Compro oro: perché gli italiani si vendono i gioielli di famiglia - Borsa&Finanza

Compro oro: perché gli italiani si vendono i gioielli di famiglia

Un anello d'oro nel palmo della mano

Da una crisi all’altra. Così è trascorso l’ultimo decennio per gli italiani. Dalla crisi del debito all’emergenza Covid, fino all’inflazione con bollette dell’energia impazzite e prezzi in aumento. Per arrivare a fine mese in molti hanno dovuto intaccare i propri risparmi, ricorrere ad aiuti esterni o rivolgersi ai “compro oro”. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Oam (Organismo agenti e mediatori), gli individui e le imprese registrate all’albo dei mediatori in oro sono passati, nei primi mesi del 2022, da 3.759 a 3.818. Nonostante il boom di negozi che svolgono questa attività sia stato toccato dieci anni fa, lo sboom successivo sembra ora essere giunto al termine, come ha sottolineato Nunzio Ragno, presidente di A.N.T.I.C.O. l’organizzazione di categoria, nel corso di una inchiesta svolta da Adn Kronos. “L’aumento delle persone che si rivolgono ai Compro Oro del 30% superiore ai livelli pre-Covid” ha spiegato.

 

Non solo bollette, dai compro oro anche per migliorare il tenore di vita

Chi pensa che dai compro oro ci finiscano solo le classi meno abbienti sbaglia. Queste ultime si sono già giocate nelle passate crisi i loro preziosi. Con l’inflazione al galoppo e le bollette energetiche balzate a livelli insostenibili anche chi finora si era salvato ha iniziato a ricorrere alla vendita dell’oro per sostenere un tenore di vita messo in dubbio o per migliorarlo. Lo ha rivelato un sondaggio condotto per conto di OroEtic, società attiva nel settore del compro oro, su un campione di 50.000 clienti. Le persone intervistate che hanno dichiarato di aver venduto oro per condurre una vita più agiata sono il 63%. Per l’amministratore delegato di OroEtic, David Campomaggiore, è un dato importante: “I soldi ricavati servono per comprare una televisione più grande, l’ultimo modello del telefono, una vacanza più bella, un vestito firmato. Di fatto sono persone che potrebbero non vendere, ma scelgono di farlo per fare una vita più alta delle loro possibilità”. Depauperare le proprie riserve di beni preziosi per compare un televisore più grande appare una deviazione consumistica pericolosa se si considera la durata temporale del valore dell’oro e quella di un televisore. Tuttavia Campomaggiore sottolinea che è una tendenza e come tale va registrata senza vedere in un comportamento di questo genere “nulla di sbagliato, nulla di male”.

 

Il campanello d’allarme

Il campanello di allarme da non sottovalutare, secondo l’amministratore delegato di OroEtic, è la presenza di una fascia di italiani, singoli e famiglie, che vendono per necessità economiche molto strette. Sarebbero il 17% del campione stando ai risultati della ricerca di Deraweb ma “sono molti di più” per Campomaggiore che spiega: “In realtà la fascia che evidenzia difficoltà economiche è molto più ampia ma una buona parte di questa non ha neanche oro da vendere per far fronte alle necessità”.

L’ultimo gruppo di venditori d’oro evidenziato dalla ricerca sono i benestanti che possiedono ingenti quantità di oro nelle cassette di sicurezza delle banche e scelgono di vendere quando la quotazione del metallo prezioso si proietta verso l’alto in occasione di eventi non prevedibili come l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia o la pandemia di Covid-19. Sono il 20% del campione e, conclude Campomaggiore, “vendono l’oro come se vendessero titoli azionari, magari comprati a prezzi più bassi. Scelgono di vendere al fine di ricavare un importante guadagno dal metallo prezioso che posseggono”.

 

AUTORE

Alessandro Piu

Alessandro Piu

Giornalista, scrive di economia, finanza e risparmio dal 2004. Laureato in economia, ha lavorato dapprima per il sito Spystocks.com, poi per i portali del gruppo Brown Editore (finanza.com; finanzaonline.com; borse.it e wallstreetitalia.com). È stato caporedattore del mensile Wall Street Italia, dal giugno 2022 è entrato a far parte della redazione di Borsa&Finanza.

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