore immobiliare cinese potrebbe avere un impatto sui mercati finanziari di tutto il mondo, minacciando la crescita economica globale.
Questo segnale rischia di essere un campanello d’allarme da non trascurare assolutamente, ancor più che avanza la preoccupazione che il debito da parte degli sviluppatori potrebbe essere addirittura superiore rispetto a quello risultante dai loro bilanci. Ciò che sta determinando un drammatico impasse in questo momento è l’incapacità da parte delle aziende coinvolte di rinnovare il prestito giunto a scadenza, per via di un più difficile accesso al mercato del credito. Cosa che comporta oggi costi di finanziamento insostenibili. Il rendimento delle obbligazioni spazzatura infatti è salito fino al 24% negli ultimi giorni, segno tangibile che la crisi sta ogni giorno peggiorando.
La posta in gioco potrebbe diventare troppo alta, perché le banche cinesi immischiate hanno un’esposizione verso il settore immobiliare di 8.000 miliardi di dollari, il che rappresenta il 27% del prestito totale del Paese, stando ai dati di settembre. Cifre da brividi che non si vede come potranno essere ridimensionate se non vi sarà un perentorio cambio di rotta da parte del Governo.
Crisi immobiliare Cina: il Governo non interviene?
Proprio il Governo dovrebbe essere allarmato da quello che sta succedendo sul mercato obbligazionario e sulle ricadute della crisi immobiliare in Cina. In realtà Pechino sta vivendo la situazione come se, più o meno volutamente, stesse trascurando il problema. I cordoli sul mercato immobiliare non vengono allentati, anzi alcune città stanno rafforzando la supervisione affinché i proventi delle prevendite immobiliari vengano utilizzati per completare i progetti in corso.
Questo produce come effetto quello di peggiorare la carenza di liquidità del settore, con la conseguente impossibilità di ripagare i propri debiti. Xi Jinping però continua a voler procedere imperturbabile lungo il sentiero della prosperità comune, alla luce anche del terzo mandato che potrebbe ricevere l’anno prossimo quando vi sarà la riunione del Partito Comunista nazionale.
Gli analisti non sono al riguardo molto ottimisti. Secondo Larry Hu, capo economista presso Macquarie Group Ltd, il pericolo è che il Governo decida di allentare la pressione troppo tardi. Gli esperti di Nomura hanno scritto in una nota che il peggio dovrà ancora venire sia per il settore immobiliare che per tutta l’economia cinese, in quanto le strette di Pechino probabilmente rimarranno in vigore ancora a lungo.
In questo contesto però c’è anche chi vede delle opportunità. Ad esempio Angus Bell, gestore di portafoglio di Goldman Sachs, ritiene che il mercato stia sopravvalutando il rischio di contagio, pertanto il sell-off obbligazionario potrebbe essere un’occasione per comprare a prezzi ridotti bond in dollari degli sviluppatori. Mentre Mark Reade, analista presso Mizuho Securities Asia, è convinto che alla fine una qualche forma di intervento governativo sia inevitabile. A quel punto le obbligazioni in dollari delle società immobiliari potrebbero rimbalzare anche in modo violento.