Crisi energetica in Europa: 6 domande e risposte - Borsa&Finanza

Crisi energetica in Europa: 6 domande e risposte

La grande ambizione di transizione energetica in Europa dettata dalla Next Generation EU probabilmente incontrerà diverse ostacoli nei prossimi mesi con la battuta d’arresto determinata dalla crisi energetica. Le fonti alternative di energia ancora sono insufficienti per soddisfare il fabbisogno della popolazione continentale e il ricorso ai combustibili fossili sembra a questo punto un passaggio inevitabile. Persino il nucleare è stato rispolverato per correre ai ripari a fronte di una situazione che si preannuncia critica con l’arrivo dell’inverno. Ma vediamo di capire di più su questa crisi energetica che sta tormentando il Vecchio Continente rispondendo a 6 domande cruciali.

 

Qual è esattamente il problema?

La ripresa economica post-pandemia ha rimesso in funzione le attività industriali facendo impennare la domanda per le materie prime. La fornitura si è trovata però impreparata, perché nel frattempo molte centrali a carbone sono state chiuse e le scorte di gas ridotte. 

A quel punto si è creato un tale squilibrio nel mercato tra l’eccesso di domanda e la carenza di offerta da alimentare un rally spaventoso delle quotazioni dei combustibili come il petrolio, il carbone e il gas naturale. Questo sta mettendo in crisi i produttori di energia che non riescono totalmente a trasferire il costo delle materie prime sui consumatori, che a loro volta comunque si vedono aumentare il prezzo dei beni di consumo.

 

Quanto incide il gas sulla crisi energetica?

L’Europa produce elettricità in buona parte attraverso il gas naturale, con una quota del 23%. L’elettricità è difficile da immagazzinare, quindi una volatilità dei prezzi del gas va automaticamente a generare forti oscillazioni nei prezzi dell’energia. Il problema in questo momento proviene dalla Russia, uno dei più grandi fornitori di gas in Europa. Gli impianti hanno limitato quest’anno le forniture almeno per il 20% e i centri di stoccaggio Gazprom in Germania e in Austria sono in questo momento rispettivamente al 10% e al 20% della loro capacità. Con l’abbassamento delle temperature questo potrà essere un problema enorme se Mosca non riapre i rubinetti. 

Il premier Vladimir Putin ha dichiarato recentemente che l’Europa sarà rifornita ma prima bisognerà pensare alle esigenze del proprio Paese. Secondo molti in realtà dal Cremlino hanno imposto un aut aut a Bruxelles: o verrà approvato il gasdotto Nord Stream 2 o l’export di gas russo verso l’Europa sarà a ranghi ridotti.

 

Che ruolo ha la Cina?

La Cina svolge una funzione fondamentale, perché è il più grande consumatore di energia e materie prime del mondo e quindi necessita di assicurarsi prioritariamente le forniture. Se prima non si sblocca la situazione a Pechino con le imprese energetiche che stanno subendo limitazioni da parte del Governo, l’Europa non potrà stare del tutto tranquilla. 

Nelle ultime settimane le Authority cinesi hanno innalzato dal 10% al 20% il limite rispetto al benchmark riguardo il trasferimento dei prezzi energetici dalle imprese al consumatore finale. La mossa però rischia di risultare insufficiente.

 

Quali sono i Paesi che rischiano di più di rimanere senza energia?

Le Nazioni più a rischio in questa crisi energetica sono quelli che hanno collegamenti via cavo limitati ai loro vicini e che quindi non possono trarre vantaggio dal fluire dell’energia dove necessita di più. Queste rischiano interruzioni soprattutto se ci dovesse essere anche poco vento o sole. 

L’Italia in particolare ha un problema sul fronte del gas naturale perché da questo dipende più di altri Stati europei. Infatti, in base ai dati dell’ENEA, il combustibile incide per quasi il 40% sul mix di energia primaria, praticamente il doppio rispetto agli standard europei.

 

Come vanno le energie alternative in Europa?

Le energie alternative stanno crescendo in Europa, ma la situazione ancora non è in una fase avanzata. In particolare nel Regno Unito, in Germania e nei Paesi scandinavi si sta sviluppando a un buon ritmo l’energia eolica. Così come in Spagna dove insieme a quella solare, l’energia derivante del vento è arrivata nel 2020 a un record del 44% della potenza totale. La Francia sta incrementando anche l’eolico, ma Parigi ancora è molto dipendente dal nucleare.

Quanto la crisi energetica colpirà gli obiettivi climatici dell’Europa?

La pressione che sta causando il rialzo del costo dell’energia in seno alla Commissione Europea è molto forte, rischiando di indebolire sensibilmente il piano di transizione energetica globale e di creare divisioni politiche interne nell’Unione. 

Franz Timmermans, responsabile per il clima all’interno della Commissione, sostiene che la corsa dei prezzi energetici rende ancora più urgente accelerare sul fronte del Green Deal europeo, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dai fossili, pur salvaguardando l’interesse dei consumatori di non rimanere senza energia.

 

AUTORE

Redazione

Redazione

Composta da professionisti dell’informazione finanziaria di lungo corso, la redazione di Borsa&Finanza segue in modo trasversale i contenuti offerti dal portale. Oltre a seguire le news e le novità più importanti del panorama finanziario italiano e internazionale, il team dedica ampio spazio a realizzare guide e approfondimenti educational utili a migliorare le conoscenze degli investitori sia sul fronte della finanza personale che su quello degli investimenti, spiegando strutture, funzionamento, pregi e difetti dei diversi strumenti finanziari presenti sul mercato.

ARTICOLI CORRELATI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *