Le azioni di Credit Suisse aggiornano i minimi storici, in quella che è una lenta e inesorabile debacle del titolo dopo anni disastrosi, caratterizzati da scandali finanziari e avvicendamenti di manager. Oggi il titolo alla Borsa di Zurigo sta perdendo un altro 4%, portando a circa il 57% il passivo in questo 2022. Per circa 30 anni la politica della banca di puntare sull’investment banking di Wall Street e di asset management è stata redditizia, ma poi una serie di collassi finanziari, tra cui quello di Archegos Capital Management, hanno determinato la fine dei giochi.
A nulla sono serviti i tentativi di ristrutturazione e adesso il colosso finanziario svizzero si prepara a una trasformazione verso un’attività bancaria più sobria e snella. Al riguardo le attese sono rivolte per il 27 ottobre, quando ci sarà un aggiornamento della strategia aziendale. Da lì dovrebbero uscire indicazioni ben precise sul corso che prenderà l’attività del gruppo, in grado, si spera, di acquietare l’umore degli investitori in questo momento particolarmente agitato.
Credit Suisse: ecco come avverrà la ricostruzione
La ricostruzione di Credit Suisse non è un’operazione facile, perché avrebbe bisogno di un aumento massiccio di capitale, che con il valore di mercato che ha raggiunto l’azienda, ossia meno di 11 miliardi di dollari, significa una forte diluizione per gli azionisti attuali. Ad ogni modo, da questo passaggio non è possibile sfuggire. Secondo gli analisti di Deutsche Bank, l’azienda di credito con sede a Zurigo ha bisogno di un flusso di denaro fresco almeno di 4 miliardi di dollari. Mentre per RBC la cifra necessaria potrebbe arrivare anche fino a 6 miliardi di dollari.
Questa settimana la banca elvetica ha affermato che sta valutando il disinvestimento di alcuni assets per racimolare denaro liquido, ma al mercato appare chiaro che non basti. Anche perché l’istituto finanziario ha una lunga lista di contenzioni giudiziari che potrebbero prosciugare ulteriori risorse dalle casse della società. Tra l’altro, Credit Suisse è stata tra le banche più importanti ad aver finanziato il leveraged buyout di Citrix, dove le perdite non sono ancora quantificate.
In un clima di incertezza generale, gli analisti comunque si aspettano un ridimensionamento significativo della banca, anche e soprattutto per alleviare la pressione sui suoi coefficienti patrimoniali. Questo aiuterà a sostenere le obbligazioni, in quanto Credit Suisse avrebbe meno bisogno di finanziamenti in futuro con un’attività più ridotta. Uno degli assets che il gruppo potrebbe cedere riguarda i prodotti cartolarizzati, che in passato sono stati molto redditizi ma che nella prospettiva di un’attività bancaria più ristretta meno si addicono.
Secondo gli analisti di RBC, con una cessione del 40% del gruppo di prodotti cartolarizzati, si apporterebbero 1,1 miliardi di dollari. Questo vorrebbe dire anche una fonte di entrate che viene meno. L’azienda sta anche riducendo la presenza in alcuni mercati, tra cui il Messico e nove Paesi africani. Tutto questo porta alla conclusione che gli antichi splendori del gigante svizzero per un po’ di tempo non si vedranno. Forse non si vedranno mai più.