La guerra Russia-Ucraina rischia di creare una crisi alimentare globale. La ragione sta nelle restrizioni che a livello mondiale si stanno attuando sulle esportazioni di cibo. Da quando è scoppiato il conflitto, vi è stato un aumento del 25% dei Paesi che hanno messo restrizioni, portando il numero complessivo a 35.
Mosca ovviamente è in testa, ma anche Stati come la Serbia e la Macedonia del Nord hanno seguito la stessa strada intensificando le barriere. Una situazione particolare si è verificata in Egitto, dove viene importato l’80% di grano dalla Russia e dall’Ucraina. Lo Stato nordafricano è ora seriamente preoccupato per le riesportazioni. Nel mese di marzo in particolare le restrizioni complessive sono raddoppiate rispetto ai primi 2 mesi dell’anno.
Restrizioni all’export: le conseguenze
L’effetto immediato di questo crollo dell’offerta è inevitabilmente un’impennata dei prezzi, con il rischio di creare un circolo vizioso molto pericoloso. Infatti, per contenere la pressione sui prezzi interni, l’inflazione innesca ulteriori restrizioni generando un effetto moltiplicatore. E inoltre, ciò fa da effetto domino nei confronti degli altri Paesi.
La conseguenza di tutto questo sarebbe una carenza di beni alimentari a livello globale, con le Nazioni più povere e vulnerabili a farne le spese. Ciò avviene essenzialmente per 2 ragioni. La prima è che gli Stati più sottosviluppati sono importatori netti e quindi soffrono terribilmente l’incremento dei prezzi dei beni acquistati. La seconda verte sul fatto che la metà della spesa complessiva delle famiglie a basso reddito è indirizzata verso i beni primari come il cibo.
Quale effetto comporta una situazione del genere? Innanzitutto malnutrizione, soprattutto tra i bambini. In secondo luogo un abbandono scolastico tra le persone che fanno parte di nuclei familiari meno abbienti. E comunque danni economici e sociali di varia portata.
Come evitare una crisi alimentare globale
Come uscirne? La situazione va risolta a livello politico naturalmente, in modo da evitare una vera e propria crisi alimentare globale. Questo partendo da un presupposto importante, ossia che le scorte di riso, grano e mais, che rappresentano i 3 principali prodotti base, sono ancora molto elevate rispetto al loro percorso storico.
Il G7 si è impegnato a non imporre divieti all’export di beni alimentari e ad adottare tutti gli strumenti a disposizioni per assicurare la sicurezza alimentare a livello mondiale. Nel gruppo ovviamente fanno parte quei Paesi che sono esportatori netti di prodotti di prima necessità. Ai 7 Paesi più sviluppati, si potrebbero aggiungere presto Australia, Argentina e Brasile.
Lavorare in questa direzione, quindi, potrebbe essere un passo importante, oltre che requisito minimo dei responsabili politici di tutto il mondo. Lo shock della guerra Russia-Ucraina si farà sentire molto nei prossimi anni, per questo ora più che mai una certa unità d’intenti e una forte cooperazione risulta assolutamente necessaria.